TELLINI, Achille
TELLINI, Achille. – Nacque a Udine il 25 febbraio 1866 da Giovan Battista, soldato di Giuseppe Garibaldi, commerciante di tessuti e cambiavalute, e da Vittoria Pasini Vianello.
La famiglia, originaria di Palmanova, grazie alle spiccate abilità imprenditoriali riuscì ad acquisire una posizione riconosciuta e di rilievo nel tessuto borghese del capoluogo friulano.
Influenzato dalle inclinazioni politiche e culturali paterne, manifestò fin dalla giovane età un forte interesse verso lo studio della storia e delle tradizioni friulane, a tal punto da dedicarvi negli anni successivi un flusso costante di memorie. Già socio della Società alpina friulana, a soli quindici anni prese a interessarsi ai temi e alle problematiche dell’alpinismo scientifico.
Nel 1884 si iscrisse alla facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Torino dove nel luglio del 1888 conseguì a pieni voti la laurea in scienze naturali, prevalentemente sotto la guida di Alessandro Portis, già libero docente in paleontologia e, dal 1884 al 1886, conservatore presso il Museo geologico della città. Nel 1886, Portis ottenne, mediante concorso, l’insegnamento di geologia e mineralogia alla Scuola d’applicazione degli ingegneri di Roma e, nel 1888, fu chiamato all’istituto di geologia della Sapienza sulla cattedra di Giuseppe Ponzi, morto nel 1885 e primo professore di geologia all’Università capitolina. Tellini raggiunse Portis a Roma, diventandone assistente. Nel 1890, sposò Ida De Dominicis, da cui ebbe sette figli.
Gli anni di permanenza nella capitale del Regno gli consentirono di avviare le prime ricerche scientifiche, soprattutto nell’ambito dell’indagine stratigrafica e della paleontologia dei foraminiferi. Risalgono a questo periodo gli iniziali lavori monografici sulle nummuliti del Piemonte, della Liguria, della Maiella, del Gargano e delle isole Tremiti (Le Nummulitidee terziarie dell’Alta Italia occidentale, in Bollettino della Società geologica italiana, VII (1888), pp. 169-230; Le nummulitidi della Majella, delle isole Tremiti e del promontorio garganico, ibid., IX (1890), pp. 359-422; Le Nummulitidi della Majella, in Bollettino del Regio Comitato geologico d’Italia, XXII (1891), pp. 43-50). I rilievi geopaleontologici, condotti alle Tremiti e a Pianosa, gli permisero di inserirsi nel dibattito, all’epoca piuttosto vivace, circa l’esistenza di una ‘terra adriatica’, della quale elaborò un’accurata ricostruzione paleogeografica, sviluppando diverse osservazioni che gli valsero l’approvazione di numerosi geologi contemporanei. Propose, infatti, una prima trattazione sistematica delle faune a nummulitidi del Gargano, delle Tremiti e della Maiella, descrivendo nuovi taxa e identificando una provincia paleogeografica apula, caratterizzata da specifiche proprietà litologiche e faunistiche (Osservazioni geologiche sulle isole Tremiti e sull’isola Pianosa nell’Adriatico, in Bollettino del Regio Comitato geologico d’Italia, XXI (1890), pp. 442-514).
Le ricerche si concentrarono altresì sulla geomorfologia dei resti lasciati dalle diverse fasi di espansione e regressione degli antichi ghiacciai pleistocenici, in particolare su alcune aree geografiche delle Alpi e Prealpi orientali (Sulle traccie [sic] lasciate dal ramo orientale dell’antico ghiacciaio del fiume Pieve, in Rendiconti della Reale Accademia dei Lincei, s. 5, II (1893), pp. 48-51). Le osservazioni sulle tracce delle passate glaciazioni gli consentirono di descrivere gli anfiteatri morenici di Vittorio Veneto (L’anfiteatro morenico di Vittorio nella provincia di Treviso, in Bollettino della Società geologica italiana, XII (1893), pp. 27-38) e del Tagliamento. A quest’ultimo anfiteatro e alla valle dell’Arzino, dedicò un rilevante lavoro di geologia regionale, Descrizione geologica della Tavoletta «Majano» nel Friuli (Udine 1892), nel quale, soffermandosi sulle Prealpi Carniche, riconobbe l’esistenza di terreni risalenti a periodi geologici differenti, dal Cretaceo al Quaternario. Pur avendo completato buona parte del rilievo geologico dell’anfiteatro morenico del Tagliamento, non ne intraprese tuttavia l’analisi descrittiva, lasciando subentrare nelle ricerche Olinto Marinelli. L’ipotesi, dal consenso crescente, secondo cui la storia geologica della Terra era stata punteggiata da molteplici glaciazioni, lo convinse infatti della necessità di nuovi metodi di indagine, di cui il giovane Marinelli era esperto.
