STEINBACH, Abbazia di
Complesso abbaziale fatto erigere da Eginardo nel sec. 9° presso la città di Michelstadt (v.), in Assia (Germania).Nel 741-742 compare per la prima volta nelle fonti altomedievali la marca di Michelstadt, antico insediamento nelle immediate vicinanze del limes dell'Odenwald presso il fiume Mümling. La villa regia venne ceduta in vitalizio al vescovo Burcardo di Würzburg (Vita Burchardi) dal maestro di palazzo Carlomanno (m. nel 754). Dopo la morte di Burcardo la villa tornò nuovamente in possesso del re e nell'815 venne data da Ludovico il Pio (814-840) a Eginardo (v.; Codex Laureshamensis, I, 19), il quale nell'819 fece delimitare i confini della marca e donò l'intero territorio all'abbazia di Lorsch (Codex Laureshamensis, I, 20-21), riservandosene l'usufrutto fino alla morte. Divenuta nel 960 centro regionale dell'amministrazione del monastero (Codex Laureshamensis, I, 70), la residenza signorile di Eginardo venne riattivata nel 1073 come prepositura (cella) e dotata nel 1095 di un autonomo possedimento territoriale - in tale contesto emerge la prima citazione documentaria del sito di S., peraltro sicuramente più antico -, diventando inoltre uno dei centri della colonizzazione monastica dell'Odenwald (Codex Laurehamensis, I, 123b, 141). Dopo che l'abbazia imperiale di Lorsch ebbe perduto la propria immunità in favore dell'arcidiocesi di Magonza, Michelstadt entrò a far parte del feudo di Lorsch, affidato ai signori di Erbach, che fecero della prepositura un monastero di Benedettine nelle immediate vicinanze del loro castello di Fürstenau, edificato subito dopo il 1232.La basilica, centro della vita di Eginardo e di una comunità di chierici, venne edificata tra l'815 e l'827. Sul modello della basilica di Benedetto di Aniane (ca. 750-821), consacrata nell'817 ad Aquisgrana-Kornelimünster, l'edificio di Eginardo a S. sorse di poco spostato rispetto al centro dell'insediamento e collegato ad altri edifici. Esso consisteva in origine di una zona occidentale tripartita (forse una sorta di Westwerk), di un corpo longitudinale rettangolare a tre navate e di un'area di coro triabsidata (coro maggiore e due cori laterali più bassi), divisa dal corpo longitudinale tramite una recinzione e accessibile soltanto dalla navata mediana. L'avancorpo occidentale (Westwerk) dovette far posto a una facciata a due torri di epoca romanica (demolita nel 1587-1588) ed è attestato soltanto in pianta dalle tracce delle fondazioni; le navate laterali e il coro laterale sud vennero demoliti nel sec. 16°, mentre quello nord fu inglobato in una struttura romanica addossata. Si conserva invece la navata mediana, che, con i pilastri delle arcate in laterizio, secondo la tradizione romana, e con le originali finestre del cleristorio, si rivela ancora sostanzialmente carolingia. In parte essa conserva anche l'originaria decorazione parietale, che mostra i resti di un fregio prospettico dipinto immediatamente al di sotto del tetto a copertura piana, anch'esso databile all'epoca carolingia.Dell'area del coro nel suo complesso si sono conservati, oltre ai resti delle fondazioni del coro laterale sud, l'accesso al coro laterale nord e parti dell'abside centrale (ricostruita nel sec. 19° dopo un parziale crollo), con tracce di pittura figurativa, forse di epoca carolingia. La forma e l'aspetto dell'area del coro - contrariamente a quanto avviene per l'area occidentale - non presentano problemi di ricostruzione.Una peculiarità della basilica di Eginardo a S. è costituita dalla cripta, con impianto a corridoio a croce con terminazioni cruciformi, che venne costruita al di sopra del livello del terreno, in un'area estesa sotto il coro e sotto la