ADAMITI
1. Una setta di questo nome (Adamiani; seguaci di Adamo) con caratteri affini allo gnosticismo è segnalata da un tardo, né troppo attendibile, eresiologo, S. Epifanio (Haer., 52), che attribuisce loro pratiche immorali. S. Giovanni Damasceno (Opp., I, 88) e S. Agostino (De haeres., 31) ne fanno invece degli asceti, pure con le caratteristiche della nudità, promiscuità dei sessi, ecc. Teodoreto (Haeret. Fabul., I, 6) li mette in relazione con un certo Prodico, discepolo di Carpocrate tra i cui seguaci Clemente Alessandrino (Strom., III, 4, 27-30; citato da Teodoreto) denunciava pratiche simili. Che alcuni gruppi gnostici giungessero all'ascetismo più rigido, altri all'indifferentismo morale è cosa nota; ma l'esistenza di una vera e propria setta con questo nome è piuttosto dubbia.
2. Accuse dello stesso genere, e sette con lo stesso nome si trovano abbastanza di frequente nel corso del Medioevo e al tempo della Riforma, per lo più in relazione col ripullulare di movimenti escatologici-millenaristi. Così troviamo menzionati come Adamiti i seguaci di Tandelmo (o Tanquelmo; secolo XII), i Turlupins del tempo di Carlo V di Francia, una setta taborita (seguaci di un Picardo) sterminata da Ziska nel 1421, i "Fratelli del Libero Spirito", i Taboriti di Boemia, varie altre sette, tra cui quelle imbevute di spirito rivoluzionario, che apparvero in Austria nel 1781 e 1848. Esaminare quanto in esse sia sopravvivenza di tendenze già manifestatesi nella Chiesa antica, e quanto portato di tempi ed esigenze nuove, significa risollevare in pieno l'arduo problema delle origini e del carattere dell'eresia medievale.
Bibl.: F. Tocco, L'eresia nel Medio Evo, Firenze 1884; Beausobre, Dissertation sur les Adamites de Bohême (appendice a Lenfant, Histoire de la guerre des Hussites, II, Amsterdam 1731); Preger, Geschichte der deutschen Mystik, I, Lipsia 1874, pp. 207 segg., 461 segg.; Svatek, Adamiten und Deisten in Böhmen, Vienna 1879.