a
1. Di una preposizione non è possibile definire un valore semantico del tutto autonomo, specialmente se questa è d'uso frequente: il valore semantico di una preposizione è avvertibile soltanto in rapporto ai vocaboli con cui fa gruppo, e varia con la natura di essi.
Se da una parte la costanza di determinate realizzazioni conferisce alla preposizione una sua fisionomia semantico-sintattica, dall'altra la frequenza stessa dell'impiego tende a banalizzarla e a ridurla a puro legame grammaticale.
2. Com'è ovvio, l'uso che D. fa delle preposizioni non gli è peculiare, anzi, corrisponde a quello del suo tempo. Le particolarità che noi vi notiamo sono tali solo rispetto all'uso affermatosi più tardi e che è anche il nostro.
Per dare un quadro dei valori che la preposizione ‛ a ' assume nelle opere dantesche, non basterà fermarsi su quelle particolarità: occorrerà al contrario non trascurare le accezioni più diffuse e che, essendo rimaste identiche attraverso i secoli, appaiono più banali. Per esse, tuttavia, ridurremo l'esemplificazione al minimo rispetto al numero dei casi disponibili; mentre per alcune accezioni rare, l'elenco delle espressioni in cui si presentano sarà press'a poco completo.
3. Fin dal latino classico la preposizione ‛ a ' è capace prima di tutto di esprimere un rapporto locale. Il suo valore può essere direttivo, dopo verbi (sotto esemplificati nell'ordine: intransitivi, transitivi, riflessivi) che indicano movimento: O tu che vieni al doloroso ospizio (If V 16); Corsi al palude (Pg V 82); menommi al cespuglio (If XIII 131); direzione: per un sentier ch'a una valle fiede (X 135); questi ne 'nvïeranno a li alti gradi (Pg X 102); a la balestriera m'addrizzai (Fiore CCXXVIII 3); avvicinamento: come esso appropinqua al porto (Cv IV XXVIII 3); ne la mia cittade, a la quale io m'appresso (IV XXVIII 12); arrivo: arrivammo ad una landa (If XIV 8); e può essere locativo, dopo verbi che indicano stato: Io sono al terzo cerchio (If VI 7); come a l'orlo de l'acqua d'un fosso stanno i ranocchi (XXII 25); o azione: Tu non hai fatto sì a l'altre bolge (XXIX 7).
S'incontra parecchie volte nella Commedia e nel Fiore ‛ a ' con toponimi a indicare lo stato in luogo, dopo i verbi più vari: vissi a Roma (If I 71); cfr. IX 112 e 113, XV 122, XVI 99, XXIII 142, ecc.
Eccettuato quest'ultimo caso, la realizzazione del valore locativo di ‛ a ' è incomparabilmente meno frequente di quella del valore direttivo.
4. Il semantema che segue la preposizione (semantema terminale) può indicare, non solo luogo come negli esempi citati, ma anche persona: a' tre men rei di nostra terra / te n'anderai (Rime XCI 98); quella donna ch'a Dio mi menava (Pd XVIII 4); o situazione nel senso più lato: per essa [dottrina] sanza impedimento andiamo a la felicitade di quella immortalitade (Cv II VIII 14); e' pur convien che vada a distruzione (Fiore XCIII 14); ch'ella non caggia a merzé di persona (CXCI 13); che costei / per giovanezza mi conduca a morte (Rime XC 56-57); a la corona vedova promossa / la testa di mio figlio fu (Pg XX 58).
Il valore locale della preposizione si attenua più o meno in queste locuzioni, e la presenza di ‛ a ' finisce col diventare un fatto di pura costruzione in frasi come: Poscia che tu pervieni a così dischernevole vista (Vn XV 1); sì com'io vado / per questo loco al vero che disiri (Pd II 125); cfr. XXIII 58.
