abborrare
Verbo denominale, da ‛ borra ', " cascame di lana ", usato nell'Inferno in senso traslato, sempre in rima, col valore di " abborracciare ", " mettere insieme alla meglio " (XXV 144 Così vid'io la settima zavorra / mutare e trasmutare; e qui mi scusi / la novità se fior la penna abborra: il poeta si accorge che la sua penna descrive confusamente le trasformazioni che avvengono nel settimo girone - o, più particolarmente, secondo A. Pagliaro, il poeta sente l'inadeguatezza e l'approssimazione dei due verbi mutare e trasmutare riferiti alle straordinarie trasformazioni della ‛ feccia della settima bolgia ' -; e se ne scusa adducendo la novità e la difficoltà della materia). In If XXXI 24 vale " intendere confusamente ", " ingannarsi " (Però che tu trascorri / per le tenebre troppo da la lungi, / avvien che poi nel maginare abborri): D. ha scambiato i giganti per torri; l'oscurità del luogo e la distanza hanno impedito alle sue facoltà l'esatta percezione della realtà, sicché la sua mente ha costruito su dati ingannevoli, creando di conseguenza un'immagine fallace.
La maggioranza dei commentatori, tanto antichi (Lana, Buti, Anonimo, Landino) che moderni (Del Lungo, Casini-Barbi, Mattalia) hanno così inteso il verbo in ambedue i passi; ma altri hanno interpretato anche diversamente, considerando abborrare (o aborrare) vicino ad ‛ aberrare ' (e intendendo pertanto " si stylus oberrat ", Benvenuto; "‛ aborrare ' è il latino ‛ aberrare ' ", Castelvetro; " propriamente è ‛ errare, smarrirsi, deviare dal diritto sentiero, o discorso ' ", Venturi); o ad ‛ aborrire ', derivato dal latino abhorrere, che " significa imperfezione della cosa " (Vellutello; il quale a If XXV 144 fornisce un'interpretazione più curiosa: " ‛ aborere ' appresso de' Latini si è produr la cosa non ancora perfetta in essere, come quando la donna produce 'l parto innanzi al tempo "). Altri (Barzizza, Gelli, Cesari) leggendo il verso XXV 144 se e' fior la penna aborra, e intendendo fior come " fiori retorici ", " abbellimenti ", interpretano il verbo nel senso di " rifiutare ", " tralasciare la bella forma ".
Per abborre di Pd XXVI 73, interpretato come metaplasmo di abborra, v. ABORRIRE.
Bibl. - Parodi, Lingua 268, 357; M. Porena, Il verbo ‛ abborrare ', in " Lingua Nostra " XIV (1953) 36-39; Pagliaro, Ulisse 368 SS.