PROSPERO, Ada
PROSPERO (Marchesini Gobetti), Ada. – Nacque a Torino il 23 luglio 1902, unica figlia di Giacomo e di Olimpia Bianchi, agiati commercianti, provenienti dalla valle di Blenio (Ticino).
Si iscrisse al liceo classico Vincenzo Gioberti di Torino, iniziando a sedici anni a collaborare alla rivista Energie nove, fondata con Piero Gobetti e alcuni loro compagni. I due abitavano nello stesso palazzo e fin dalla più giovane età condivisero ideali e battaglie, come la solidarietà espressa agli operai delle fabbriche torinesi durante il ‘biennio rosso’ (1919-20) e la nascita, nel 1922, della rivista La Rivoluzione liberale, soppressa nel 1925 dal regime fascista.
I due si sposarono nel gennaio del 1923 e due anni dopo, nel giugno del 1925, Ada si laureò in lettere e filosofia a Torino con una tesi sul Pragmatismo angloamericano.
Il 28 dicembre 1925 nacque il figlio Paolo, ma il 16 febbraio 1926, all’età di venticinque anni, Piero Gobetti morì a Parigi, dove era fuggito – dopo essere stato in Inghilterra con Ada – in seguito a un’aggressione squadrista, subita nel giugno del 1924, che lo debilitò fino alla morte.
Dopo la tragica scomparsa di Gobetti, Ada Prospero si dedicò all’insegnamento di lingua e letteratura inglese (vincitrice di un concorso a cattedre nel 1928), essendole stato impedito, in quanto donna, di insegnare filosofia nei licei.
Furono anni segnati dal legame di amicizia con Benedetto Croce, testimoniato dalla loro lunga e intensa corrispondenza (1928-52) che durò fino alla morte del filosofo; Croce per lei rappresentò un’importante guida intellettuale, che la sostenne e la incoraggiò a riprendere gli studi e le traduzioni, soprattutto di autori inglesi e statunitensi (Henry Fielding, Charles Dickens, Archibald J. Cronin, Eugen G. O’Neill, John Galsworthy). Da ricordare, sempre su proposta di Croce, la sua traduzione della Storia d’Europa di Herbert A.L. Fischer (1937), mentre l’anno successivo uscì per Frassinelli il romanzo di Zora Neale Hurston da lei tradotto, I loro occhi guardavano Dio.
Nel 1937 si unì in matrimonio con Ettore Marchesini, tecnico dell’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche), che illustrò il suo primo libro per bambini, La storia del gallo Sebastiano, pubblicato nel 1940 per Garzanti con lo pseudonimo di Margutte. Nel 1942 uscì per Laterza Alessandro Pope e il razionalismo inglese, che sviluppava il filone intrapreso nella tesi di laurea.
Gli anni dell’impegno intellettuale furono anche contrassegnati dalla lotta contro il regime fascista: la sua casa di via A. Fabro (che dal 1961 divenne sede del Centro studi Piero Gobetti) costituì un punto di riferimento per gli intellettuali antifascisti. Insieme a Francesco Nitti e a Carlo Rosselli, Ada Prospero diede vita al movimento Giustizia e Libertà, e nel 1942 fu tra i fondatori del Partito d’azione. Nel 1943 coordinò le azioni partigiane in Val Susa, dove era attivo il figlio Paolo; mantenne i collegamenti, assieme a Bianca Guidetti Serra, con il Comando militare delle formazioni gielliste, per le quali ricoprì importanti incarichi, fino al grado maggiore. Sempre nel 1943 Ada Prospero fondò i Gruppi di difesa della donna, insieme a Maria Bronzo Negarville per il Partito comunista italiano (PCI), Anna Rosa Gallesio per la Democrazia cristiana, Irma Zampini per il Partito liberale italiano, Medea Molinari per il Partito socialista italiano.