Dopo verbi di movimento, e anche dopo verbi di stato o d'azione (semantema iniziale), il valore della preposizione può essere ambiguo tra direzione e fine, o tra stato in luogo e fine, se il semantema che segue la preposizione indica azione, e l'azione è attribuita al soggetto. In Rime LXXXIII 53-54 come al furto il ladro, / così vanno a pigliar villan diletto, l'espressione al furto equivale a un infinito finale. Si confronti pure: come a lor segno, al suo servigio vanno (XCI 29); e d'altronde: propuosi di stare al servigio delle donne (Vn XIV 3).
5. La preposizione ‛ a ' forma con molti sostantivi dei sintagmi che hanno una certa fissità e autonomia e sono disponibili per l'impiego così dopo verbi di movimento come dopo verbi di stato. Ci limiteremo a un paio di esempi:
Indi venimmo al fine ove si parte / lo secondo giron dal terzo (If XIV 4); allor sarai al fin d'esto sentiero (Pg IV 94); quando s'afisser... / le sette donne al fin d'un'ombra smorta (XXXIII 109); e in senso figurato, con valore direttivo di ‛ a ' attenuato: nuovi desiderii discuopre, a lo fine de li quali sanza ingiuria d'alcuno venire non si può (Cv IV XII 9); io... al fine di tutt'i disii / appropinquava (Pd XXXIII 46);
a persona che mai tornasse al mondo (If XXVII 62); cfr. Pg V 130; pria che Beatrice discendesse al mondo (XXXI 107); le mie bellezze sono al mondo nove (Rime LXXXVII 13); Al mondo non fur mai persone ratte... (If II 109); cfr. VIII 46, XV 108, ecc.
6. Esistono sintagmi rigidi che comprendono così il semantema che precede la preposizione come quello che la segue: ‛ andare a caccia ' (If XII 57) o ‛ a la cerca ' (Pd XVI 63); ‛ correre al palio ' (Cv IV XXII 6).
A questa serie appartengono frasi in cui la preposizione costituisce un semplice legame grammaticale, perché, facendosi riferimento a eventi spirituali, non si può parlare di un valore direttivo né di un valore locativo di ‛ a ' in senso proprio: ‛ recare a mente ' (Vn XXVI 13 13, If XI 106, XVIII 63) o ‛ a la mente ' (XI 86); ‛ reducere a memoria ' (Cv I IX 2, III XII 12) o ‛ a mente ' (IV XXVI 5) o ‛ a la mente ' (IV IX 1); ‛ revocare a la mente ' (Pd XI 135); ‛ avere a mente ' (If IX 34, Pg XVIII 75) o ‛ a memoria ' (XIII 127); ‛ tenere a mente ' (Fiore X 14).
7. La natura del semantema iniziale modifica talora il valore locale di ‛ a ' in quello di prossimità e aderenza. Verbo transitivo: saranno i nostri corpi appesi, / ciascuno al prun... (If XIII 108); grattar li fece il ventre al fondo sodo (XXX 30); né pria né poi ch'el si chiavasse al legno (Pd XIX 105; la forma verbale ha valore passivo). Verbo riflessivo: là dove 'l collo a le spalle s'annoda (If XXIV 99). Participio: Ellera abbarbicata mai non fue / ad alber sì... (XXV 59). Aggettivo: propinqua al loco scemo (XVII 36).
Ma l'espressione può essere figurata o astratta, e la preposizione avere nel sintagma una funzione solo grammaticale: poi ch'ebbe la parola a sé raccolta (Pg XIV 72); Mille disiri... / strinsermi li occhi a li occhi rilucenti (XXXI 119); che la forza al voler si mischia (Pd IV 107); più al principio loro e men vicine (I 111).
8. Con un semantema seguente che appartenga alla sfera temporale, la preposizione ‛ a ' può assumere un valore temporale strettamente affine al valore locativo: dicendo a che ora mi chiamaro (Vn XXIII 31); sarebbe a li ottantuno anno di mortale corpo in etternale transmutato (Cv IV XXIV 6); la vesta ch'al gran dì sarà sì chiara (Pg I 75); La luna, quasi a mezzanotte tarda (XVIII 76); Al giorno ciaschedun si presentò (Fiore LXXVIII 9).
