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ACQUEDOTTO

di Filippo ARREDI - Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)
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ACQUEDOTTO (I, p. 382; App. II, 1, p. 18)

Filippo ARREDI

In questo ultimo decennio è stata molto notevole l'attività in tutto il mondo nel campo esecutivo degli acquedotti. Di particolare rilievo sono le opere eseguite nelle regioni del Mezzogiorno d'Italia con il finanziamento della Cassa (v.) per il Mezzogiorno, ente che ha affrontato i problemi della alimentazione di acqua potabile in tutte le zone scarsamente dotate, della vastissima area della sua giurisdizione. La devoluzione della iniziativa di studio e di costruzione di tal genere di opere ad un unico organismo ha portato al più ampio sviluppo gli acquedotti consorziali a servizio talvolta di vastissime aree e alla utilizzazione frequente di acque superficiali regolate con serbatoi artificiali, nelle regioni particolarmente scarse di acque sorgive (Sardegna, Sicilia).

Fra gli a. eseguiti dall'Ente accennato, di spiccato rilievo sono quelli del sistema campano-molisano destinati a provvedere alla alimentazione idrica totale o integrativa di 276 comuni ricadenti in sette diverse provincie (Napoli, Caserta, Benevento, Avellino, Campobasso e Foggia) comprese le città di Napoli, Caserta e Campobasso, per un totale di 2.850.000 abitanti esistenti nel 1951 e di circa 4.200.000 abitanti previsti per l'anno 2000 con dotazioni che variano da 350 litri per persona e per giorno nella città di Napoli a 120 litri medî per gli altri centri; la portata totale utilizzata è di m3/sec 9,240. Il sistema si suddivide in due diversi gruppi di opere: l'a. campano per l'alimentazione dei centri abitati del versante tirrenico e l'a. molisano (diviso a sua volta in due rami) per l'alimentazione dei centri del versante adriatico.

L'a. molisano utilizza parte delle sorgenti del Biferno (versante adriatico del massiccio del Matese) e le sorgenti del gruppo S. Onofrio-Pincio. L'a. campano utilizza le sorgenti del gruppo Torano (versante tirreno del massiccio del Matese), le sorgenti del Biferno predette, le sorgenti di S. Maria la Foce del gruppo del Sarno e in modo alquanto diverso da quello preesistente le sorgenti del Serino da tempo alimentanti Napoli ed alcuni comuni vesuviani.

Per importanza di opere l'a. campano ha un rilievo maggiore di quello molisano. Le acque delle sorgenti del Biferno dal versante adriatico verranno trasferite in quello tirreno mediante una lunga galleria di valico attraverso il massiccio del Matese (opera al momento non ancora attuata) dopo di che si avrà una loro utilizzazione per produzione di energia elettrica sul dislivello disponibile di circa 300 m e quindi l'immissione nel canale adduttore principale. Esso ha origine poco a monte di tale immissione con le opere di presa dalle sorgenti del gruppo Torano e si dirige verso sud fino a raggiungere la località S. Clemente (vasca di carico) fra Caserta e Maddaloni; si svolge per la maggior parte in galleria, completato da importanti sifoni di attraversamento delle valli. Alimenta lungo il percorso un ampio sistema di condotte adduttrici che si spingono verso ovest fino a Mondragone e a Castel Volturno.

Dalla vasca di carico di S. Clemente hanno origine una condotta di alimentazione della pianura a nord di Napoli che si spinge fino a Villa Literno, due grandi condotte di alimetazione di Napoli e dei comuni Flegrei fino a Bacoli da cui ha poi origine la condotta di alimentazione delle isole di Procida ed Ischia con due importantissimi attraversamenti sottomarini, una condotta di alimentazione dei comuni vesuviani che raggiunge su un lato Torre del Greco e Boscoreale e sull'altro Nola, su cui vengono immesse anche, con sollevamento, le acque della sorgente S. Maria la Foce. In connessione con tali opere sono state notevolmente trasformate le opere di adduzione del vecchio a. del Serino al fine di avvalersi per distribuzione nella città di Napoli della loro maggior quota rispetto alle nuove adduzioni. Il sistema dispone di varî collegamenti fra le sue arterie principali in modo da realizzare le migliori condizioni di esercizio normale e straordinario nei casi di emergenza. L'opera è costituita da 46 chilometri di canali di cui 40 in galleria e sei in trincea (a monte della vasca di S. Clemente) e di km 740 di tubazioni di cui km 25 a monte di S. Clemente, km 546 a valle di S. Clemente, km 36 per la variante del Serino e km 133 per l'adduzione delle acque della sorgente S. Maria la Foce. Nei riguardi dei diametri si hanno km 200 di diametro superiore a 600 mm e di questi km 135 con diametro superiore a 1000 mm. Circa km 12 di condotte sono posate sotto il mare per l'alimentazione delle isole Procida ed Ischia. Il sistema comprende anche 116 serbatoi per una capacità totale di 380.000 m3 di cui 93 del tipo seminterrato o in caverna per 360.000 m3 e 23 del tipo sopraelevato per 20.000 m3.

