FOURRIER (Ferrer), Adam
Le fonti tacciono sulla famiglia e sulla data di nascita del F., il quale nel 1265-66 probabilmente era già nel Regno di Sicilia al seguito di Carlo I d'Angiò in qualità di scudiero. In breve riuscì a guadagnarsi la fiducia del sovrano: già nel 1268 fu ordinato cavaliere e percorse poi rapidamente la gerarchia degli onori.
Nella primavera 1269 gli fu affidata un'ambasceria in Francia, probabilmente con il compito di condurre trattative con il fratello di Carlo, re Luigi IX, a proposito della crociata che si stava preparando. Nello stesso tempo il F. era incaricato di riscuotere nelle contee di Carlo I, Angiò e Maine, alcune decime destinate al finanziamento dell'impresa. In questa occasione inoltre prestò al vescovo di Laon 1.226 lire tornesi, che, dopo la morte del prelato, i suoi esecutori testamentari non riuscirono a restituire, sicché il re di Sicilia dovette garantire per il pagamento del debito, che fu rateizzato ed estinto solo nel 1277. Dalla Francia il F., senza rientrare nel Regno, si recò alla corte di Alfonso X di Castiglia, per negoziare con il re l'arruolamento di 600 soldati per l'imperatore titolare di Costantinopoli Baldovino II di Courtenay e per discutere della crociata. Di sicuro però il F. aveva anche l'incarico di condurre trattative intorno alla sorte del fratello di Alfonso, Enrico, che era stato fatto prigioniero da Carlo I dopo la battaglia di Tagliacozzo e si trovava ancora nelle mani degli Angioini.
Mentre era assente dal Regno, Carlo I, il 26 maggio 1269, dotò il F. dei feudi di Ponte di Ferrarise, Casalduni e San Lupo in Principato, Busso e Corracherico nel Molise, Cerce Maggiore e Ceglie nella Capitanata. Il 14 luglio 1271 seguirono i feudi di Rignano e Casale Janurini nella Capitanata. Le entrate complessive di tali feudi ammontavano a 387 onze, perciò l'Erario del Regno doveva pagare al F. altre 13 onze all'anno per raggiungere la cifra di 400 stabilita per la rendita di questi territori. Dato che negli anni successivi si verificarono difficoltà nel pagamento di questa somma, al F. furono concessi anche i feudi di Conversano nella Terra di Bari (primavera 1276), Francolise nella Terra di Lavoro (inizio del 1277), Cerreto in Principato (ottobre 1277) e Boiano negli Abruzzi (30 sett. 1280). La prima moglie, Tommasa di Saponara, gli portò inoltre in dote, il 14 sett. 1278, i feudi di Saponara e Scarcone in Basilicata; la seconda moglie, Altruda de Dragona, nel 1284 la baronia di Monteverde nella Capitanata.
Come molti altri feudatari francesi, il F. approfittò della sua posizione per opprimere senza ritegno i suoi vassalli, tanto che questi abbandonarono il feudo e furono poi costretti a ritornarvi. Si appropriò anche di beni ecclesiastici: nel dicembre 1274 disputò al monastero di S. Lorenzo di Aversa il possesso di un casale nella Capitanata. Nel 1280, mentre era maestro giustiziere del Regno, sottrasse al monastero di Capua la località di Doffiano presso Salerno.
Dopo la crociata contro Tunisi, nella quale seguì Carlo I, nel luglio 1271 il F. organizzò il trasporto dei cavalli e delle salmerie del fratello di Carlo, Alfonso di Poitiers, da Messina a Catona e il trasferimento dello stesso conte da Messina a Salerno. In segno di riconoscenza per questi servigi Alfonso lo nominò suo familiare. Nel periodo seguente il F. tornò in Francia e vi si trattenne a lungo, sicché Carlo I il 17 dic. 1274 lo minacciò della perdita dei suoi beni se non fosse rientrato nel Regno entro il 30 aprile dell'anno seguente. Dopo il rientro, poco prima del 18 ag. 1275, il F. fu nominato vicemaresciallo del Regno. In questa veste si occupò innanzitutto dell'organizzazione e del pagamento dei contingenti militari che avrebbero dovuto salpare dalle coste adriatiche verso la Grecia per la progettata conquista dell'Impero bizantino.