Il periodo romano fu anche occasione per approfondire la geologia della capitale, della quale, sulla scia delle osservazioni avviate da Portis, realizzò il primo rilievo a grande scala. La Carta geologica dei dintorni di Roma (1893) gli valse il conferimento della «grande medaglia d’oro di benemerenza da parte del Municipio dell’Urbe» (M. Gortani, Il naturalista friulano Achille Tellini (1866-1938), in Cronaca della Società alpina friulana, s. 2, XVIII (1939), p. 4).
All’intenso lavoro accademico alternò la partecipazione a diverse iniziative editoriali. Collaborò al Bollettino della Società geologica italiana, a In Alto, periodico della Società alpina friulana, e alla Rivista italiana di scienze naturali. Con Mario Cermenati, incontrato all’istituto di geologia, inaugurò la Rassegna delle scienze geologiche in Italia (1891-1893, voll. 1-3). L’impostazione del periodico, che intendeva riferire in modo critico sullo stato della ricerca geologica italiana, alimentò tuttavia una serie di polemiche; nonostante l’importante riconoscimento ricevuto nel corso del primo Congresso geografico nazionale (Genova, 1892), Tellini e Cermenati posero fine alla pubblicazione, a neanche tre anni dalla fondazione.
Nel 1894, congedandosi da una promettente carriera universitaria, lasciò la capitale e fece ritorno a Udine dove, quale vincitore di concorso, ricoprì la cattedra di scienze naturali al Regio Istituto tecnico Antonio Zanon, dove avevano già insegnato personalità di spicco della geologia italiana di fine Ottocento e inizio Novecento: Torquato Taramelli, Camillo Marinoni, Annibale Tommasi ed Ernesto Mariani. Negli anni immediatamente successivi, oltre a destinare buona parte dei suoi sforzi intellettuali a problemi di ordine pratico, come ad esempio la sismologia storica del Friuli (Alcuni documenti riguardanti terremoti del Friuli, in In Alto, VI (1895), pp. 1-20) e lo sfruttamento delle acque sotterranee udinesi (La acque sotterranee del Friuli e la loro utilizzazione, in Annali del Regio istituto tecnico di Udine, s. 2, XVI-XVII (1898-1899), pp. 175-260 e XIX (1901), pp. 103-200), figurò tra i fondatori del Circolo speleologico e idrografico friulano, del quale divenne primo presidente. In collaborazione con la regia stazione sperimentale agraria (Udine), contribuì inoltre alle prime indagini geoagronomiche in Friuli, grazie alle quali fu in grado di completare la Descrizione geologica della tavoletta topografica di Udine (Udine 1900).
Le responsabilità derivanti dall’insegnamento delle scienze naturali lo spinsero ad approfondire gli studi in ambito botanico e zoologico. Si occupò di ittiofauna e pesca d’acqua dolce in Friuli (I pesci e la pesca d’acqua dolce in Friuli, in Annali del Regio Istituto tecnico di Udine, s. 2, XIII (1895), pp. 29-138; Istruzione per la protezione della pesca d’acqua dolce, Udine 1903), iniziando nel contempo una serie di ricognizioni storico-bibliografiche sui naturalisti friulani. In modo particolare, si interessò alle ricerche del naturalista Giulio Andrea Pirona, originario di Dignano, al quale dedicò un intero lavoro monografico (Della vita e delle opere di Giulio Andrea Pirona. Con note su altri naturalisti del Friuli, Udine 1897). L’impegno e la passione profusi verso ambiti differenti delle scienze naturali gli consentirono di ampliare le sezioni del gabinetto di storia naturale dell’Istituto Zanon, che divenne in breve la più ricca raccolta naturalistica della provincia, acquisendo, prima che l’incendio del 1916 bruciasse buona parte delle collezioni, il riconoscimento di Museo provinciale friulano di storia naturale (Gabinetto di storia naturale del regio Istituto tecnico Antonio Zanon in Udine; con notizie sopra altre collezioni di oggetti naturali del Friuli, in Annali del regio istituto tecnico di Udine, s. 2, XIV (1896), estr., pp. 1-90).
Le dolorose vicende che lo travolsero nel 1904, scatenate dall’adulterio della moglie, lo allontanarono dall’insegnamento e, progressivamente, dallo studio delle scienze della Terra, alle quali rivolse, tuttavia, alcuni ultimi lavori sulla distribuzione delle piogge e delle nevi nelle Alpi orientali e in Veneto (Carta delle piogge nelle Alpi Orientali e nel Veneto, in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, LXIV (1904-1905), pp. 199-254, 375-422, 627-674, 979-1035; Carte delle nevi delle Alpi Orientali e del Veneto, Udine 1905).
