Lincoln, Abraham
Politico statunitense (Hodgensville, Kentucky, 1809-Washington 1865). Figlio primogenito di modesti coloni quaccheri, ebbe una giovinezza stentata, prima mozzo sulle zattere per il trasporto del legname a New Orleans, poi carpentiere e garzone di negozio nell’Illinois (1831). L’anno dopo partecipò valorosamente, con grado di capitano, alla guerra contro la tribù indiana di Black Hawk; candidato whig all’assemblea legislativa dell’Illinois (1832), fu battuto nelle elezioni dai democratici, ma riuscì per la legislatura del 1834, e da quell’anno fino al 1842 fu deputato per il partito whig, segnalandosi soprattutto per una prima coraggiosa presa di posizione contro lo schiavismo. Dal 1837 esercitò l’avvocatura (L. non aveva seguito studi regolari e si era preparato da solo per superare gli esami di abilitazione alla pratica forense), ottenendo largo successo professionale e acquistando una posizione dominante nella direzione del suo partito, che nel 1846 rappresentò al Congresso federale, dove assunse posizione contraria alla guerra che il governo degli USA aveva iniziato contro il Messico; presentò anche (1849) un importante schema di legge per impedire l’introduzione della schiavitù nei territori messicani annessi all’Unione. Scaduto quell’anno il mandato parlamentare, L. si ritirò a vita privata. La questione della schiavitù, resa improvvisamente acuta nel Paese dalla presentazione, da parte di S.A. Douglas, del Kansas-Nebraska act (1854), che apriva tutto il territorio di Nord-Ovest allo sfruttamento dei neri, provocò il suo repentino ritorno sulla scena pubblica; e il discorso di Peoria del 16 ott. 1854, con il quale fondava la sua tesi antischiavista sul principio, umanitario e democratico, che «i nuovi Stati liberi sono le terre dove possono andare i poveri per migliorare la loro condizione», lo rese celebre. Nelle elezioni senatoriali del 1858, L. soccombette di fronte a Douglas, suo diretto avversario, ma dopo si affermò presso l’opinione pubblica nazionale con una serie di discorsi che contribuirono in modo decisivo alla crisi politica dei democratici e all’affermazione del nuovo grande Partito repubblicano. Di questa formazione L. era entrato a far parte nel 1856 e, negli anni successivi, ne fu l’organizzatore infaticabile, nella convinzione che la battaglia antischiavista contro gli Stati del Sud potesse essere vinta solo mediante la realizzazione di quel più organico accentrato potere statale, che costituiva la base programmatica della nuova formazione politica. Nella National convention del partito, riunitosi a Chicago nel maggio 1860, L. fu scelto come candidato alla presidenza degli USA. Il risultato favorevole delle elezioni provocò di riflesso, non appena conosciuto, l’insurrezione degli schiavisti e già un mese prima che L. potesse essere insediato come presidente degli USA (4 marzo 1861), il movimento di secessione del Sud si concludeva con la formazione di una confederazione indipendente. Neppure l’appello rivolto da L. in spirito di tollerante moderazione nel discorso inaugurale della sua presidenza al popolo americano del Sud, perché non distruggesse l’Unione, poté impedire lo scoppio della guerra di Secessione. Nella condotta politica della guerra, L. mostrò grande abilità: fu prudente all’inizio, quando attese che il nemico sferrasse il primo colpo (come effettivamente avvenne, il 12 apr. 1861, a Charleston) per chiamare alle armi il popolo del Nord, che solo al principio del 1862 fu da lui impegnato con la parola d’ordine della lotta antischiavista, allorché si accorse che il radicalismo di una simile impostazione era la migliore garanzia contro il minacciato riconoscimento della Confederazione del Sud da parte delle potenze europee, e la migliore arma per mettere in crisi il sistema economico del nemico. Il 1° genn. 1863 L. emanò il proclama di emancipazione della popolazione nera, limitatamente però ai territori controllati dai confederati (il provvedimento non si applicava agli Stati schiavisti dell’Unione, né alle zone sottratte ai confederati dalle truppe federali; l’abolizione totale fu sancita dal 13° emendamento alla Costituzione, votato dal Congresso il 31 genn. 1865). Il successo delle operazioni confortò la sua politica e la crescente popolarità gli assicurò la vittoria quasi plebiscitaria nelle elezioni presidenziali del 1864, nonostante l’opposizione all’interno del suo proprio partito. Ma il discorso dell’11 apr. 1865, in cui all’indomani della resa di Lee egli esaltò l’avvenuto ristabilimento dell’autorità nazionale nel trionfo dei principi di democrazia repubblicana, fu anche il suo testamento politico: tre giorni dopo, in un palco del teatro di Washington, fu assassinato da G.W. Booth, fanatico partigiano della secessione.
Nasce a Hodgensville, Kentucky
Deputato per i whig al Parlamento dell’Illinois
Deputato al Congresso
Aderisce al nuovo Partito repubblicano
Eletto presidente
Guerra di Secessione
Riconfermato presidente
Abolizione della schiavitù nei territori confederati
Ucciso a Washington da un fanatico secessionista