Si potrebbe asserire che un valore temporale analogo al valore direttivo si sviluppa, in concomitanza con quello di origine della preposizione ‛ da ', in espressioni come: che muta parte da la state al verno (If XXVII 51). Ma in frasi del tipo: Al poco giorno e al gran cerchio d'ombra / son giunto (Rime CI 1); Poscia che fummo al quarto dì venuti (If XXXIII 67); per conducermi al tempo che mi sface (Rime LXVII 9), prevale il valore direttivo: la preposizione è voluta dalla natura del verbo, e il semantema terminale equivale sostanzialmente a quelli indicanti situazione (cfr. § 4).
9. Un valore finale (analogo al valore direttivo) assume la preposizione ‛ a ' in dipendenza da verbi (intransitivi) che indicano aspirazione, desiderio, tensione, sforzo: L'anima folle, che al suo mal s'ingegna (Rime CXVI 19); Ciascuna cosa studia naturalmente a la sua conservazione (Cv I XIII 6); a certo fine bada la nostra potenza (IV XIII 8); e così pure in dipendenza da verbi (transitivi) che significano preparazione, consiglio, esortazione, persuasione, impulso: che l'acconcia a perfezione d' ordine (Cv IV XXV 13); tanto più dolor che punge a guaio (If V 3); mi fece / indurlo ad ovra... (XIII 51).
Possono precedere la preposizione aggettivi con significati analoghi a quelli dei verbi ora ricordati: aguti / ... al cammino (If XXVI 122); disïoso... a più letizie (Pg XXIX 33); presti / al tuo piacer (Pd VIII 33); visi a carità süadi (XXXI 49); o indicanti necessità, opportunità e simili: lo numero che a la nota è necessario (Cv II XI 3).
La preposizione può acquistare valore finale dopo un sintagma costituito da verbo transitivo più oggetto e formante un'unità semantica: che sfolgorando fa via a la morte (Rime CXVI 66); porre mano a lo coronamento de lo Imperio (Cv IV XXIX 2); lume v'è dato a bene e a malizia (Pg XVI 75).
10. Oltre alle funzioni di ad + accusativo, la preposizione ‛ a ' eredita quelle del dativo finale del latino classico: cui Guido vostro ebbe a disdegno (If X 63); e per fusione con la costruzione del doppio accusativo: abbiate a vil ciascuno (Rime CVI 62); e d'altronde, col verbo ‛ essere ': lo perdonare se le fosse a noia (Vn XII 13 32).
Anche: If XXII 49 a servo d'un segnor mi puose; Pg VII 42 a guida mi t'accosto.
11. Qui mettiamo, perché la preposizione ‛ a ' vi ha lo stesso valore finale, i sintagmi il cui semantema terminale è un infinito.
Il semantema iniziale può essere un verbo (intransitivo) di movimento: imaginai alcuno amico che mi venisse a dire... (Vn XXIII 6); Non corse mai si tosto acqua per doccia / a volger ruota di molin terragno (If XXIII 47); tornate a riveder li vostri liti (Pd II 4); oppure significante aspirazione, desiderio, tensione, sforzo: se io intendo solo a la sensuale apparenza riprovare (Cv IV VIII 8); ché solo a divorarlo intende e pugna (If VI 30); come colei ch'a uccider lo bada (Fiore CCX 8).
Un senso tra locale e finale si ha davanti a infinito dopo verbo di stato: che de lo stare a piangere eran vaghe (If XXIX 3). Senso più nettamente finale dopo complemento di luogo: stanno a' perdoni a chieder lor bisogna (Pg XIII 62).
Il semantema iniziale può essere un verbo transitivo indicante movimento: quelli che fosse mandato a partire una rissa (Cv I III 1); fuor le pecorelle a pascer caccia (If XXIV 15); preparazione: dispone le cose di qua giù diversamente a ricevere alcuna informazione (Cv IV II 6); consiglio, esortazione, persuasione, impulso: volontade lo mosse a pregare me... (Vn XX 1); Questo m'invita, questo m'assicura / ... a dimandarvi (Pd IV 134). Con verbo riflessivo: che ciascun sì si vada apparecchiando / a me soccorrere (Fiore CCVI 6).
