SERRAO, Achille
– Nacque a Roma il 20 ottobre 1936 da Vincenzo, dipendente dell’Istituto Luce e nativo di Caivano, e da Marianna Giovine, casalinga di Secondigliano. Ebbe due fratelli minori, Roberto e Carmela.
Dopo le scuole elementari e medie presso l’istituto salesiano Don Orione frequentò il ginnasio e liceo classico Augusto. Alla prima metà degli anni Cinquanta risalgono le prime prove poetiche, che testimoniano della sua formazione: i simbolisti, la generazione del ’27 spagnola, l’ermetismo e Mario Luzi.
Iscrittosi presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università degli studi di Roma La Sapienza, conseguì la laurea nel 1962. Prestò il servizio militare nell’esercito. Vinse quindi un concorso da impiegato presso la sede romana dell’Istituto nazionale di statistica (ISTAT), dove rimase per circa trent’anni.
Nel 1964 si unì in matrimonio con Rita La Penna, dall’unione con la quale nacque l’anno dopo la figlia Donatella.
La prima raccolta poetica, Una pesca animosa: poesie 1960-64 (Roma 1966), stampata privatamente e a proprie spese, recava un’introduzione dell’amico letterato Angelo Ricciardi.
Per interessamento di quest’ultimo cominciò a collaborare a Crisi e letteratura, «quindicinale di lettere, filosofia e arti» diretto da Gaetano Salveti. Presso le edizioni di Crisi e letteratura uscì la silloge poetica Coordinata polare (Roma 1968), in cui si riconoscevano chiare influenze di derivazione ermetica, cui seguì Honeste vivere (Biella 1970), per i tipi di Sandro Maria Rosso, che gli valse il premio La gerla d’oro della città di Alessandria.
Alcune sue liriche vennero tradotte in francese e inserite nell’antologia bilingue Jeune Poésie italienne (Yutz 1971), a cura del poeta Arthur Praillet, il quale era anche direttore (assieme a Franco Prete) della rivista franco-italiana Origine; sempre insieme a Praillet, Serrao stampò la plaquette bilingue Il nesso (La connexion) presso le edizioni di Origine nel 1973. Nello stesso anno conobbe Alfonso Gatto.
Nel 1974, anno del suo secondo matrimonio con Elisa Dascoli, da cui ebbe il figlio Alessandro nel 1975, pubblicò Destinato alla giostra (Roma) in cui rifluivano testi già editi. Conobbe Leonardo Sinisgalli, Libero De Libero e Ruggero Jacobbi, che scrisse la prefazione alla sua raccolta di racconti Scene dei guasti (Roma 1978).
L’anno successivo, trasferitosi a Firenze per lavoro, strinse amicizia con Mario Luzi, Luigi Baldacci, Mariella Bettarini, Piero Bigongiari, Anna Dolfi e Silvio Ramat, che vergò l’introduzione alla silloge poetica Lista d’attesa (Siena 1979), che destò l’interesse dell’amico Mario Lunetta.
Nel 1980, anno della morte del padre, fece ritorno a Roma, di nuovo impiegato presso la sede romana dell’ISTAT.
L’anno dopo pubblicò il racconto Cammeo (Siena 1981), in cui la vicenda dell’omonimo protagonista era resa con quello sperimentalismo sintattico sottolineato nell’introduzione da Baldacci, il quale evidenziava altresì nell’opera di Serrao l’insegnamento di Antonio Pizzuto. Considerazioni critiche di analogo tenore avanzò Luzi il quale, nella prefazione alla versione inglese del racconto (a cura di George M. Carpetto), edita dai tipi newyorkesi di Gradiva publications (1985), si espresse nei termini di scavo nella lingua e di operazione legata all’avanguardia.
Fattosi promotore di un convegno di studi luziani, che ebbe luogo a Siena il 9-10 maggio 1981, ne curò gli atti che uscirono a stampa nel 1983 per le Edizioni dell’Ateneo. Il volume segnò l’inizio dell’attività critica di Serrao, che nel 1984 tenne un seminario sulla poesia italiana del Novecento presso il Comune di Campi di Bisenzio e una mostra bibliografica su Luzi, da cui scaturirono i Contributi per una bibliografia luziana curati assieme a Manola Nifosì.
Mentre dava alle stampe Cartigli (Forlì 1989), consuntivo antologico di un trentennio di produzione letteraria, per i tipi di Forum, proseguì l’attività saggistica con L’ònoma. Appunti per una lettura della poesia di Giorgio Caproni (Spinea 1989), con prefazione di Luigi Fontanella, per le edizioni venete di Fonèma.
La parentesi critica non pose fine alla sperimentazione poetica, che imboccò una strada inaspettata e affatto personale.
Nel 1990 vide infatti la luce Mal’aria, una plaquette composta di poche liriche accompagnate da una nota del poeta Franco Loi, edita presso i tipi trevigiani dell’Antico mercato saraceno. Loro peculiarità era di essere scritte in un dialetto campano arduo e petroso, pressoché inedito dal punto di vista letterario, che rompeva con la tradizione digiacomiana e sembrava guardare piuttosto all’esempio del Seicento campano (soprattutto Giulio Cesare Cortese e Felippo Sgruttendio). L’attraversamento di Di Giacomo era del resto suggerito dalla poesia d’apertura, ’O puntone (Il cantone), in cui il chiovere e lo schiovere sembravano rileggere la nota poesia Marzo.
