PERI, Achille
– Nacque a Reggio nell’Emilia il 20 dicembre 1812 dall’avvocato Antonio e da Beatrice Marchi.
Intrapresi in un primo momento gli studi umanistici, si formò musicalmente nella sua città sotto la guida di Alberto Gregori per il pianoforte e di Giovanni Battista Rabitti per l’armonia e la composizione. Questi, già allievo di Bonifazio Asioli e Stanislao Mattei, grazie ai suoi contatti con la nobiltà di Marsiglia, dove il fratello Luigi, anch’egli musicista, dimorò e morì nel 1833, introdusse il proprio pupillo in quell’ambiente. Peri giunse nella città francese nel 1834 e lì si affermò come insegnante privato delle famiglie aristocratiche locali. Agli anni marsigliesi risalgono gli esordi compositivi del musicista reggiano con le Armonie pianistiche (edite poi negli anni Sessanta) e il melodramma semiserio Una visita a Bedlam, libretto di Giuseppe Arnaud: questo primo saggio teatrale gli sarebbe valso le lodi di Donizetti (cfr. Campanini, 1880, p. 5). Si situa in questa fase anche un periodo trascorso a Parigi, dove si perfezionò nella fuga con Michele Carafa, il quale, esponente della scuola napoletana, non avrà omesso di spronare l’allievo alla conoscenza del panorama attuale della musica operistica. Rientrato a Marsiglia, Peri vi fece rappresentare Una visita a Bedlam in un palazzo patrizio, affidando l’esecuzione a dilettanti – verosimilmente gli stessi allievi aristocratici che finanziarono l’operazione – affiancati da professionisti. I commentatori concordano nel datare tale rappresentazione al 1839, che va però ricondotta all’anno precedente (lo dimostrano alcune recensioni apparse anche in fogli italiani: La moda, III, 19 novembre 1838, n. 93, p. 372; Il pirata, IV, 4 dicembre 1838, n. 45, p. 186). Nella primavera 1839 l’opera (che in un primo momento si sarebbe dovuta intitolare I finti pazzi) fu ripresa a Torino, al teatro d’Angennes.
In quello stesso anno Peri tornò nella città natale, dove trascorse il resto della vita, se si eccettuano gli spostamenti dovuti agli allestimenti delle sue opere. Nel 1841 andò in scena con successo al teatro del Comune Il solitario, melodramma su un libretto di Calisto Bassi già musicato da Giuseppe Persiani nel 1829, portato da due a tre atti, scorciato e rielaborato nella scena finale. Nel 1842 il comune di Reggio nominò Peri maestro di cappella, incarico che, mantenuto sino alla morte, stimolò una ricca produzione di musica sacra, comprendente fra l’altro 14 messe e una Messa grande di Requiem, senza che ciò lo distogliesse dalla carriera teatrale per i due decenni successivi.
Nel 1843 debuttarono due opere, al Ducale di Parma in febbraio il dramma tragico Ester d’Engaddi (Salvadore Cammarano), al Comunale di Reggio in maggio la tragedia lirica Dirce (Pietro Martini). La prima importante affermazione su scala nazionale arrivò a fine 1847 col dramma lirico Tancreda, composto sopra versi di Francesco Guidi per l’apertura della stagione di carnevale del Carlo Felice di Genova. Seguirono Orfano e diavolo, melodramma comico-fantastico di Carlo Grisanti (Reggio, inaugurazione carnevale 1855), e I fidanzati, opera di Francesco Maria Piave, di nuovo a Genova (carnevale 1856). Il 21 aprile 1857 venne inaugurato a Reggio il teatro Comunitativo, e l’occasione non poteva che prevedere una commissione affidata al compositore ‘ufficiale’ della città, tanto che fra i capitoli del concorso per l’appalto della stagione si legge: «L’impresario dovrà dare due spartiti, uno dei quali scritto appositamente per questo Nuovo Teatro dal maestro che sarà indicato dal Comune» (cfr. Cruciani-Seragnoli, 1980, p. 46). Peri rispose all’invito col melodramma Vittore Pisani, che rinsaldò la collaborazione con Piave, giunto a Reggio per dirigere di persona la messinscena. Se la prima sera l’accoglienza fu tiepida, le successive il successo fu pieno: l’opera divenne una delle più apprezzate del suo autore, giungendo persino sul palcoscenico della Scala nell’autunno 1860. All’insegna del teatro milanese fu l’intera fase finale della carriera operistica di Peri. Pochi mesi prima del Pisani (quaresima 1860) debuttò il melodramma biblico Giuditta (Marco Marcelliano Marcello), che sarebbe stato riproposto due anni dopo, nell’autunno 1862. L’opera L’espiazione (Temistocle Solera) fu data nel carnevale-quaresima 1861; il Rienzi, «libretto in tre epoche» di Piave, inaugurò la stagione di carnevale del 1863. Furono questi gli ultimi due cimenti teatrali del compositore, probabilmente scoraggiato dal fiasco di entrambi. Peri collaborò con i due principali editori milanesi, Ricordi e Lucca, sicché nell’Archivio storico Ricordi sono custodite le partiture autografe di Ester d’Engaddi, Tancreda, I fidanzati, Vittore Pisani e delle tre opere scaligere (della seconda e della terza vi sono autografi anche nella Biblioteca Antonio Panizzi di Reggio, assieme a quelli di Una visita a Bedlam e Dirce).
