KORAẼS, Adamántios (Κοραῆς Αδαμάντιος)
Filologo e pensatore greco, nato a Smirne nel 1748, morto a Parigi nel 1833. Di famiglia oriunda di Chio, compiuta la prima istruzione, fu mandato dal padre, negoziante in seta, a dirigere una succursale ad Amsterdam, dove rimase dal 1772 al 1778, preferendo al commercio lo studio delle lettere e della filosofia. Ritornato a Smirne, rinunciò agli affari e a un matrimonio vantaggioso, per recarsi a Montpellier a studiare medicina. Conseguita la laurea, si stabilì a Parigi, ove visse sino alla morte, facendo l'editore e commentando autori greci, costretto, in seguito alla rovina finanziaria dell'azienda paterna, a sopperire al sostentamento con traduzioni dall'inglese e dal tedesco e con altri lavori.
È imponente la mole delle edizioni da lui curate: basti ricordare i 16 volumi della ‛Ελληνικὴ Βιβλιοϑήκη (Biblioteca ellenica, Parigi 1805-1826), i 9 dei Πάρεργα (Accessorî, Parigi 1809-1827) e l'edizione di Strabone. Ma non tanto la filologia, quanto l'avvenire della patria lontana preoccupò il K., il cui animo, nutrito ai nobili esempî dell'antichità, eccitato dai trionfi della rivoluzione francese, che descrisse nelle lettere al protopsalte di Smirne, si ribellava alla misera condizione dei connazionali. La prima protesta contro il giogo turco è la sua traduzione del Beccaria, Dei delitti e delle pene (Parigi 1802; 2ª ed., 1823): nella prefazione saluta con entusiasmo la repubblica ionia, primogenita della libertà greca, auspicando per la patria giorni migliori. Con infocate dissertazioni ed esortazioni in greco e in francese richiamava i connazionali ai doveri verso sé stessi e faceva appello in loro favore ai sentimenti di umanità e di giustizia dell'Europa (Mémoires sur l'état de la civilisation dans la Grèce, 1803).
Scoppiata l'insurrezione greca (che egli avrebbe desiderato avvenisse non nel 1821, ma più tardi, perché al risorgimento civile precedesse quello morale), tutto subordinò alla causa della patria, anche la sua attività letteraria, pubblicando la Politica e l'Etica Nicomachea di Aristotele, gli scritti politici di Plutarco con ampî prolegomeni, veri programmi politici e morali. Anche negli "Ατακτα (Scritti sparsi, voll. 5, Parigi 1828-1835, il V postumo), preziosa raccolta di testi e materiali lessicali dell'età bizantina e moderna, intessé salutari precetti. Sentita la necessità per la risorta nazione dell'unità della lingua, che alcuni credevano di conseguire nel ritorno al greco antico, altri invece nella parlata popolare, abbandonando la tradizione dotta ed ecclesiastica, tentò un compromesso fra la lingua scritta e parlata. Ma la sua teoria, male interpretata e applicata, portò al sopravvento della tendenza purista, che s'illudeva di rinnovare la lingua antica, e procurò a lui attacchi anche irriverenti. Né trascurò la teologia: come già nel 1782 aveva tradotto il Catechismo ortodosso dell'archimandrita russo Platone (Lipsia 1782, con parecchie ristampe), così poco prima di morire compose il Συνέκδημος ἱερατικός (Vademecum del sacerdote, Parigi 1831), parafrasi e commento delle lettere di S. Paolo a Timoteo e a Tito. Nel Papas Trechas dei prolegomeni ai 4 libri dell'Iliade traccia la figura di un papa semplice e virtuoso, che da ignorante, con l'amore al sapere, diventa il luminare del suo gregge.
Ediz.: Scelta di lettere, a cura di G. Rotas, Atene 1839 e 1841; Epistolario, a cura di N. Damalás, voll. 4, Atene 1885; Lettere al protopsalte di Smirne D. Lotos, tradotte da De Queux de Saint-Hilaire, Parigi I880. Opere postume, voll. 8, Atene 1881-1891. Scelta di lettere al protopsalte e di sentenze, Atene 1911 e 1913; L'autobiografia, Papas Trechas e il sogno, Atene 1891.
Bibl.: D. Thereianos, A. K., Trieste 1889-90, voll. 3.