Nel 1945 fu insignita della medaglia d’argento al valore militare e contribuì alla fondazione a Parigi della Federazione internazionale democratica delle donne. Dopo la Liberazione fu nominata vicesindaco di Torino, incaricata dal Comitato di liberazione nazionale in rappresentanza del Partito d’azione. Ricoprì tale carica sino alle elezioni del 1946, occupandosi in particolare di istruzione e assistenza. Nel 1947 divenne presidente della sezione torinese dell’Unione donne italiane: era sua ferma convinzione, maturata fin dalla Resistenza, che le organizzazioni femminili, mantenendo un certo margine di autonomia rispetto ai partiti, rappresentassero uno strumento importante per la democratizzazione della società.
Nei primi anni Cinquanta collaborò a diverse testate giornalistiche vicine al PCI, tra cui l’Unità, Paese sera, il Pioniere, Noi donne. Nel 1956 pubblicò con Einaudi Diario partigiano, pare su invito di Croce, interessato a capire cosa avesse significato realmente l’esperienza della lotta armata al Nord: un libro di memorie della Resistenza – come scrisse Italo Calvino – dal «carattere di eccezione, più che per l’importanza dei fatti che racconta, per la persona che l’ha scritto e il modo in cui la guerra viene vista e vissuta» (nota all’edizione del 1996, p. 11).
Gli anni Cinquanta furono caratterizzati dall’interesse costante nei confronti delle problematiche educative, che Ada Prospero seppe rivitalizzare attraverso le pagine delle sue riviste, quale instancabile animatrice, «perfetta operatrice culturale antelitteram» come la definì Goffredo Fofi (prefazione a Diario partigiano, Torino 1996, p. 2).
Dal 1953 al 1955, diresse la rivista Educazione democratica, creata con l’intento di favorire una palestra di confronto e di aperta discussione, coinvolgendo tutti coloro che a vari livelli operavano in ambito formativo per dar vita a una vera comunità educante (A. Marchesini Gobetti, Siamo tutti educatori, in Educazione democratica, I (1953), p. 2).
Grazie all’ampio spettro delle tematiche trattate (dai mass media al cinema, alla letteratura per ragazzi) Ada Prospero inaugurava così un nuovo modo di agire il discorso pedagogico, affrontato nelle dinamiche e nella concretezza delle situazioni emergenti, non più cristallizzato in rigidi e astratti schemi teorici e metodologici. Alla fine del 1953 fu affiancata da Dina Bertoni Jovine nella direzione del periodico, che nel 1955 fu sostituito da Riforma della scuola, nella cui redazione entrò lei stessa.
Nei suoi articoli pedagogici, come nei libri per l’infanzia (nel 1953 scrisse Cinque bambini e tre mondi), intendeva trasmettere valori impostati sul rispetto e sulla convivenza delle differenze, quale lievito vitale della democrazia. L’impegno civile e politico, da lei maturato fin dai tempi della Resistenza, trovò dunque esito nella concretezza dell’attività educativa, tramite un rinnovamento della famiglia e della scuola, al fine di costruire un’effettiva società democratica: dopo il ventennio di autoritarismo fascista si trattava di ripensare le relazioni familiari come un nuovo luogo d’incontro in cui ciascuno potesse sentirsi autonomo ma anche parte attiva di rinnovamento sociale. Nel 1959 uscì, infatti, il volume dedicato ai genitori Non lasciamoli soli. Consigli ai genitori per l’educazione dei figli. Proprio i genitori dovevano educarsi per educare. Per lei, inoltre, non era pensabile una spaccatura tra pubblico e privato: riferendosi alla lezione di Antonio Gramsci, Ada Prospero considerava il processo educativo in tutta la sua globalità, un processo che deve «ben guardarsi di fratturare la personalità [perché] non si può essere cattivo padre e buon cittadino» (Vivere insieme. Corso di educazione civica per le scuole medie e secondarie inferiori, Torino 1960, p. 9). Anche in questo volume, adottato in diverse scuole, era sottesa la convinzione che scuola e famiglia dovessero costruire sempre più un’alleanza educativa per favorire la formazione della coscienza civile e sociale del futuro cittadino democratico.
