ACQUICOLTURA
. È la coltura delle acque sia dolci che marine al fine di ricavarne un maggiore utile con i prodotti della pesca, ricorrendo a particolari accorgimenti sia per le semine, sia per l'allevamento dei prodotti, e talvolta anche per la loro cattura. L'acquicoltura in acque dolci si distingue secondo i prodotti di allevamento in ciprinicoltura o carpicoltura (v. carpa), salmonicoltura (v. salmone) o troticoltura (v. trota), astacicoltura (v. gambero). L'acquicoltura in acque salate si distingue in acquicoltura lagunare o in acque salmastre e in acquicoltura marina. L'acquicoltura lagunare dicesi anche vallicoltura (v.), perché nella sua forma più progredita concerne la coltivazione delle valli salse della laguna morta.
La vallicoltura riguarda specialmente l'allevamento di anguille, cefali o muggini, orate e spigole.
L'acquicoltura marina si riferisce specialmente alla coltivazione dei molluschi e particolarmente delle ostriche e dei mitili o cozze. Particolari coltivazioni sono anche quelle delle ostriche perlifere per ottenere le perle artificiali, come si pratica nel Giappone. È stato anche tentato, ma non con completo successo, l'allevamento del gambero marino, ed è ancora oggetto di discussioni e di studî l'allevamento delle spugne, che può operarsi con trapianti.
Tutti gli autori convengono nel riconoscere che l'acquicoltura è un'arte antichissima, che risale ai Romani e agli Etruschi. Interessanti dimostrazioni archeologiche se ne hanno a Capri, a Cuma, nel lago Lucrino, e nel lago di Orbetello, in cui sono visibili ancora gli avanzi di peschiere romane ed etrusche; ma anche nella Cina e nel Giappone, l'acquicoltura sembra avere origini e tradizioni assai antiche (v. piscicoltura).