Il valore finale di ‛ a ' davanti a infinito si realizza inoltre in sintagmi il cui semantema iniziale è un verbo o un'espressione verbale esprimente utilità, sufficienza, opportunità, necessità: 'l suo aspetto giova / a consentir ciò che par maraviglia (Cv III Amor che ne la mente 52); non ci basta / loco a veder (If XVIII 110); al quale intender fuor mestier le viste (Pg XXXI 15).
12. Il semantema iniziale può essere un aggettivo o un participio indicante attitudine e capacità: sufficiente... a trattare (Vn XXVIII 2); acconcio e disposto a questo divino atto ricevere (Cv IV XX 7); lingue... apprese / a dicer ‛ sipa ' (If XVIII 61); tal che fia nato a cignersi la spada (Pd VIII 146); possente / ... a sostener (XXIII 48); create a trasvolar per quella altezza (XXXII 90); e anche: a parole formar disconvenevole (If XXIV 66); ardimento e simili: presuntuoso a lodare altrui (Cv III X 9); sicure / a giudicar (Pd XIII 131); ardito / ... a sostener (XXXIII 80); attenzione: Ad ascoltarli... fisso (If XXX 130); attenti a riguardar dintorno (Pg XXII 116); risoluzione e intenzione: a calare intesa (IX 21); a... servir... / ferma (Fiore V 5); prontezza: ratto a rispondere (Cv IV XV 13); a rimembrar festino (Pd III 61); e anche: a creder lento (If XXV 46).
13. Possono fungere da semantemi iniziali sostantivi di significato analogo ai verbi e agli aggettivi che si sono visti. Desiderio, aspirazione, tensione, sforzo: baldanza... a segnoreggiare (Vn II 9); affezione a producere la creatura spirituale (Cv III XII 9); ardore / ... a divenir del mondo esperto (If XXVI 98). Esortazione e consiglio: ammaestramento e a così parlare e a così intendere l'altrui scritture (Cv I II 17); gastigamento a più non fallire (IV XXV 10). Attitudine e capacità: disposizione... a parlare (IV II 9); forte [" capacità "] a cantar (Pg XXI 126); virtute / a rilevarsi (Pd XIV 83).
Inoltre possono introdurre un ‛ a ' finale seguito da infinito sostantivi significanti causa o mezzo: a bene sperar... cagione (If I 41); via a più innanzi andare (Cv I XIII 5).
14. Dopo certi sintagmi formati da verbo transitivo + oggetto, che costituiscono un'unità semantica e sono provvisti di una relativa fissità, la presenza di ‛ a ' + infinito è in diverso grado obligatoria: Tosto che l'acqua a correr mette co (If XX 76); quella / ch'ad aprir l'alto amor volse la chiave (Pg X 42); a colorare stenderò la mano (XXII 75); a quïetarmi l'animo commosso / pria ch'io a dimandar, la bocca aprio (Pd I 86-87). Il valore finale di ‛ a ' è tanto più sensibile quanto più il sintagma in parola ha senso in sé compiuto ed è lontano dal significato del semplice verbo servile (v. § 30).
15. La preposizione ha valore finale dopo verbi transitivi come ‛ avere ' e ‛ dare ' e davanti a infinito di verbo pure transitivo, che abbia lo stesso oggetto del verbo sovraordinato: a cu' 'l diedi a guardare (Fiore XXXI 13); se vo' aveste nulla cosa a fare (CXXII 9).
Se l'oggetto viene spostato e messo in relazione con l'infinito invece che col verbo sovraordinato, o se il verbo dipendente transitivo viene sostituito da un intransitivo o riflessivo, l'espressione ‛ avere a ' finisce col significare " dovere "; ma il valore della preposizione non cambia: la pena che per me avra' a soffrire (Fiore IV 10); Non hanno molto a volger quelle ruote (Pg XXIV 88).
