Abruzzo
In equilibrio tra montagne e mare
L'Abruzzo è ben distinto in una parte interna e montana e in una collinare, verso il mare. La storia e la geografia per molto tempo non hanno consentito alla regione di svilupparsi in maniera unitaria: a lungo l'Abruzzo è rimasto un po' al margine dell'evoluzione italiana e fra le regioni più povere. Nei decenni più recenti, invece, ha conosciuto una ripresa economica e sociale notevole, anche perché è un territorio ricchissimo di attrattive naturali e storico-artistiche
Anche se spesso è considerato parte dell'Italia meridionale, l'Abruzzo è al centro della penisola italiana, tra il mare e gli Appennini, di cui comprende le cime più alte.
Le montagne propriamente abruzzesi formano delle catene quasi parallele fra loro: i Monti della Laga (la cima più elevata è il Monte Gorzano, 2.455 m); il Gran Sasso d'Italia (2.912 m), con il piccolo ghiacciaio del Calderone, l'unico dell'Appennino e il più meridionale d'Europa; il massiccio della Maiella (2.795 m). Altre cime notevoli sono il Monte Velino (2.487 m) e i Monti della Meta (2.241 m). Vasti sistemi di colline occupano il resto del territorio. Non esistono vere pianure nemmeno vicino alla costa, che per gran parte dei suoi 126 km di lunghezza è bassa e sabbiosa, perché le colline arrivano praticamente al mare. Sono pianeggianti i terreni lungo i fiumi: il Tronto e il Vomano, nel Nord, l'Aterno-Pescara al Centro (che attraversa anche la Conca dell'Aquila) e il Sangro nel Sud della regione hanno formato valli a tratti ampie e spianate. Tra i piani dell'interno il più ampio è quello della Conca del Fucino, dove fino all'Ottocento esisteva un grande lago, prosciugato per coltivarne il fondo fertile; altri pianori (come quelli di Sulmona, Tagliacozzo, Navelli) sono altipiani di origine carsica ‒ fenomeni imponenti in tutta la regione ‒ che hanno permesso di coltivare la terra anche in mezzo ai monti. Il clima è continentale nell'interno, dove d'inverno nevica in abbondanza e la temperatura è rigida; molto più mite nella parte collinare e litoranea. I fiumi sono costretti, dalle montagne, a percorsi irregolari nei tratti più interni; poi scendono al mare paralleli fra loro, tagliando la fascia collinare: le valli fluviali, così, ostacolano i percorsi stradali nord-sud ‒ bellissimi per i paesaggi attraversati, ma tortuosi e lenti ‒ mentre facilitano quelli tra la costa e l'Appennino.
La maggior parte della popolazione risiede nei molti centri abitati collinari e costieri oppure nelle campagne, dove si coltivano patate, barbabietole, frutta, ortaggi e si producono oli e vini di qualità. La fascia litoranea è la più popolosa; nei dintorni di Teramo, nella Val Vibrata, tra Chieti e Pescara, tra Vasto e San Salvo (però anche nella Marsica e nell'Aquilano) si è avuta una certa industrializzazione, basata sia su piccole imprese che hanno sviluppato attività tradizionali (legate soprattutto al settore alimentare), sia su aziende nazionali e multinazionali anche di grandi dimensioni. Nell'insieme, l'economia abruzzese ha conosciuto un notevole sviluppo negli ultimi decenni.
Nella fascia più vicina al mare il turismo balneare ha favorito lo sviluppo di città (Giulianova, Montesilvano, Francavilla al Mare e altre) che si sono aggiunte ad altre la cui economia era già consolidata, come Teramo, Penne, Pescara, Chieti, Ortona, Lanciano, Vasto. Nell'interno, il turismo invernale riguarda centri meno popolosi (come Roccaraso o Scanno), mentre quello naturalistico è attratto dai molti parchi.
