CAMPANILE, Achille
Scrittore e giornalista, nato a Roma il 28 settembre 1899, morto a Lariano il 4 gennaio 1977; collaboratore della Tribuna, dell'Idea Nazionale, del Corriere italiano, del Travaso delle idee, della Gazzetta del popolo e, più tardi, direttore con Zavattini del Settebello, ha poi collaborato a Omnibus e al Corriere di informazione, all'Europeo e al Tempo di Roma.
L'esperienza artistica di C. si muove su due strade, del teatro e del racconto, che nascono da una vocazione unica nella quale l'impegno umoristico e linguistico s'integrano felicemente in una visione del mondo che presenta, per così dire, l'ottica della vita rovesciata, la logica dell'assurdo perseguita con sistematico rigore sino alla costruzione di un sistema logico impiantato sull'illogicità. Se in tale direzione C. può dirsi senz'altro un anticipatore di E. Ionesco e del teatro dell'assurdo, il suo gusto del nonsense e dell'inesauribile pirotecnia verbale lo pone sulla linea dei più vivaci innovatori in quella zona delle lettere ove l'invenzione teatrale coincide con quella letteraria, con una forte influenza di Petrolini da un lato e del Futurismo dall'altro, grazie a un gusto del testo che è, sì, antitradizionale ma insieme affonda le sue radici in un ben individuabile settore della nostra tradizione letteraria. Creatore delle celebri "tragedie in due battute", delle quali, attraverso decenni, ha riempito quotidiani e riviste (una quarantina sono raccolte in Teatro completo, 1931, di cui è uscito soltanto il primo volume), C. è l'inventore di un tipo di teatro (primissimo esemplare Centocinquanta la gallina canta, 1924; Il Ciambellone, 1925; L'inventore del cavallo, 1925; ecc.; la sua opera teatrale è solo parzialmente raccolta nel volume L'inventore del cavallo e altre quindici commedie 1924-1929, 1971) dal quale trae alimento la sua pagina narrativa (è stato osservato che tutta l'opera di C. nasce fondamentalmente come opera teatrale). Il romanzo Ma che cos'è quest'amore? (1927) superò in breve tempo le quindicimila copie e identico successo ebbe Se la luna mi porta fortuna stampato nello stesso anno e, nel 1930, il ben presto celebre Agosto, moglie mia non ti conosco, mentre nel 1933 il premio Viareggio veniva assegnato a Cantilena all'angolo della strada. Dello stesso anno è Amiamoci in fretta e del 1934 Chiarastella; di pari passo procede la produzione teatrale dello scrittore. Tra il 1941 e il 1951 scrive molti altri romanzi accolti però con freddezza dal pubblico e con noncuranza dalla critica sicché sembrò che, col maturare dei tempi, tramontasse anche il successo di Campanile. Al contrario, negli anni Settanta la sua opera conobbe un fortunato rilancio e quasi una sua seconda stagione con la riscoperta del pubblico e il pieno consenso della critica che in Manuale di conversazione (prefaz. di C. Bo), 1973 (premio Viareggio, esattamente quarant'anni dopo il primo); Gli asparagi e l'immortalità dell'anima, 1974; Vita degli uomini illustri, 1975; L'eroe, 1976, riconoscerà nell'opera di C. un esemplare prodotto di un tipo di letteratura non consueto in Italia.
Bibl.: A. Gargiulo, in Letteratura italiana del Novecento, Firenze 1940; P. Pancrazi, in Scrittori d'oggi, II, Bari 1946; U. Eco, introd. alla ristampa di Se la luna mi porta fortuna, Milano 1975; id., in Corriere della sera, 9 genn. 1977; A. Altomonte, in Il Tempo di Roma, 5 genn. 1977; G. Gramigna, in Il Giorno, 5 genn. 1977; C. Bo, in Corriere della sera, 5 genn. 1977.