La captazione delle sorgenti richiede anche alcune opere accessorie per reintegrare alcune precedenti utilizzazioni o possibilità di utilizzazione delle acque delle sorgenti stesse, quali il complesso delle opere di irrigazione del comprensorio Sannio Alifano con acque del Volturno in sostituzione di quelle delle sorgenti Torano, un serbatoio artificiale di circa 80 milioni di m3 di capacità sul fiume Biferno per la irrigazione del territorio del basso Molise in sostituzione delle acque delle sorgenti del Biferno utilizzate per l'acquedotto.

Nel complesso delle opere sopraccennate ha un particolare rilievo tecnico il tronco di alimentazione delle isole di Ischia e Procida con gli attraversamenti sottomarini in esso compresi. Il tronco in parola ha origine dal nuovo serbatoio di Bacoli di 3000 m3 di capacità, terminale della condotta litoranea di alimentazione dei comuni Flegrei e delle isole e lunga circa 17 km. Dal serbatoio di Bacoli parte il primo tronco sottomarino attraversante il canale di Procida, lungo km 3,4, e terminante a Procida alla Marina di Sancio Cattolico. La condotta prosegue quindi a terra nell'isola di Procida alimentandone gli abitanti con opportune diramazioni e un grosso serbatoio; attraversa poi su apposito ponte il passo tra Vivara e Procida, passa in galleria su Vivara e prosegue con un secondo tronco sottomarino, lungo km 2,8, nel canale di Ischia terminante a terra a Ischia Ponte. Sull'isola di Ischia si sviluppa poi una vasta rete per l'adduzione a tutti i comuni.

L'a., costituito da 45 km di condotte dei quali 12,5 sottomarine e 17 serbatoi per complessivi 21.000 m3 può addurre la portata di 105 l/sec corrispondenti alla dotazione di 140 l/pers. al giorno per la popolazione prevista nell'anno 2000 (65.000 abitanti).

La parte più importante e delicata dell'acquedotto è costituita dai due attraversamenti sottomarini. Infatti i due passi hanno profondità massime di 16 e 30 m rispettivamente, sono esposti ampiamente all'azione dei venti di maestro e di scirocco e a notevoli correnti. Alle diverse difficoltà del problema si aggiungeva la caratteristica di lunga durata che doveva assicurarsi alle condotte. Sono stati perciò svolti ampî studî, rilevamenti ed esperimenti preliminari soprattutto per definire il tipo di rivestimento protettivo delle tubazioni in acciaio, e le condizioni di posa sul fondo marino.

Ognuno dei due tronchi sottomarini è costituito da due condotte di acciaio affiancate di 300 mm di diametro interno e spessore 12 mm, doppio di quello normale, con rivestimento bituminoso in più strati, rinforzato con tessuto di vetro, il tutto per uno spessore di 15 mm.

Per la sicura protezione dei rivestimenti dall'azione di una particolare fauna marina, in base alle esperienze svolte, le condotte sono state interrate con ricoprimento di almeno 70 cm in trincea appositamente scavata sul fondo marino con l'impiego di varî mezzi effossori marittimi. Nei minori fondali presso le sponde le condotte sono sistemate in appositi cassoni in calcestruzzo. Il varo è stato eseguito (v. fig.), dopo studî ed esperienze preliminari, tirando con cavo d'acciaio e apposito argano, installato a terra ad uno dei due estremi dei passi, le coppie delle condotte, opportunamente protette ed alleggerite, per tronchi successivi di 200 m predisposti a terra all'estremo opposto. I tronchi venivano montati e successivamente congiunti per saldatura; le saldature e il rivestimento intiero venivano progressivamente controllati con varie apparecchiature.

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Vocabolario
acquedótto
acquedotto acquedótto (ant. acquidótto) s. m. [lat. aquaedŭctus, cioè aquae ductus «conduttura d’acqua»]. – 1. Presa e conduzione di acque da un luogo a un altro; in questa accezione astratta, il termine è limitato alla locuz. servitù d’a....
-dótto
-dotto -dótto [dal lat. -ductus di aquaeductus «acquedotto»; cfr. dótto s. m.]. – Secondo elemento di parole composte formate modernamente (come oleodotto, metanodotto, ovidotto, ecc.), nelle quali significa «condotto, conduttura».
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