TORELLI, Achille
TORELLI, Achille. – Nacque a Napoli il 6 maggio 1841 da Vincenzo, legale, e da Marianna de Tommaso, come si legge nell’atto di nascita conservato presso l’Archivio di Stato di Napoli, Atti dello stato civile di Napoli, 58, 376.
Ebbe tre fratelli: Maddalena (1837), Cesare (1840) e Carlo (1847). La prima viene ricordata per aver recitato, molto giovane, nel teatro del conte Edoardo Lucchesi-Palli, lo stesso che avrebbe consentito, grazie alla donazione del suo patrimonio librario, ricco di testi teatrali, la costituzione della biblioteca omonima, che tanta parte avrebbe avuto nella vita di Achille.
I Torelli provenivano dalla comunità albanese di Barile, in Basilicata, e alla loro origine rimasero molto legati, come testimonia lo scritto di Achille Leggenda albanese del XV secolo (1909). Il cognome originario della famiglia era Turiello, ma venne modificato in Torelli dal fratello di Vincenzo, Aniello, il quale già negli anni Venti aveva pubblicato alcune opere letterarie sotto questo nome. Altri due fratelli, Domenico e Giuseppe, sono invece registrati nei documenti di stato civile con il cognome Turiello.
Achille crebbe in un ambiente stimolante, a contatto con il mondo della carta stampata e dei teatri. Formatosi presso l’Istituto francese di Pietro Isidoro Boubée, esordì giovanissimo nel mondo delle lettere pubblicando nel 1857 il racconto Ingegno e fortuna nel periodico diretto dal padre, L’Omnibus. Nel 1860 andò in scena per la prima volta, al teatro Fiorentini di Napoli, un suo lavoro, Dopo morto, che conquistò il terzo premio di 600 lire al concorso governativo di Torino. Vittorio Viviani (1969, p. 632) ricorda che, in origine, il titolo fu Chi muore giace e chi resta si dà pace, con cui Torelli lanciò in Italia la moda del proverbio drammatico.
Seguirono altre commedie che procurarono al loro autore una crescente fama: Troppa grazia (1862); Missione di donna, che gli valse, al concorso del 1862-63, il secondo premio della Società d’incoraggiamento dell’arte teatrale; La più semplice donna vale due volte un uomo (1865), portata in scena da Adelaide Tessero; La Verità (1865); Gli Onesti, che ottenne l’apprezzamento della Giunta drammatica, ma non il premio governativo (cfr. Gazzetta ufficiale n. 40 del 9 febbraio 1867).
Nel 1865, a Firenze, in occasione delle celebrazioni per il sesto centenario della nascita di Dante, Torelli conobbe Ferdinando Martini (dando inizio così a una duratura amicizia), con il quale fece parte di una commissione che sollevò il problema della ‘pirateria’ esercitata ai danni degli autori drammatici da alcune compagnie teatrali. La protesta condusse alla prima legge in Italia sulla tutela dei diritti d’autore (l. 2337 del 25 giugno 1865; A. Torelli, Una guerra nel campo dell’arte drammatica, in L’Omnibus, XXXIII, 88, 25 luglio 1865).
L’anno successivo, aderendo alle campagne risorgimentali, il giovane drammaturgo si arruolò come volontario nel reggimento Guide del colonnello Filippo Spinola a Custoza. Nel periodo di licenza seguito a una rovinosa caduta da cavallo, Torelli si trasferì a Firenze, dove conobbe l’attrice Aimée Desclée, con cui intrecciò una relazione sentimentale. Sempre a Firenze, la sera del 23 novembre al teatro Niccolini venne rappresentata dalla compagnia Bellotti-Bon la commedia I mariti, che riscosse uno strepitoso successo di pubblico e di critica. Un’entusiastica recensione di Luigi Capuana sulla Nazione salutò il giovane autore come l’atteso rinnovatore del teatro italiano; la commedia ricevette il premio governativo di 2000 lire e venne poi tradotta anche in francese e in tedesco. Appena pochi giorni dopo la prima rappresentazione, l’8 dicembre, Torelli venne nominato cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro; la contessa Clara Maffei lo presentò ad Alessandro Manzoni, di cui egli aveva conquistato l’ammirazione, unitamente a quella di Giuseppe Verdi.
