acquisizione
In economia e in finanza operazione di finanza straordinaria, mediante la quale un’impresa diventa proprietaria di una partecipazione di controllo in un’altra, oppure la incorpora tramite fusione (M&A, Merger and Acquisition). Lo strumento principale utilizzato è l’acquisto di azioni, che, per le imprese quotate in borsa, si realizza attraverso un’offerta pubblica di acquisto (➔ OPA). Un’a. può essere amichevole o ostile, a seconda della percezione della direzione e dei dipendenti dell’impresa acquisita. Mentre nel caso di transazioni amichevoli, le imprese cooperano nella stesura dell’accordo, nel caso di a. ostili l’impresa oggetto dell’a. è contraria a tale transazione oppure non viene informata a priori dell’offerta di acquisizione. Si distingue l’a. dalla fusione (➔) perché, nella prima, la società incorporante e quella incorporata mantengono le originarie strutture giuridiche, mentre nella fusione una nuova entità giuridica sostituisce quelle originarie, che cessano di esistere. L’attività di fusione e a. rappresenta uno strumento del processo di crescita delle imprese, sia a livello nazionale sia internazionale; le a. (e fusioni) transnazionali riguardano operazioni tra imprese con sede in diversi Paesi. L’internazionalizzazione degli scambi commerciali e, nello scorcio dell’ultimo secolo, la globalizzazione, hanno favorito lo sviluppo dei processi di M&A transnazionali e quindi la creazione di grandi gruppi aziendali in grado di competere sui mercati mondiali. I processi d’integrazione economica tra Paesi, come quelli in atto in Europa, favoriscono quindi i fenomeni di M&A transnazionali, di cui diversi esempi sono stati osservati nell’Unione Europea (e prima nella Comunità economica europea), in alcuni momenti importanti dell’unificazione del mercato, particolarmente dopo l’Atto unico firmato nel 1986 e dopo il Trattato di Maastricht, entrato in vigore nel 1993.
Un’a., modificando l’assetto proprietario della società acquisita, può anche avere come finalità il risanamento e il consolidamento finanziario dell’impresa controllata. Difatti, le motivazioni principali alla base di una decisione di a. sono di quattro tipi. In primo luogo, l’a. può avere una motivazione strategica e mirare al rafforzamento della posizione dell’impresa sul suo mercato di riferimento o in un nuovo mercato. Ciò può essere conseguito o direttamente tramite la conquista di una quota di mercato maggiore e/o indirettamente con la realizzazione di economie di scala o economie di scopo permesse dall’operazione di acquisizione. L’a. strategica può anche mirare all’integrazione verticale tra un’impresa e un suo fornitore per aumentare l’efficienza della produzione oppure per controllare la fornitura di un input fondamentale. In secondo luogo, l’a. può avere motivazioni manageriali ed essere determinata da scelte che permettono ai manager di migliorare il loro prestigio (guidando un’impresa più grande) o il loro livello di remunerazione (per es. se questa è legata al volume di profitto dell’impresa). In terzo luogo, le motivazioni dell’a. possono essere fiscali, qualora l’operazione permetta di sfruttare vantaggi tributari, legati all’opportunità di adottare specifiche politiche di ammortamento e di iscrivere a bilancio perdite pregresse. Infine, l’a. può essere motivata da benefici speculativi connessi allo sfruttamento delle discrepanze tra valore di mercato e valore effettivo in mercati finanziari imperfetti. Il processo di a. è molto complesso, in quanto non solo l’organizzazione dell’impresa, ma anche gli assetti dell’azienda acquisita devono essere cambiati progressivamente per essere integrati con quelli dell’acquirente. Numerosi studi mostrano che molte a. falliscono proprio per la difficoltà dei cambiamenti necessari a integrare l’impresa acquisita nell’acquirente o nel suo gruppo.