La svolta poetica di Serrao fu preceduta e accompagnata da una rigorosa riflessione metaletteraria sull’uso dello strumento dialettale, complice anche il coevo dialogo intellettuale con il critico Franco Brevini. A tale riflessione Serrao diede voce nelle risposte all’inchiesta che il semestrale Diverse lingue aveva indirizzato a partire dagli anni Ottanta ai poeti che operavano in dialetto e nelle ‘lingue minori’. Sul numero 9 (gennaio 1991) egli identificava il suo dialetto con quello di Caivano, in tal modo rivendicandone l’originalità letteraria e motivandone la scelta con la necessità di riprendere un dialogo di verifica del vissuto con la figura del padre. Così facendo, aderiva alla ‘linea paterna’ della poesia dialettale (contro la ‘linea materna’ inaugurata dal Pasolini casarsese nel 1942) che proprio nell’amico Amedeo Giacomini, poeta in dialetto friulano e all’epoca direttore di Diverse lingue, aveva avuto un rappresentante sin dagli anni Settanta.
La dichiarata novità di tale scelta fu ribadita dall’uso dell’aggettivo neodialettale con cui Serrao definiva la sua operazione; aggettivo mutuato da Brevini e utilizzato negli stessi anni anche da Luigi Reina per circoscrivere quella tendenza poetica che non si limitava a una ripresa mimetica del dialetto parlato, ma ne faceva ‘lingua di cultura’ arricchendolo di termini preziosi, spesso frutto di un vero e proprio repêchage archeofilologico, di inserti da altri dialetti e altre lingue, trasformandolo in un idioletto inedito e inattuale, ormai emancipato dalle descrizioni bozzettistiche e intra moenia cui il dialetto veniva proverbialmente collegato. Non per niente fu con tale aggettivo che Serrao definì i poeti, tutti nati dopo gli anni Trenta e catalogati in base alla loro regione, che incluse nell’antologia Via terra (Udine 1992) curata per Campanotto editore.
Forte del buon riscontro ottenuto con Mal’aria (non solo Loi e Brevini, ma anche Cesare Vivaldi e Dante Maffia), Serrao continuò a scrivere in campano, dando alle stampe diverse opere.
A ’O ssupierchio (Il superfluo), con introduzione di Brevini (Monterotondo 1993) e ’A canniatura (La fenditura), con prefazione di Giacinto Spagnoletti (Roma 1993), che comprendeva le due raccolte dialettali precedenti, fecero seguito Cecatèlla (Mosca cieca, Mondovì 1995), dedicata allo stesso Brevini e accompagnata da una nota critica di Giovanni Tesio, e Semmènta vèrde (Semenza verde, Roma 1996), che riproponeva le raccolte campane nel loro insieme.
A far tempo dal 1995, Serrao fu nella giuria del premio nazionale di poesia in dialetto Lanciano-Mario Sansone con Loi, Tesio, Giacomini, Ottaviano Giannangeli, Giuseppe Rosato, Claudio Marabini e Marcello Marciani.
Nel 1996 partecipò al convegno organizzato dall’American Association for Italian studies (AAIS) a St. Louis, Missouri. Un panel era dedicato alla sua opera e prevedeva l’intervento di Luigi Bonaffini, studioso di poesia in dialetto, impegnato a tradurre in inglese le sue liriche.
Al rientro in Italia, Serrao seguì la pubblicazione di una sua antologia poetica, La draga le cose (Marina di Minturno 1997), con introduzione di Emerico Giachery. La ragione del titolo, allusivo a quello scavo linguistico che aveva caratterizzato la sua ricerca letteraria, era confermata dai quattro sonetti inediti della sezione finale, il primo dei quali combinava lingua e dialetto campano.
Nell’ultimo quindicennio di vita proseguì la propria riflessione critica e battaglia in difesa dell’identità espressiva delle letterature dialettali nel volume Presunto inverno (Marina di Minturno 1999), che includeva una sua intervista (sul modello di quella di Diverse lingue) ai poeti in dialetto e la prosa Da lingua a dialetto: de Calvianis quidam, in cui riandava alle ragioni della sua ‘svolta’ linguistica. Si occupò, inoltre, della traduzione dei testi campani compresi nei tre volumi La poesia in dialetto, curati da Brevini per I Meridiani Mondadori (Milano 1999). Si diede quindi alla scoperta e valorizzazione di autori dialettali che presentava nella rivista Periferie. Con l’editore Vincenzo Luciani fondò nel 2002 il Centro di documentazione di poesia dialettale Vincenzo Scarpellino, con sede presso la Biblioteca Gianni Rodari di Roma. L’8 aprile 2003 intervenne al convegno Tradursi: l’autotraduzione nei poeti dialettali, che affrontava il problema della ‘versione italiana a fronte’ delle liriche in dialetto, e nel 2004 Loi lo inserì nel volume einaudiano Nuovi poeti italiani 5 assieme ad altri neodialettali. Nel 2007, a seguito di una seconda sentenza di divorzio, ebbe luogo il suo terzo matrimonio con Paula Gallardo, da cui nacque Maria Elena l’anno successivo.
Morì a Roma il 19 ottobre 2012.
Fra le ultime opere si ricordano Il pane e la rosa (Roma 2005), antologia di poesia napoletana dal Cinquecento al nuovo millennio curata per i tipi di Cofine, la raccoltina Disperse (Torino 2008) e infine, postuma, una versione italiana, spagnola e inglese della silloge di poesie (per lo più edite) La soglia = El umbral = The treshold (Roma 2013) con prefazione di Daniele Maria Pegorari e traduzioni di Emilio Coco e Luigi Bonaffini, sempre presso Cofine.
Fonti e Bibl.: A. Serrao, Da lingua a dialetto..., in Tratti, 1998, n. 47, pp. 74-86; Id., Presunto inverno, Marina di Minturno 1999; C. Siani, A. S. poeta e narratore, Roma 2004; Per A. S., a cura di V. Luciani, Roma 2013; Percorsi nella poesia di A. S., a cura di L. Benassi, Novi Ligure 2013.