In questa direzione, nei primi anni Sessanta, Ada Prospero offrì la sua collaborazione e consulenza a molti comuni, amministrati dalle sinistre, per lo sviluppo di nuove politiche scolastiche ed educative. In particolare, collaborò con il Comune di Bologna nella gestione delle istituzioni scolastiche per la prima infanzia. Partecipò ad alcuni progetti volti a costruire un prototipo di città educativa, che coinvolgesse tutti: cittadini, genitori, insegnanti, studenti, specialisti. Fu quindi tra i promotori dei famosi Febbrai pedagogici bolognesi, inaugurati nella città felsinea nel 1962, sul cui modello prese corpo il Settembre pedagogico torinese.
Fino alla morte si dedicò fondamentalmente a due imprese. Dal 1959 al 1968 fondò e diresse Il Giornale dei genitori, che contava oltre 3000 abbonati. La rivista si caratterizzava quale strumento di lavoro per fornire ai genitori consigli e informazioni sui problemi dell’educazione dei figli; affrontò anche un ampio confronto sui temi scottanti dell’educazione sessuale e dell’insegnamento della religione. Nel 1961, a latere del giornale, furono pubblicate le lettere di ‘Pietro il Pellicano’, edite dall’associazione di igiene mentale di Benjamin Spock dell’Università della Louisiana, da lei tradotte e riproposte sotto forma di articoli, in collaborazione con la Lega italiana di igiene e profilassi mentale di Giovanni Bollea.
Si trattava di ventisette lettere che proponevano consigli ai genitori sui primi cinque anni di vita del bambino, diffuse da molti comuni e associazioni che ne fecero omaggio alle famiglie dei neonati.
L’altra iniziativa che le stette particolarmente a cuore fu il Centro studi Piero Gobetti, fondato nel 1961 nella sua casa torinese insieme al figlio Paolo.
Dedicato agli studi storici e alla cultura politica, il Centro, come il giornale, rappresentava uno spazio aperto al dialogo, dove le idee potessero confrontarsi liberamente senza alcun giudizio precostituito.
La libertà di pensiero, insieme all’impegno etico civile, è infatti il filo rosso che innerva l’intera vita di Ada Prospero Gobetti, dalle riviste condivise con il marito Piero, negli anni antecedenti il fascismo, a quelle da lei fondate nel secondo dopoguerra per un’effettiva e concreta educazione alla democrazia.
Morì in seguito a una emorragia cerebrale a Reaglie (Torino) il 14 marzo 1968; fu sepolta nel cimitero torinese di Sassi.
Opere. Oltre a quelle citate, A. Marchesini Gobetti, Educare per emancipare. Scritti pedagogici 1953-1968, a cura di M.C. Leuzzi, Manduria 1982.
Fonti e Bibl.: Documentazione su Ada Prospero è conservata presso il Centro studi Piero Gobetti, a Torino; Carissima Ada, gentilissimo Senatore: Carteggio Ada Gobetti - Benedetto Croce (1928-1952), in Mezzosecolo. Materiali di ricerca storica, 1989, n. 7, monografico; Nella tua breve esistenza. Lettere 1918-1926 (con P. Gobetti) e, in Appendice, Diari di Ada (1924 -1926), a cura di E. Alessandrone Perona, Torino 1991.
T. Tomasi, Ada Marchesini Gobetti educatrice, in Ali, 1970, n. 6, pp. 124-127; D. Bertoni Jovine, Ricordo di Ada Gobetti, in Principi di pedagogia socialista, Roma 1977, pp. 426-431; C. Spillari, La trasmissione nell’itinerario di Ada Gobetti, in L. Comba, Donne educatrici. Maria Montessori e Ada Gobetti, Torino 1996, pp. 79-123; C. Malandrini, Gobetti, Piero, in Dizionario biografico degli Italiani, LVII, Roma 2001, pp. 489-491, 493, 495 s., 498 s.; Piero e Ada Gobetti: due protagonisti della storia e della cultura del Novecento, a cura di A. Fabrizi, Roma 2006; M.C. Leuzzi, Ada Prospero Marchesini Gobetti, in Dizionario biografico dell’educazione (1800-2000), diretto da G. Chiosso - R. Sani, II, Milano 2014, pp. 374 s.