ADDIS ABEBA (I, p. 485; App. I, p. 24)
ABEBA Durante la seconda Guerra mondiale, in seguito alla perdita dell'Eritrea, della Somalia e del territorio dell'Harar, Amedeo di Savoia-Aosta, comandante superiore delle forze armate italiane in AOI decise di cedere al nemico Addis Abeba e di chiudersi in un ridotto sull'Amba Alagi coi superstiti della battaglia di Cheren. Nella città, occupata dagli Inglesi il 6 aprile 1941, venne lasciato un presidio di 6.000 bianchi per difendere i 25.000 nazionali da eventuali atti di brigantaggio. Ma la popolazione indigena, non animata da odio e da spirito ostile nei confronti degli Italiani, rimase tranquilla. Lo stesso Negus, rientrato nella capitale il 5 maggio, ordinò di non recar molestia alla popolazione civile italiana trasferitasi nell'Impero per ragioni di lavoro. Nel dicembre 1941, gli Inglesi iniziarono l'evacuazione degli Italiani dall'Africa Orientale. Rimasero ufficialmente in Addis Abeba, col permesso del Negus, 500 Italiani, qualcuno con famiglia. Ad essi se ne aggiunsero poi altri 1500 circa sfuggiti ai controlli: la loro permanenza fu peraltro tollerata dalle autorità abissine.