Adamo di Buckfield
Francescano inglese (sec. XIII), originario della Contea di Oxford (come deducibile dalla qualifica geografica che ne accompagna il nome) questo A. va, anzitutto, distinto dall'omonimo pensatore inglese di cui in A.B. Emden (A biographical Register, citato in bibl.), pure questi ecclesiastico e, per di più, gravitante (attraverso l'Adamo di Marsh vicinissimo a Roberto Grossatesta) nell'orbita di quella medesima ‛ scuola ' oxfordiana cui ci riporteranno anche le considerazioni che qui dovremo effettuare.
All'esistenza di questo si è pervenuti attraverso varie segnalazioni che hanno avuto inizio nel 1919, quando A. Pelzer scopriva nella Biblioteca Vaticana le Notulae Magistri Adam. In piena sintonia con queste Notulae si rivelarono ben presto (su riscontri curati dal Grabmann) vari altri manoscritti esistenti nell'intera Italia francescana legata a precedenti medievali: Roma (convento di S. Isidoro), Assisi, Bologna, Venezia (con provenienza padovana) e, soprattutto, Firenze, munita in S. Croce (come deducibile dai nn. 549 e 560 dell'Inventario-Mazzi) di un completo duplicato delle sue opere. Di fronte a tanta abbondanza di manoscritti è realmente difficile addebitare a pure cause naturali il completo silenzio creatosi su di lui; donde il più che suffragato dubbio di una fine poco buona, consigliante i francescani a distruggerne la memoria.
L'interesse per A. si è susseguentemente acuito per il confluire di un altro testo medievale, il De Intelligentiis, sicuramente collocabile nella scia del luminismo grossatestiano. Venuta meno prima l'attribuzione per lungo tempo accettata (Adamo di Belladonna) e, in un secondo momento, l'attribuzione ‛ Witelo ' sostenuta da Cl. E. Baeumker, è sembrato tutt'altro che inaccettabile il parere di G. Englhardt, tendente a congiungere il De Intelligentiis col testo ampiamente esplorato per A. dal Grabmann; cui tra l'altro già si doveva un più che plausibile accostamento tra alcuni asserti dei manoscritti da lui esaminati e il dettato espressivo del De Intelligentiis. Siamo nel campo delle pure ipotesi di lavoro; con le quali, però, oltre a chiarificarsi problemi medievalistici di portata tutt'altro che indifferente, s'entra già con notevole evidenza in sede di critica dantesca, stante il possibile accostamento tra il luminismo dantesco e quello teorizzato nel trattato in questione.
Suggestiva, ma non probante o comunque ancora non fornita di prove sufficienti, è l'identificabilità di A. col Mastro Adamo (v. ADAMO, MAESTRO) di If XXX 49-129, un tempo ritenuto falsificatore bresciano, oggi invece identificato dalla maggioranza degli studiosi col " Magister Adam de Anglia familiaris comitum de Romena " emerso dalle pergamene ravennati illustrate da G. Palmieri e, per di più, riportato nella cornice di cultura anglo-francescana sorretta dai tanti spunti di " Bartholomaeus Anglicus " che corredano il personaggio dantesco. Conclusioni affrettate non sarà il caso di trarne; d'altra parte, però, per niente difficile è il valutare anche la luce che da una sicura identificazione deriverebbe non solo per la lettura di If XXX, ma anche per le vere origini del luminismo paradisiaco già di per sé accostabilissimo al De Intelligentiis, il cui più autorevole manoscritto, tra l'altro, fa parte di un codice del sec. XIII proveniente da S. Croce.
Bibl. - A.B. Emden, A biographical Register of the University of Oxford to A.D. 1500, 1297 b; A. Pelzer, Une source inconnue de Roger Bacon, Alfred de Sareshel, in " Archivium Franciscanum Historicum " 1919, 47-67; F. Pelster, A. von Bocfeld (Bocking fold), ein Oxforder Erklärer des Aristoteles um die Mitte des 13 Jahrhunderts, in " Scholastik " 12 (1936) 196-224; M. Grabmann, Die Aristoteleskommentatoren A. von Bocfeld und Adam von Bouchermefort, in " Mittelalt. Geistesleben " II, Monaco 1936, 138-182; G. Englhardt, Adam de Puteorumvilla, in " Recherches de Théologie Ancienne et Médiévale " VIII (1936) 61-78. Per riferimenti integrativi (soprattutto ai sensi del possibile nesso con il trattato De Intelligentiis): C.L. Baeumker, Frage nach Abfassungzeit und Ver fasser irtümlich Witelo zugeschriebenen " Liber De Intelligentiis ", in " Miscellanea Ehrle " 87.