Ma il successo così precocemente ottenuto finì per insuperbire Torelli e alienargli progressivamente la benevolenza del pubblico e della critica, delusi dall’attesa di nuove prove all’altezza dei Mariti. Le commedie del periodo seguente furono perciò segnate da alterna fortuna. Tra esse vanno annoverate almeno La moglie, portata in scena a Firenze da Tessero, e Triste realtà, dedicata dal drammaturgo all’adorata madre, morta nel settembre del 1871.
Frustrato dai mancati riconoscimenti, Torelli si diede a rimaneggiare i testi meno riusciti, finendo per rifiutare molta parte della sua produzione drammatica. Nell’edizione del Teatro scelto (Caserta 1902), infatti, confluirono soltanto diciassette delle centosei commedie da lui scritte (cfr. Grassi, 1961).
Nella seconda metà degli anni Settanta, in un periodo di relativo allontanamento dal teatro, diresse nella sua città il liceo municipale Domenico Cirillo, l’Accademia filarmonica e il Circolo Carlo Goldoni. Si candidò anche alle elezioni politiche del 1876, ma mancò per pochi voti l’obiettivo parlamentare.
I fasti dei Mariti sembrarono per un momento rinverdirsi il 14 luglio 1881 quando, all’arena del Sole di Bologna, venne portata in scena con largo successo Scrollina, una commedia splendidamente interpretata al suo debutto da Pierina Giagnoni Ajudi e in seguito anche da Eleonora Duse e Marta Abba.
Si aprì così per Torelli una nuova fervida stagione creativa, accompagnata nel 1883 dalla nomina a membro della neocostituita Commissione permanente per l’arte musicale e drammatica, presieduta dal ministro della Pubblica Istruzione. Nello stesso anno Torelli venne assunto alla Regia Biblioteca di Napoli, diretta al tempo da Vito Fornari. Cominciava così per lui una nuova e difficile avventura che lo avrebbe visto al centro di numerose polemiche e avrebbe incrinato relazioni un tempo amichevoli, come quella con lo stesso Fornari, con Lucchesi-Palli e con Salvatore Di Giacomo, che dal 1902 prese il suo posto alla direzione della Lucchesi-Palli, dopo un breve intermezzo di Giulio Massimo Scaliger. Torelli, intanto, nel 1900 si era trasferito definitivamente alla guida della biblioteca San Giacomo. Inizialmente, i rapporti con l’autore di Assunta Spina erano stati cordiali. Di Giacomo, infatti, aveva collaborato alla trasposizione in dialetto dei Mariti, che andò in scena, con il titolo Lo buono marito fa ’a buona mugliera, al teatro Fenice di Napoli, il 7 dicembre 1886, ricevendo una calorosa accoglienza. Sull’onda di questo successo, Torelli compose altre undici commedie dialettali, sei delle quali incluse nel volume postumo Teatro napoletano. Napoli mia! (Napoli 1947).
Divenuto socio dell’Accademia pontaniana nel 1890, il drammaturgo tenne presso la prestigiosa adunanza tre letture (Vado a morir... Tu campa! nel 1890; Il Cantico dei Cantici di Salomone nel 1891; Alla vita ed alla sua parola nel 1898) che si affiancarono ad altri testi eruditi da lui composti in quegli anni, a un libro di poesie, Schegge (Bologna 1878), e al romanzo L’amore che dura (Milano 1884).
Durante la sua vita il drammaturgo attirò su di sé invidie e gelosie, ma strinse anche rapporti cordiali di stima o di amicizia con alcuni dei personaggi più in vista del tempo, di cui resta una tangibile testimonianza nel fitto carteggio custodito presso la Biblioteca nazionale di Napoli. Tra i suoi corrispondenti più assidui si annoverano Luigi Bellotti-Bon, Roberto Bracco, il conte Andrea Maffei, Eleonora Duse, Giacinta Pezzana, Adelaide Ristori, Benedetto Croce.
