Acan
Il folle Acàn, come lo chiama D. in Pg XX 109 (e il cui nome è mutato in ‛ Achar ' in I Paral. 2, 7 " qui turbavit Israël ", per ravvicinarlo al nome della località in cui morì, Achor), aveva sottratto, secondo Ios. 7, 1, una parte del bottino preso dagli Israeliti a Gerico, malgrado il formale divieto di Giosuè che aveva dedicato questo bottino a Dio (los. 6, 17-19). La colpa di A. ricadde su tutto il popolo che subì una disfatta di fronte ad Hai. Riconosciuto colpevole in seguito a ordalia, fu messo a morte per ordine di Giosuè e lapidato nella valle di Achor. In Pg XX 109-111 A. è uno degli esempi di avarizia la cui punizione ancora perdura. Salvo che su quest'ultimo punto, in cui ha probabilmente ceduto a necessità poetiche, D. interpreta il testo della Bibbia nel senso più ovvio, non allineandosi né all'interpretazione allegorica che vedeva in A. una figura d'eresiarca, né a quella morale che considerava il peccato di A. come un peccato di disobbedienza, e applicava quindi il suo caso soprattutto a chierici e a monaci.