DEGLI OCCHI, Adamo
Nacque a Milano il 10 dic. 1856 da Giuseppe e Luigia Bellinzaghi. Avvocato, fu nei primi anni del sec. XX uno degli esponenti di maggiore spicco del cattolicesimo conservatore lombardo favorevole alla partecipazione alla lotta politica. Egli stesso cominciò ad impegnarsi nell'attività politica nel momento in cui, dopo la crisi dell'Opera dei congressi, il movimento cattolico si andava riorganizzando. La vicenda pubblica del D. è del resto essa stessa emblematica del processo d'integrazione economica e politica della borghesia cattolica con quella laica che si sviluppava in quegli anni. Il D. fu infatti membro della commissione centrale e del comitato esecutivo della Cassa di risparmio delle province lombarde. La presenza del D. come quella di altri esponenti cattolici ai vertici di vari istituti di credito, consentiva a loro di "convogliare verso istituzioni ad essi legate buona parte dei cospicui fondi di beneficienza stanziati dalla Cassa e soprattutto di controllare da vicino la direzione dell'Istituto proprio nel periodo di massima espansione dei suoi investimenti e di più rapida trasformazione di tutta l'economia lombarda" (cfr. M. G. Rossi, Le origini del partito cattolico, Roma 1977, p. 290). Si realizzava in tal modo una saldatura d'interessi in quei settori industriali in cui erano impiegati i capitali delle banche e dei gruppi finanziari cattolici. Diversi esponenti cattolici assunsero allora posizioni di comando in varie aziende, in particolare del settore tessile e lo stesso D. ebbe un ruolo importante ai vertici del Linificio e canapificio nazionale.
Nel 1897 egli pubblicò a Milano Diritto al lavoro, diritto al riposo.
Nel 1909, allorché l'enciclica pontificia Il fermo proposito aveva reso possibile, caso per caso su valutazione del vescovo, la partecipazione dei cattolici alla competizione elettorale, il D. si presentò candidato ad Affori, in provincia di Milano. In questo collegio riuscì eletto deputato con 2.373 voti, battendo il candidato socialista Suzzani.
In Parlamento il D. intervenne su questioni economiche e in particolare si distinse nella battaglia contro il monopolio delle assicurazioni sulla vita, La presentazione, da parte del governo Giolitti, di un disegno di legge che istituiva il monopolio statale in questo settore incontrò la tenace opposizione, oltre che degli ambienti finanziari, di quelli cattolici. L'intervento che il D. svolse alla Camera nella tornata del 2 luglio 1911 esprimeva meglio di ogni altro il senso di questa convergenza. Secondo il D. il progetto governativo era "incompatibile coi principi di diritto vigenti" e s'ispirava "ad un concetto eminentemente socialista". Nelle elezioni del 1913 il D., venne riconfermato nel seggio parlamentare per la medesima circoscrizione, dove riportò 8.606 voti battendo il candidato socialista Costantino Lazzari.
Il D. morì a Milano il 13 febbr. 1928.
Fonti e Bibl.: Atti parlam., Camera dei deputati, Discussioni, legislatura XXIII, tornata del 2 luglio 1911, pp. 16641 ss.; legislatura XXIV, ad Ind.; I 508 Deputati al Parlamento per la XXIV legislatura, Milano 1914, p. 85; Dalle carte di G. Giolitti. Quarant'anni di politica italiana, III, Dai prodromi della grande guerra al fascismo, 1910-1928, a cura di C. Pavone, Milano 1962, pp. 112, 148, 209; G. Candeloro, Il movim. cattol. in Italia, Roma 1953, p. 392; L . Ambrosoli, I cattol. nelle elez. del 1909, in Quaderni di cultura e storia sociale, II (1953), 6, p. 245; M. G. Rossi, Le origini del partito cattolico, Roma 1977, pp. 112, 290, 319, 354.