In occasione del suo ottantesimo compleanno, la città gli rese quegli onori di cui era stata a lungo avara. Al teatro Mercadante venne rappresentata una sua commedia, Il punto d’appoggio, e una commissione, presieduta da Bracco, gli consegnò una targa di bronzo a riconoscimento dei suoi meriti. Il sindaco avrebbe voluto intitolargli la strada dove abitava, ma Torelli declinò l’offerta.
Ammalatosi di polmonite, si spense a Napoli il 31 gennaio 1922.
Opere. Oltre ai lavori drammatici pubblicati singolarmente (alcuni dei quali poi rifiutati dall’autore), si segnalano: Sul Cantico dei Cantici. Congetture, Napoli 1892; La canzone de Salommone, attribuita a Nicola Corvo, Napoli 1892; i volumi di conferenze Sulla scienza dell’arte, Napoli 1895 e L’arte e la morale, Bologna 1902. Per un quadro d’insieme si rinvia al volume A. Torelli, Teatro scelto edito e inedito, a cura di E. Grassi, Milano 1961 (tra gli inediti, il volume accoglie solo pochissimi altri lavori drammatici rispetto all’edizione del Teatro scelto, Caserta 1902).
Fonti e Bibl.: I documenti di stato civile custoditi presso l’Archivio di Stato di Napoli sono consultabili sul portale http://www.antenati.san. beniculturali.it (31 luglio 2019). Torelli è incluso nell’Elenco alfabetico dei decorati dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, Torino 1870. Fondamentale per una ricostruzione della vita e dell’opera del drammaturgo resta Achille Torelli nei documenti della Biblioteca nazionale, Roma 1995 (con indicazione delle commedie da lui scritte, dei manoscritti e del carteggio conservati presso la Biblioteca nazionale di Napoli).
L. Capuana, Rassegna drammatica, in La Nazione, 30 novembre 1867; P. Martorana, Notizie biografiche e bibliografiche degli scrittori del dialetto napolitano, Napoli 1874, p. 400; Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, diretto da A. De Gubernatis, Firenze 1879, pp. 997-999; F. Verdinois, Profili letterari napoletani di Picche (1881), Firenze 1949, pp. 77-86; C. Lotti, Storia dei concorsi drammatici governativi (1853-1897), Roma 1898; G. Costetti, Il teatro italiano nel 1800 (Indagini e ricordi), Rocca S. Casciano 1901; O. Roux, Illustri italiani contemporanei, Firenze 1909, pp. 409-415; B. Croce, La letteratura della nuova Italia. Saggi critici, I, Bari 1914, pp. 333-345; G. Di Martino, A. T., in La Lettura, XXII (1922), 3, pp. 181-189; R. Barbiera, A. T. in casa del Manzoni e le dame ammiratrici, ibid., 4, pp. 257-262; A. Padula, A. T., in Atti della Accademia Pontaniana, LIV (1924), pp. 161-170; V. Della Sala, Ottocentisti meridionali, Napoli 1935, pp. 49-56; D. Petriccione, A. T. artista e bibliotecario, in Accademie e biblioteche d’Italia, XIII (1939), 6, pp. 538-551; R. Minervini, A. T., Napoli 1956; S. Gaetani, Apud Neapolim, Napoli 1960, pp. 37-54; E. Grassi, La vita e l’opera di A. T., in A. Torelli, Teatro scelto edito e inedito, cit., pp. VII-XXIII; V. Viviani, Storia del teatro napoletano, Napoli 1969, pp. 629-646; G. Guerrieri, A. T., in Almanacco dei bibliotecari italiani, XXI (1972), pp. 217-224; L. Palma, Teatro e giornalismo nella Napoli dell’Ottocento, in Sullo scrittoio di Partenope, a cura di G. Scognamiglio, Napoli 2006, pp. 73-95; R. Borrelli, La Lucchesi Palli, Napoli 2010, disponibile on-line all’indirizzo http://digitale. bnnonline.it/atn/doc/lucchesi_palli.pdf (17 novembre 2019).