abbicarsi
Questo verbo appare solo in If IX 78 Come le rane innanzi a la nimica / biscia per l'acqua si dileguan tutte, / fin ch'a la, terra ciascuna s'abbica. Il valore preciso dell'immagine è controverso; tuttavia non sembra ragionevole dubitare che il verbo derivi da ‛ bica ', propriamente " mucchio di covoni di grano ", ma che può designare in Toscana un mucchio di modestissima entità, che formi protuberanza. Il passo dev'essere quindi messo in relazione con If XXIX 58 ss., in cui D. dice che i falsatori languiscono per diverse biche, e spiega : Qual sovra 'l ventre e qual sovra le spalle / l'un de l'altro giacea, e qual carpone / si trasmutava per lo tristo calle. I falsatori dunque si ammucchiano l'uno sull'altro; e anche alcuni di essi, isolatamente, costituiscono una specie di mucchio sporgente dal suolo della bolgia. Pertanto pare assai probabile che D. veda le rane della sua similitudine, una volta raggiunta la sponda per scampare dalla biscia d'acqua, restringersi in sé (" s'accumula ", Landino; " s'ammucchia ", Tommaseo) e costituire in terra (a la terra, come in If III 114, ecc.) mucchietti appena sporgenti. La somiglianza tra il passo dantesco e un passo ovidiano (Met. VI 373) da alcuni additato come fonte del primo, si riduce in fondo al solo verbo considere (o consistere, come recano alcune edizioni).
È ammissibile peraltro anche una diversa interpretazione, secondo cui a la terra sarebbe complemento di s'abbica, che varrebbe " fa corpo con ", come sembrano pensare gli antichi commentatori : non il Boccaccio (" s'amonzicchia l'una sopra l'altra, ficcandosi nel loto del fondo dell'acqua, nella quale dimorano "), ma il Buti (" s'aggiugne ") e Benvenuto (" applicatur terrae "). Non accettabile l'ipotesi dello Scartazzini : " mettere la bocca in terra ".