‛ABD ul-MEGĪD I
Sultano ottomano (1839-1861), 31° della serie, primogenito del sultano Maḥmud II, nacque il 24 aprile 1823 e salì al trono il 2 luglio 1839. Quattro mesi dopo l'avvento al trono (3 novembre 1839) egli promulgò il khaṭṭ-i sherīf (rescritto imperiale) detto di Gülkhāneh (dal nome della località nel recinto del Serraglio di Costantinopoli, ove avvenne la cerimonia della lettura di esso), che costituisce uno degli atti più importanti nella storia recente della Turchia e il passo più deciso dell'impero ottomano sulla via della modernizzazione e del progresso. Le riforme promesse dal khaṭṭ-i sherīf di Gülkhāneh e conosciute sotto la denominazione di tanẓīmāt (plur. dell'arabo-turco tanẓīm che significa "ordinamento"), dovevano consistere in nuove istituzioni concernenti soprattutto questi tre punti: "1° le garanzie che assicurino ai nostri sudditi una sicurezza perfetta quanto alla vita, all'onore ed agli averi; 2° un modo regolare di distribuire e prelevare le imposte; 3° un modo egualmente regolare per il reclutamento dei soldati e la durata del loro servizio". Basta l'elenco di queste promesse per dare un'idea della situazione in cui versavano l'amministrazione e il governo dell'impero ottomano, che pure aveva già fatto grandi progressi sulla via delle riforme al tempo del predecessore e padre di ‛Abd ul-Megīd I, il sultano Maḥmūd II (1808-1839), che suole ritenersi come il primo iniziatore delle tanẓīmāt. Alcune di queste riforme ebbero infatti esecuzione, lentamente e imperfettamente, durante il lungo regno di ‛Abd ul-Megīd, il quale fu assistito dall'ingegno e dall'energia di ministri imbevuti di principî moderni come Reshīd Pascià (morto nel 1858), ‛Ālī e Fu'ād Pascià. Nel 1845 fu istituito il ministero dell'istruzione (ma‛ārif naẓǎretī) e si iniziò la costruzione dell'edificio per l'università (dār ul-funŭn); fu emanato nel 1850 un codice di commercio sul modello francese, si istituirono tribunali misti per giudicare le cause commerciali, si fissarono norme per il pagamento delle imposte, il servizio militare e l'amministrazione delle grandi provincie (allora dette eyāleh). L'applicazione delle riforme era oltre che un bisogno interno, una necessità di politica estera, poiché le inframmettenze degli stati europei, specialmente della Russia, si basavano appunto sulle cattive condizioni dell'amministrazione ottomana e sulla proclamata incapacità del governo a far valere l'ordine e la giustizia. Dopo il congresso di Parigi, che portò la Turchia, vittoriosa nella guerra di Crimea, nel consesso delle Potenze civili, il sultano emanò il famoso firmano (khaṭṭ-i humāyūn) del 18 febbraio 1856, che, continuando i principî riformatori dell'atto di Gülkhāneh, proclamava per la prima volta la libertà dei culti e l'eguaglianza di tutti i sudditi senza distinzione di religione, stabiliva un nuovo ordinamento delle imposte e ammetteva al servizio militare i non musulmani. Va notato che, se la loro applicazione incontrò difficoltà, ciò dipese, oltre che dagli ostacoli esterni, dall'apatia dei sudditi e dall'opposizione di reazionarî e conservatori.
Il regno di ‛Abd ul-Megīd I fu agli inizî agitato per la questione egiziana, lasciata insoluta da Maḥmūd II. Nel 1840 si radunò a Londra una Conferenza, alla quale parteciparono l'Austria, la Prussia, la Francia e l'Inghilterra; mentre la Francia era disposta a chiedere per Mohammed (Meḥmed) ‛Alī, oltre l'Egitto, il governo della Siria, l'Inghilterra sosteneva le ragioni della Porta, che assunse perciò di fronte al ribelle Pascià un atteggiamento più energico. Ibrāhīm Pascià, che occupava la Siria, fu alla fine del 1840 battuto dalle truppe tedesche, inglesi e turche e costretto a sgombrare anche la Palestina e a ritirarsi in Egitto. Col firmano del 13 febbraio 1841 fu riconosciuto a Moḥammed ‛Alī ed ai suoi successori il pascialato autonomo d'Egitto, con obbligo di tributo annuo.
La guerra di Crimea (1854-55), provocata dalla Russia per la protezione dei luoghi santi e dei principati di Valacchia e Moldavia, fu vinta dagli alleati inglesi, francesi, piemontesi e turchi. Il tentativo di abolire le Capitolazioni fallì; ma le Potenze s'impegnarono nel congresso di Parigi a rispettare l'integrità dell'impero ottomano.
Nonostante questi successi l'impero ottomano era minacciato inesorabilmente dalla sua composizione eterogenea: diversità di razze, di religione, di costumi e di mentalità. Gli ultimi anni di ‛Abd ul-Megīd furono turbati dai movimenti autonomistici; i Romeni dellaValacchia e della Moldavia si unirono nel 1859 sotto un principe indipendente; ‛Abd ul-‛Azīz il 2 dicembre 1861 riconobbe l'indipendenza della Romenia. La rivolta dei Drusi e i massacri dei cristiani a Damasco nel 1860 provocarono l'energico intervento della Francia e l'indebolimento del prestigio ottomano in tutta la Siria, specialmente nel Libano, al quale fu giocoforza concedere un regime privilegiato (5 giugno 1861).
‛Abd ul-Megīd fu amante del fasto; molte iscrizioni ricordano edifici fatti costruire al suo tempo nei varî paesi dell'impero; a Costantinopoli fece edificare il palazzo imperiale di Ḍōlmah Bāghčeh, la Scuola militare e la Scuola di marina. Ostentava gusti e idee moderne, conosceva il francese. Morì il 25 giugno 1861; gli succedette il îratello ‛Abd ul-‛Azīz.
Bibl.: A. Ubicini, Lettere sulla Turchia (trad. di F. Zappert, Milano 1853); E. Engelhardt, La Turquie et le Tanzimat, voll. 2, Parigi 1882-1883; E. Driault, La question d'Orient (6ª ed., Parigi 1914; N. Jorga, Geschichte des osmanischen Reiches, Gotha 1913, V, pp. 388-531, con abbandonante bibliografia. Tra gli storici ottomani: Kāmil Pascià, Ta'rīkh-i siyāsī, ecc., Costantinopoli 1910, III, pp. 185-233; Aḥmed Rāsim, ‛Osmānlī ta'rīkhī, Costantinopoli 1910, IV, pagine 1915-2119.