Accanto ad ‛ avere a ', v'è la formula ‛ essere a ': quella [opera] che fosse a fare (Cv I III 5); cintura / che fosse a veder più che la persona (Pd XV 102); e con verbo riflessivo (senza particella pronominale): molto poco tempo a volger era (Pg I 60).
Con la frequentissima espressione ‛ dare a(d) intendere ' si ha lo spostamento dell'oggetto da ‛ dare ' all'infinito dipendente: dare a intendere la sua dolcezza (Cv II VII 7); e l'oggetto può essere sostituito da una dichiarativa o da un'interrogativa indiretta: dare ad intendere che sono donne coloro a cui io parlo (Vn XLI 7); dare ad intender quanto è poco (Pd XIX 133). Il valore della preposizione resta comunque immutato.
16. La realizzazione del valore finale della preposizione ha luogo davanti a infinito, indipendentemente dalla natura del verbo sovraordinato: in altre parole, non essendo in alcun modo limitata la scelta lessicale per la frase dalla quale l'infinito preposizionale viene a dipendere, il valore finale di ‛ a ' risulta relativamente autonomo (come oggi quello di ‛ per ', che ha in gran parte sostituito ‛ a '): s'accinse e prese la scure ad aiutare (Cv IV XXVI 13); A ben manifestar le cose nove, / dico (If XIV 7).
17. È caratteristico della preposizione ‛ a ' un valore attributivo, che le deriva dall'assorbimento delle funzioni analoghe del dativo classico. Non vi sono osservazioni da fare circa l'uso attributivo di ‛ a ' con verbi transitivi raggruppabili semanticamente intorno all'idea di " dare ": con ciò sia cosa che a li poete sia conceduta maggiore licenza di parlare che a li prosaici dittatori (Vn XXV 7); infonde e rende al corpo suo de la bontade de la cagione sua (Cv III VI 11); la sua perfezione comunicare ad altri (IV XXVI 4); non rechi la vittoria al Noarese (If XXVIII 59); che frutti infamia al traditor (XXXIII 8); offerse a Santa Chiesa suo tesoro (Pd X 108); Qui andranno: li dolorosi mestieri che a le corpora de li morti s'usano di fare (Vn XXIII 10); cfr. Cv I VII 9, If XIII 151; per dare a [ " percuotere "] quel cagnone (Fiore CCVII 10).
Il verbo può essere riflessivo: Rendesi dunque a Dio la nobile anima (Cv IV XXVIII 7); e anche: a voi mi raccomando (Rime XLIX 14); cfr. CXVI 43.
Il valore attributivo della preposizione si realizza in particolare coi verbi ‛ dicendi ' (transitivi e intransitivi): temo d'avere a troppi comunicato lo suo intendimento (Vn XIX 22); dolci pomi / promessi a me per lo verace duca (If XVI 62); al mondo mortal... / questo rapporta (Pd XXI 97); fa che di noi a la gente favelle (If XVI 85); gridaro a noi (Pg IV 18). Inoltre: chiedi a lui (If XIII 81), ecc.
Si confrontino pure: a cui mi lamenti del mio male (Rime CXVI 68); di te mi loderò sovente a lui (If II 74); di lui mi richiamo a Pïetanza (Fiore VII 13).
Si collocano spontaneamente qui gli antichi costrutti: rimproverando a sé (Pg XXVI 80); Ben supplico io a te (Pd XV 85); ad alcun priega (Fiore LXXVIII 4); e anche: non adorar debitamente a Dio (If IV 38); cfr. Detto 32.
Un ulteriore raggruppamento comprende i verbi che significano " comandare " e " rifiutare ": impone a lei, cioè a l'anima mia, che... (Cv II X 11); a sua ancella iube (Pd XII 12); poi che le piacque di negarlo a me [il saluto] (Vn XVIII 4); lo dolce pome a tutta gente niega (imperativo; Rime CIV 94). Il verbo ‛ negare ', tuttavia, potrebbe essere raggruppato con quelli indicanti impedimento e divieto, e il valore della preposizione che lo segue, essere definito come di comodo o interesse.
