‛ABD ul-ḤAMĪD I
Sultano ottomano (1774-1789), 270 della serie, figlio di Aḥmed III (1703-1730); nacque nel mese di marzo dell'anno 1725; salì al trono il 21 gennaio 1774, succedendo al fratello Muṣţafà III (1757-1774), e trovò una situazione assai difficile per lo stato di guerra esistente tra l'impero ottomano e la Russia e le vicende sfavorevoli del conflitto. Lo stesso anno della sua salita al trono (1774) fu conclusa con la Russia la pace di Küciük Qainārgeh. Con questo trattato fu confermata dal sultano la completa indipendenza delle popolazioni tartare della Crimea e del Kuban, sotto i rispettivi Khān, riconoscendosi però al sultano (ritenuto dai Russi, con grave errore, califfo di tutti i musulmani, e pure erroneamente credendosi che califfo fosse una specie di sommo pontefice), una ingerenza negli affari di culto dei musulmani di quei paesi; ingerenza che, naturalmente, si dimostrò ben presto di natura schiettamente politica, mettendoil potere giudiziario nelle mani di giudici nominati dal sultano. Furono inoltre largiti privilegi ai Greci dell'Egeo, fornendo così il primo incoraggiamento alla rivolta che scoppiò 46 anni dopo in Grecia; il prestigio della Russia di Caterina II nell'Oriente e nello stesso impero ottomano aumentò allora grandemente. Cionondimeno la pace non durò a lungo tra le due parti. Le questioni riguardanti la Crimea e le popolazioni cristiane della Moldavia furono causa di continui dissidî, ai quali si cercò di ovviare con la convenzione di Aynalī Qawāq (10 marzo 1779); in cui fu confermata l'indipendenza della Crimea, che fu poi annessa alla Russia. L'annessione fu riconosciuta dalla Porta nel 1784.
Ancora nel 1787 la Turchia spinta dalla diplomazia francese e prussiana entrò in guerra contro la Russia alleata con l'Austria. La morte colse ‛Abd ul-Ḥamīd I il 7 aprile 1789, durando tuttavia la guerra, che continuò sotto il suo successore Selīm III.
Durante il regno di ‛Abd ul-Ḥamīd cominciarono in Siria i disordini provocati da Gezzār Pascià e si iniziò la carriera avventurosa di ‛Alī (Tepedelenī), Pascià di Giannina (v.).
‛Abd ul-Ḥamīd I amò il lusso e lo sfarzo ed ebbe pochissima influenza negli affari dello stato poiché da giovane, secondo il costume invalso dal sec. XVII in poi, era stato tenuto relegato nel palazzo in attesa della successione. Fece edificare a Beilerbei, sul Bosforo, una moschea e un ḥammān (bagno) ed a Bāghče Qapū (Costantinopoli) una medreseh ed una türbeh, nella quale fu sepolto.
Bibl.: J. Hammer, Geschichte des osmanischen Reiches, 2ª ed., Pesth 1834-36, IV, pp. 648-662; N. Jorga, geschichte des osmanischen Reiches, Gotha 1911, IV, pp. 509-512; 1913, V, pp. 1-77. Tra gli storici ottomani: Wasif, Ta'rīkh, 2ª ed. di Būlāq, 1246 ègira, II, pp. 167-190; Gewdet Pascià, Ta'rihk, I-II-III-IV; Aḥmed Rāsim, Osmanli Ta'rīkhi, II e III, pp. 974-1157; Kāmil Pascià, Ta'rikh-i siyāsī-i dewlet-i ‛aliyyeh-i osmāniyyeh, Costantinopoli 1909, II, pp. 191-248.