al-ḤARĪRĪ, Abū Muḥammad al-Qāsim ibn ‛Alī ibn Muḥammad
Filologo e letterato arabo musulmano, nato presso al-Baṣrah (Bassora) nel 446 èg., 1054-1055 d. C., da famiglia di razza araba, e morto nel 516 èg., 12 settembre 1122, ad al-Baṣrah.
È autore di un trattatello di morfologia da lui stesso commentato e ancor oggi studiato, d'un libro (Durrat al-ghawās) su vocaboli e frasi non di buon arabo, di alcune lettere in prosa ricercata; ma soprattutto è celebre per le sue cinquanta maqāmāt, nelle quali portò alla perfezione questo genere di componimento in prosa rimata (v. arabi: Letteratura, III, 860), per il quale trovò numerosi imitatori non solo tra gli Arabi ma anche fra scrittori in ebraico e siriaco. Singole maqāmāt furono tradotte in latino nei secoli XVIII e XIX e in francese; 34 trovarono un abilissimo parafraste, che conserva rimata la prosa del testo, in Federico Rückert (Die Verwandlungen des Abu Seid von Serug oder die Makamen des Hariri, Stoccarda 1826, ed. definitiva 1837, più volte ristampata); tutte cinquanta furono in parte tradotte e nel resto riassunte in inglese da Th. Preston (Cambridge 1850); le prime venticinque rese in inglese da Th. Chenery (Londra 1867, 1870,1898 e 1926) e le restanti venticinque da F. Steingass (Londra 1898).
Bibl.: Oltre alle storie della letteratura araba, la lunga introduzione di J. T. Reinaud e J. Derenbourg alla loro riedizione (Parigi 1847-1853, voll. 2) del commento arabo di Silvestre de Sacy alle maqāmāt; C. Dumas, Le héros des Maqâmât de Hariri, Algeri 1917 (cfr. I. Guidi, in Riv. degli studi orientali, VII [Roma 1918], pp. 901-03). Per la bibliografia delle ediz. e trad. delle maqamat fino al 1885; V. Chauvin, Bibliographie des ouvrages arabes, IX, Liegi-Lipsia 1905, pp. 99-130.