Accanto ai preparativi per l'esercito terrestre, il F. si occupò anche dell'armamento della flotta: il giustiziere della Capitanata il 2 luglio 1277 fu incaricato di pagare al vicemaresciallo 208 onze per l'armamento di una "teride". Un anno dopo (8 luglio 1278) il re gli ordinò di armarne una seconda e una "vaccetta". Le sue ultime operazioni in veste di vicemaresciallo risalgono al gennaio 1279: i tesorieri pagarono a lui e a Ruggero Della Marra 8.000 onze d'oro, che l'altro vicemaresciallo, Philippe de Lagonesse, avrebbe dovuto utilizzare per il pagamento di soldati lombardi e francesi. Per un ulteriore ordine del 28 gennaio i tesorieri gli pagarono altre 200 onze d'oro, con le quali il viceammiraglio Simon de Beauvoir avrebbe dovuto costruire alcune galere nell'arsenale di Brindisi.
Il 22 ag. 1279 il F. fu nominato vicemaestro giustiziere del Regno e probabilmente l'anno dopo fu elevato al rango di maestro giustiziere, ma del suo breve servizio non rimangono tracce nell'amministrazione del Regno. All'inizio del 1281 rinunciò all'ufficio, perché il 28 gennaio fu nominato membro di una ambasceria che aveva l'incarico di andare ad accogliere a Bologna Clemenza d'Asburgo, sposa del nipote di Carlo I, Carlo Martello, e di scortarla nel Regno. Il 22 marzo 1281 i legati giunsero con la figlia di Rodolfo d'Asburgo a Orvieto, dove assistettero all'incoronazione del neoeletto papa Martino IV. Per sollecitazione di Carlo I, probabilmente, il nuovo pontefice, il 5 maggio 1281, nominò il F. rettore in temporalibus e capitano della provincia del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia. Ben presto però il F. venne in attrito con Martino IV, perché pretese illegalmente il pagamento di somme di denaro da parte di alcuni feudatari nel territorio di Orvieto e violò i diritti del Consiglio e del capitaneo della città; pertanto il 21 genn. 1283 il F. fu invitato a giustificarsi dinanzi alla Curia. L'amministrazione arbitraria del rettore e il suo proposito di recarsi in "partes remotas" convinse Martino IV a sostituirlo il 25 luglio 1283 con Egidio Corcelle.
Il pontefice dovette però riconoscere che i disordini nello Stato della Chiesa potevano essere controllati solo con il ricorso alle maniere forti, e il 31 ag. 1283 nominò di nuovo il F. rettore del Patrimonio. Anche questa volta il F. si attirò l'odio della popolazione e in occasione di una sua visita a Radicofani, nella primavera 1284, venne assalito e due uomini del suo seguito furono uccisi. Resta perciò in dubbio se la richiesta, avanzata su incarico del principe ereditario Carlo di Salerno alle città di Viterbo, Orvieto e Perugia di inviare truppe e denaro per una campagna contro i ribelli siciliani, sia stata accolta. Alla fine il F. riuscì a ottenere un successo con la sottomissione della città ribelle di Radicofani, il 1° giugno 1284.
Il F. dovette morire poco dopo, nell'estate 1284, comunque di certo prima del 21 giugno 1286 perché in un documento rogato in quella data egli è menzionato espressamente come "quondam" (Cava dei Tirreni, Archivio della Badia della Ss. Trinità, arca LVIII, n. 80). Dal secondo matrimonio del F. con Altruda de Dragona nacque un figlio, cui fu messo nome Giovannotto.
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