navata mediana fino a metà del corpo longitudinale. All'estremità occidentale del corridoio mediano si trovano, a S e a N, due nicchie ad arcosolio che furono probabilmente pensate per accogliere i sarcofagi di Eginardo e della consorte Imma. La muratura del corridoio della cripta, voltato a botte, contiene ancora, accanto a numerosi elementi di spoglio romani, resti dell'intonaco originario.Il legame della basilica con altri ambienti del complesso architettonico carolingio (edifici claustrali, di produzione e abitativi) non è stato ancora chiarito. In epoca romanica, oltre alle trasformazioni della chiesa, può osservarsi la costruzione a N di una nuova area claustrale, alla quale appartiene un annesso a tre piani ben conservato che, come già notato, andò a inglobare il coretto settentrionale. Intorno al 1100 viene attestata per la basilica una dedicazione alla Vergine.La basilica carolingia di Eginardo è l'unico edificio ben conservato di un piccolo gruppo di edifici sacri edificati tra l'814 e l'830 e in relazione con la chiesa monastica di Aquisgrana-Kornelimünster. Il programma comune di questo gruppo rispecchia le intenzioni di Benedetto di Aniane riguardo a un'architettura sacra commisurata agli scopi religiosi e liturgici della sua riforma.Nell'827 la basilica venne consacrata con l'impiego di reliquie romane; quando Ratleik, notarius di Eginardo, al posto delle attese particole, trafugò a Roma le reliquie dei ss. Marcellino e Pietro, a S. non si poté garantire un luogo di culto che fosse adeguato alla loro importanza, così nell'828 tali reliquie vennero trasferite a Seligenstadt (Eginardo, Translatio et miracula sanctorum Marcellini et Petri), dove Eginardo fece erigere una basilica con transetto e cripta semianulare secondo il modello romano.
Bibl.:
Fonti. - Vita Burchardi episcopi Wirziburgensis, a cura di O. Holder-Egger, in MGH. SS, XV, 1, 1887, pp. 47-50; Eginardo, Translatio et miracula sanctorum Marcellini et Petri, a cura di G. Waitz, ivi, pp. 238-264; Codex Laureshamensis, a cura di K. Glöckner, 3 voll., Darmstadt 1929-1936.
Letteratura critica. - J.F. Knapp, Beiträge zur Geschichte des Klosters Steinbach, Archiv für hessische Geschichte und Altertumskunde 3, 1842, pp. 1-17; G. Schäfer, Die Einhard-Basilika bei Michelstadt im Odenwald, ZBK 9, 1874, pp. 129-145; F. Schneider, Die karolingische Basilika zu Steinbach-Michelstadt im Odenwald, Wiesbaden 1874; R. Adamy, Die Einhard-Basilika zu Steinbach im Odenwald, Hannover 1885; G. Schäfer, Kunstdenkmäler im Grossherzogthum Hessen. Provinz Starkenburg, Kreis Erbach, Darmstadt 1891, pp. 245-266; F. Behn, Die Einhards-Basilika zu Steinbach im Odenwald, Mainz a. R. 1932; O. Müller, Die Einhards-Basilika zu Steinbach bei Michelstadt im Odenwald, Seligenstadt 1937; id., Bauformen und Mauertechnik an den Bauten Einhards in Michelstadt-Steinbach und in Seligenstadt, Odenwald 20, 1973, pp. 39-50; E. Hollstein, Mitteleuropäische Eichenchronologie, Mainz a. R. 1980, pp. 121-124; H.J. Nitz, Die Siedlungstätigkeit der Lorscher Benediktiner im Odenwald, Geschichtsblätter Kreis Bergstrasse 14, 1981, pp. 5-30; H. Schefers, Einhards römische Reliquien: zur Bedeutung der Reliquientranslation Einhards von 827-828, Archiv für hessische Geschichte und Altertumskunde, n.s., 48, 1990, pp. 279-292; id., Studie zu Einhards Heiligen-und Reliquienverehrung (tesi), München 1992; W. Jacobsen, Der Klosterplan von St. Gallen und die karolingische Architektur. Entwicklung und Wandel von Form und Bedeutung im fränkischen Kirchenbau zwischen 751 und 840, Berlin 1992; Die Einhards-Basilika in Steinbach bei Michelstadt im Odenwald, a cura di T. Ludwig, O. Müller, I. Widdra-Spiess, 2 voll., Mainz a. R. 1996.