Decise così di trasferirsi in Eritrea, colonia del Regno. Qui, si dedicò per un breve periodo alla raccolta di esemplari botanici e zoologici, oggetto, questi ultimi, di alcune osservazioni sulla avifauna locale, successivamente curate dalla Società di studi geografici e coloniali di Firenze. Nel 1908, tornato in Italia, si stabilì a Bologna, dove, in via Zamboni, aprì una libreria antiquaria intitolata a Pietro Zorutti, poeta e intellettuale friulano. Il soggiorno bolognese definì anche gli interessi della maturità, incentrati sulla cultura ladina e friulana, di cui approfondì folclore, storia, filologia e linguistica, e sull’esperanto, di cui promosse tenacemente la diffusione. Nel 1909, già membro della Società esperantista emiliana, partecipò al quinto Congrès international de esperanto, tenutosi a Barcellona, nel corso del quale intervenne Ludwik Lejzer Zamenhof, ideatore della lingua; nel 1912 contribuì all’istituzione della cattedra italiana di esperanto (Bologna), presso la quale insegnò e di cui fu primo direttore. Lo stesso anno nacque a Bologna il movimento esperantista. Dedicò alla diffusione del nuovo idioma e del ladino numerose conferenze pubbliche e diversi lavori, alcuni dei quali apparsi nei periodici Esperanta abelo (1907-1912) e L’Esperanto (1913, dal 1925 Rivista italiana di esperanto), a cui collaborarono, tra gli altri, Bruno Migliorini e padre Giacomo Bianchini. Interamente compilate nella grafia fonetica esperantista, curò altresì le riviste: il Tesaur de lenghe furlane e, con prevalenti intenzioni autonomiste panladine, Patrje ladine.
Rientrato a Udine nel 1927, oltre all’approfondimento degli studi di etnolinguistica e dialettologia, si dedicò alla stesura di una grammatica esperantista per ladini friulani (Gramàtiche, vocabulari ed eserciçis di lenghe internaçional esperanto pai ladìns furlàns, 1935). A ulteriore testimonianza dei suoi molteplici interessi, è infine di indubbio rilievo il voluminoso Prospettive nelle industrie turistiche del più grande Friuli (Bologna 1927): uno zibaldone, come lui stesso ebbe a definirlo, relativo alle potenzialità turistiche del Friuli.
Si spense a Udine il 1° ottobre 1938.
Quello stesso anno, il regime fascista diede avvio ai primi provvedimenti contro il movimento esperantista, giudicato ostile. Essere esperantisti era divenuto sinonimo di filosemitismo e internazionalismo. Fu membro del Regio Istituto veneto di scienze, lettere ed arti e delegato per Bologna dell’Associazione esperantista universale. Aderì alla Società filologica friulana.
Opere. Da Tarcento a Resia. Note geologiche, in In Alto, II (1891), pp. 6-13; La Società geologica italiana. Origine e sviluppo, in Rassegna delle scienze geologiche in Italia, II (1892), pp. 90-103; Le nuove carte topografiche del Friuli pubblicate dall’Istituto geografico militare, Udine 1893; Intorno alle tracce abbandonate da un ramo dell’antico ghiacciaio del fiume Isonzo nell’alta valle del fiume Natisone e sull’antica connessione tra il corso superiore dei due fiumi, in Annali del Regio Istituto tecnico di Udine, s. 2, XV (1897), pp. 45-83; Corso di lingua internazionale ausiliare Esperanto: grammatica, sintassi, esercizi e chiave, San Vito al Tagliamento 1921; Vocabolario completo esperanto-italiano, San Vito al Tagliamento 1931.
Fonti e Bibl.: M. Gortani, Il naturalista friulano A. T. (1866-1938), in Cronaca della Società alpina friulana, s. 2, XVIII (1939), pp. 4-10; J.S. Pignatti - G. Ventura, The types of Nummulites and Operculina of the T. (1890) collection stored at the Museum of paleontology at “La Sapienza” University of Rome, in Geologica romana, XXIX (1993), pp. 131-138; C. Smiraglia - G. Diolaiuti, La primavera della glaciologia. Fatti, uomini e scritti del XIX secolo, in Dall’orrido al sublime. La visione delle Alpi, a cura di G. Garimoldi, Milano 2002, pp. 40-55; I. Orsini, A. T.: uomo di scienza, cultura e utopia nell’Italia del primo ‘900, Bologna 2016.