acquametria
acquametrìa [Comp. di acqua e -metria] [CHF] Complesso dei metodi analitici adottabili per la determinazione quantitativa dell'acqua contenuta nei materiali, prescindendo dalla condizione dell'acqua stessa (acqua adsorbita, acqua di cristallizzazione, acqua legata chimicamente): (a) metodi acquametrici chimici, che sono metodi titrimetrici, cioè basati sulla titolazione; tra essi, quello più usato adotta il reattivo di K. Fischer, costituito da un solvente (metanolo) in cui sono disciolti iodio, anidride solforosa e piridina; la reazione di titolazione è la riduzione, in presenza di acqua, dello iodio da parte dell'anidride solforosa e il punto di equivalenza della titolazione è segnalato dalla comparsa della colorazione caratteristica della presenza di un primo piccolo eccesso di iodio in soluzione; altri metodi titrimetrici impiegano reattivi diversi (cloruri acilici, anidridi di acidi organici, ecc.); in tutti questi casi il prodotto della titolazione viene dosato potenziometricamente o spettrofotometricamente e da esso si risale alla quantità di acqua che lo ha prodotto; (b) metodi gas-volumetrici, in cui il campione contenente acqua reagisce con un opportuno composto dando luogo a un prodotto di reazione gassoso che viene misurato (così l'idruro di calcio sviluppa idrogeno, il carburo di calcio sviluppa acetilene, ecc.); (c) notevole applicazione hanno anche i metodi chimico-fisici (metodi ottici basati sulla variazione di colore che si manifesta in alcune sostanze al variare del loro stato di idratazione, metodi radiochimici, metodi spettrometrici, ecc.); (d) infine, per materiali non volatili possono essere impiegati anche metodi fisici gravimetrici, basati sulla perdita in peso del campione sottoposto a essiccamento o sull'aumento di peso di adatti adsorbenti attraversati dal vapore acqueo liberato dal campione stesso. Le applicazioni principali dell'a. concernono derivati petroliferi, materie plastiche, ecc. e anche prodotti biologici (sangue, tessuti, ecc.).