Anche nell'interno, però, oltre L'Aquila, ci sono città importanti, come Avezzano e Sulmona, favorite dall'autostrada che collega Pescara con Roma. Molto diffuso nella parte interna della regione è il fenomeno delle 'seconde case', di proprietà di persone che vivono fuori della regione e che le usano per villeggiatura: l'Abruzzo è così ricco di opere d'arte, di centri storici ben conservati e di aree naturali da attrarre un consistente numero di visitatori. La città abruzzese più famosa è L'Aquila, città capoluogo, ma molti sono i centri antichi. Chieti e soprattutto Teramo hanno monumenti interessanti, come le città già ricordate e altre minori (per esempio, Castel del Monte o Guardiagrele). Ma, soprattutto, l'Abruzzo è ricco di chiese isolate bellissime: famose come San Clemente a Casauria o San Giovanni in Venere, o meno note come Santa Maria in Valle Porclaneta o San Pellegrino a Bominaco. Ed è ricco di tradizioni popolari più vive che nel resto d'Italia: tante belle feste sono ancora molto sentite dalla popolazione, come per esempio quella di San Domenico a Cocullo, famosa per i 'serpari', o quella delle 'farchie' per Sant'Antonio a Fara Filiorum Petri.
Al Paleolitico risalgono le prime tracce di civiltà locali, che nell'Età del Bronzo si erano già molto evolute. Prima di Roma, molte popolazioni italiche (tra cui Pretuzi, Marrucini, Frentani) si dividevano l'Abruzzo conservando un'unità culturale. L'occupazione romana, compiuta entro il 300 a.C., fu contrastata fino alla guerra sociale (90-89 a.C.), quando i popoli che si erano confederati con il nome di Italia scelsero l'abruzzese Corfinio per capitale. Sotto i Longobardi prese avvio la frammentazione tipica del Medioevo, che proseguì fino alla conquista normanna, completata nel 1143. Da allora, l'Abruzzo seguì le vicende dell'Italia meridionale: casa di Svevia, Angioini (che a Tagliacozzo sconfissero gli Svevi), Aragonesi. In questa fase l'Abruzzo conobbe un netto sviluppo, la fioritura di un'economia agricola e pastorale che alimentava commerci a lunga distanza (con la Toscana, la Francia, la Renania e anche con l'oltremare grazie alle fiere di Lanciano) e l'evoluzione del sistema urbano. Passata alla Spagna, poi ai Borbone, la regione soffrì dell'impoverimento generale del regno delle Due Sicilie e conobbe un indebolimento dell'economia e della vita sociale e fenomeni come il brigantaggio. L'annessione all'Italia portò lentamente all'integrazione territoriale (grazie alle ferrovie) e a qualche miglioramento sociale, ma dalla fine dell'Ottocento alla seconda metà del Novecento l'Abruzzo, salvo qualche pausa, vide la popolazione calare per via dell'emigrazione, sia interna (Lazio, Lombardia), sia estera (Europa, America Meridionale). Dagli anni Settanta del Novecento la tendenza sembra invertita.
Tre sono i parchi nazionali di questa regione. Il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (istituito nel 1923 con la denominazione di Parco nazionale d'Abruzzo) ha avuto un ruolo basilare nella conservazione di alcune specie animali, fra le quali l'orso marsicano. Centinaia di migliaia di persone visitano il Parco ogni anno. Nel 1991 sono stati istituiti altri due parchi nazionali all'interno della regione: il Parco nazionale della Maiella e quello del Gran Sasso e Monti della Laga.
L'Aquila è la città abruzzese più importante dal punto di vista storico-artistico. Secondo la tradizione, fu fondata nel 1254 da Federico II (Federico di Svevia), che riunì le popolazioni di molte decine di castelli dei dintorni: la Fontana delle 99 cannelle e i 99 rioni medievali alluderebbero a questa unione. La città ebbe subito grande importanza, come testimoniano i molti edifici religiosi e civili dei secoli dal 13° al 15° – come le chiese di Santa Maria di Collemaggio e di San Bernardino – e le opere conservate nel Museo nazionale d'Abruzzo, ospitato nel bel Castello; tutto il centro antico è nobile e omogeneo nonostante i molti danni che la città subì per guerre e terremoti. Come il resto d'Abruzzo, L'Aquila iniziò a decadere nel 16° secolo, ma si riprese solo due secoli più tardi. Oggi è una città molto piacevole e ben organizzata.