ADAMO ed EVA
A. ed E. appaiono nell'arte paleocristiana fin dal III sec.; li vediamo infatti raffigurati già nei dipinti delle catacombe (in quelle di Priscilla prima, e poi in quelle di Domitilla) e, con molta frequenza, in vetri dorati o incisi, avorî, sarcofagi, bassorilievi in terracotta o in pietra, e talvolta su pietre preziose. Furono in seguito soggetto diffusissimo di affreschi, mosaici, miniature.
La scena che gli artisti hanno sempre preferito è quella della tentazione: nel centro l'albero, cui si avvolge il serpente, e ai due lati stanno A. ed E., in piedi, spesso inquadrati da colonne (come, per esempio, nel vetro inciso di Homblières, IV sec.). Talvolta invece vediamo raffigurata la scena che succede alla tentazione, quella in cui i due personaggi nascondono la loro nudità; è questo il caso di una formella di terracotta trovata a Hageb el-Aiun, in Tunisia; proviene da un rivestimento di tomba, e il suo stile è ingenuo, mentre l'iconografia è derivata da quella delle catacombe (J. Ferron e M. Pinard, Plaques de terre-cuite prefabriquées d'époque byzantine, in Cahiers de Byrsa, Musée Lavigerie, iii, 1952, p. 97 ss. con bibl.). Altro episodio spesso raffigurato è quello della cacciata di A. ed E. dal Paradiso: in questa rappresentazione si vede generalmente anche il Signore (come, per esempio, su un sarcofago del Museo del Laterano, in cui il Signore posa una mano sulla spalla di A.); talvolta invece del Signore c'è un angelo. Altre volte ancora si vede l'angelo che mostra ad A. ed E. un covone, simbolo del lavoro a cui stanno per essere condannati. Altri episodî del dramma della caduta vennero rappresentati, ma più raramente: su un sarcofago di Velletri, A. ed E. sono strettamente abbracciati, e la donna porge al compagno il pomo. Altro episodio, che si distingue dalla tentazione, ma che appartiene sempre all'iconografia di A. ed E., è quello della creazione dell'uomo o della donna; esso però appare più raramente in epoca posteriore, e comporta spesso un richiamo al paganesimo (presenza di Prometeo o di Minerva) (v. Genesi).
Le rappresentazioni di A. ed E. sono quindi molto varie e frequenti; non ne è mai stata fatta una classificazione sistematica, ed è chiaro che risalgono a prototipi differenti: la creazione dell'uomo si rifà al mito di Prometeo, mentre A. nel Paradiso è senza dubbio derivato dalla rappresentazione di Orfeo che incanta con la musica gli animali (dittico del Museo del Bargello, ecc.). La scena classica della tentazione, che è un'immagine caratteristica dell'iconografia paleocristiana - e senza dubbio la più significativa agli occhi dei primi cristiani - comporta un'infinità di varianti, la cui tipologia è mal definita. Questa scena si presta ad una stilizzazione e ad una simmetria quasi orientali, o araldiche, che veramente colpiscono in alcuni pezzi (come in una gemma del British Museum: O. M. Dalton, Catalogue of Christian Antiquities, n. 42).
Bibl: A. Breymann, Adam u. Eva in der Kunst d. christl. Altertum; Monumente, Gottinga 1893; H. Graeven, A. ed E. in cofanetti d'avorio bizantini, in L'Arte, II, 1899, p. 297 ss. Si può trovare una lista di 110 monumenti alla voce E. in Cabrol-Leclercq, Dictionn. Arch. Chrét.; questa lista esigerebbe però di essere completata e corretta in alcuni punti (specialmente a proposito del dittico di Areobindo del Louvre, il cui lato con la raffigurazione di A. ed E. nel Paradiso non può essere riferita all'epoca paleocristiana, ma all'età carolingia). A chi è accessibile è poi di notevole utilità la consultazione del Princeton Index of Christian Art (ne esiste una copia a Roma, nella Bibl. Apost. Vaticana).
(E. Coche de la Ferté)