Il reggiano predilesse gli argomenti storici, in qualche caso di derivazione biblica, nei quali gli affetti privati si intrecciano alla trama politica, spesso basata sulla contrapposizione fra assedianti e assediati. È quanto accade nei lavori più noti e diffusi: Tancreda, Pisani, Giuditta. È plausibile che in pieno Risorgimento tale approccio abbia favorito la recezione di questi titoli, come risulta dalle critiche apparse all’indomani della ‘prima’ di Giuditta, sollecite nel sottolineare l’identificazione fra assiri e austriaci. Sotto il profilo drammaturgico questa impostazione è riconducibile a soluzioni tipiche degli anni Trenta e Quaranta, poggiava dunque su una solida, ma declinante, tradizione rappresentata al meglio da Donizetti e Verdi, rispetto ai quali, tuttavia, difettano in Peri l’approfondimento della dimensione interiore del personaggio, la riflessione sul potere, l’apertura all’esperienza teatrale parigina.
Incapace di tenere il passo imposto dai continui aggiornamenti della drammaturgia verdiana, negli ultimi diciott’anni della sua vita Peri non mise mano ad alcuna partitura operistica, ritirandosi nella quotidianità delle sue mansioni in Reggio. Il peso da lui esercitato sulla vita musicale cittadina non si limitò all’ambito sacro e teatrale (tenne il ruolo di maestro al cembalo e concertatore nelle stagioni operistiche): fu istruttore di canto nella scuola musicale municipale, cui era legata anche l’Orchestra civica (nata nel 1861, sciolta nel 1867), direttore di banda, della Filarmonica prima (1851-1856) e della Cittadina poi (1860-1868), nonché direttore, dalla fondazione nel 1869, della Società filarmonica, impegnata nel diffondere la musica da camera tedesca e viennese: istituzioni spesso dedite all’esecuzione delle composizioni del proprio maestro, comprendenti romanze, musica da camera (un quartetto e un quintetto per archi furono pubblicati a Milano), pezzi per pianoforte, musica per banda, inni. Peri fu inoltre socio delle Accademie filarmoniche di Firenze e Parma.
Morì a Reggio il 28 marzo 1880.
Nel 1886 gli eredi di Peri donarono alla Biblioteca Municipale (oggi Biblioteca Antonio Panizzi) di Reggio i materiali di lavoro del compositore (partiture manoscritte e abbozzi, e la biblioteca personale di studio) nonché il suo nutrito carteggio.
Fonti e Bibl.: N. Campanini, Nelle onoranze funebri al maestro cavaliere A. P. tributate dal comune e da’ musici, Reggio Emilia 1880; A. Pougin, Supplément et complément, in Biographie universelle des musiciens et bibliographie générale de la musique, Paris 1880, II, pp. 321 s.; G. Masutto, I maestri di musica italiani del secolo XIX, Venezia 18843, pp. 136 s.; G. Grasselli, Il maestro cav. A. P. (1812-1880), in Strenna del pio istituto Artigianelli, XII, 1934, pp. 15-19; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, Milano 1938, II, p. 253; L. Beccaluva, Una gloria italiana. A. P. musicista (1812-1880), in Il pescatore reggiano, XCVIII, 1944, pp. 148-151; A. Gianolio, Euterpe in Cittadella (Peri-Zuelli-Franchetti), in I centenario del teatro Municipale. Il teatro a Reggio Emilia, Reggio Emilia [1957], pp. 125-137; A. Mamoli, Del musicista A. P. e del Mo G.B. Rabitti Sangiorgio, in Bollettino storico reggiano, II (1969), 4, pp. 37-42; S. Folloni, A. P. (1812-1880) musicista reggiano. Nel centenario della morte, Reggio Emilia 1980; Teatro a Reggio Emilia, a cura di S. Romagnoli - E. Garbero, Firenze 1980, II (contiene: F. Cruciani - D. Seragnoli, I luoghi teatrali a Reggio nell’Ottocento, pp. 13-68; M. Conati, La musica a Reggio nel secondo Ottocento, pp. 127-160); P. Fabbri - R. Verti, Due secoli di teatro per musica a Reggio Emilia. Repertorio cronologico delle opere e dei balli 1645-1857, Reggio Emilia 1987, ad indicem; T.G. Kaufman, Verdi and his major contemporaries, New York 1990, pp. 169-178; F. Malagodi, Dizionario dei musicisti di Modena e Reggio Emilia, Modena 2000, pp. 254-257; The new Grove dictionary of music and musicians (ed. 2001), XIX, p. 397; A. Sessa, Il melodramma italiano (1861-1900), Firenze 2003, pp. 366 s.; A. Lhâa, Marcello and Peri’s “Giuditta” (1860), in The sword of Judith, a cura di K. R. Brine - E. Ciletti - H. Lähnemann, Cambridge 2010, pp. 411-430.