18. Il valore di comodo o interesse è una specificazione del valore dativo. Esso è assunto dalla preposizione dopo verbi che indicano un sentimento provato o un atteggiamento preso nei riguardi di qualcuno o di qualche cosa; la posizione in cui una persona o una cosa si trova rispetto a un'altra; un avvenimento che si produce o uno stato che esiste per qualcuno:
giovare a uno è bene... giovare a molti è pronto bene (Cv I VIII 3); perché non credeano a me di lei? (II Voi che 'ntendendo 35); tale che lo largo non noccia a sé né ad altrui (IV XXVII 12); noiando e a Sicheo e a Creusa (Pd IX 98); non ringrazio / se non col core a la paterna festa (XV 84); Come discente ch'a dottor seconda (XXV 64); ch'a tutti segnoreggia (Rime CVI 68); com poca difesa / mostra segnore a cui servo sormonta! (CVI 98); Non avrebbe lo latino così servito a molti (Cv I IX 2); A. maggior forza e a miglior natura / liberi soggiacete (Pg XVI 79); per cedere al pastor si fece greco (Pd XX 57);
avviene elli a persona? (Vn XVI 7 4); se a costei non ne cale (Rime CXVI 69); Minòs, a cui fallar non lece (If XXIX 120); di lei parlare è ben ch'a lui arrivi (Pd XXIV 45); e anche: a me non dispiace se la mi lascia stare (Vn XIX 22); A te non duol de gli occhi miei? (Rime CIV 44).
In quest'ultima serie si hanno soprattutto, ma non esclusivamente, verbi impersonali: vilissimo sembra, a chi 'l ver guata, / cui è scorto 'l cammino e poscia l'erra (Cv IV Le dolci rime 38); lo villanello a cui la roba manca (If XXIV 7).
19. Il valore di ‛ a ' è il medesimo dopo molti aggettivi, che si dispongono in raggruppamenti semantici assai svariati. Alcuni hanno significato analogo a quello del primo gruppo di verbi ricordato sopra; altri indicano l'aspetto sotto cui una persona o una cosa appare a qualcuno, il sentimento che ispira, ecc.; altri rispondono all'idea di " noto ", " manifesto " o il contrario, oppure a quella di " possibile ", " impossibile ", " lecito ", ecc.:
a mostrare me non essere inreverente a la maiestade de lo Imperio (Cv IV VIII 11); né fur fedeli a Dio (If III 39); Fieramente furo avversi / a me e a miei primi e a mia parte (X 47); veggendo il cielo a te così benigno (XV 59); crucciato quasi a l'umana natura (Pg XXII 39); io, che a' suoi consigli / tutto era pronto (Pd XXIII 76);
non è convenevole a me trattare di ciò (Vn XXVIII 2); la qual cosa è... biasimevole a chi lo fae (XXVIII 2); che è tanto greve / a lor...? (If III 44); tanto è a Dio più cara e più diletta / la vedovella mia (Pg XXIII 91); sì ch'a te fia bello / averti fatta parte per te stesso (Pd XVII 68); cose / incredibili a quei che fier presente (XVII 93);
è manifesto a coloro... (Vn XXXVIII 5); quella gente a cui / fu noto il nome mio (Pd IX 94); che fa conte / l'anime a Dio (XXV 11); Il fatto a' secolari è troppo aperto (Fiore LXXXVIII 9);
questo dubbio è impossibile a solvere a chi non fosse in simile grado fedele d'Amore (Vn XIV 14); mostrato è quelle [oppinioni] riprovare a me esser licito (Cv IV X 1).
20. La preposizione ‛ a ' con valore di comodo accompagna verbi transitivi estremamente vari quanto a significato. E possibile ordinare una parte di tali verbi in raggruppamenti semantici abbastanza chiari.
Alcuni rispondono all'idea di " concedere ", " permettere ": tanto quanto al poder n'era permesso (Pg XX 126); Ad alcun altro... / consente Iddio ben truandia (Fiore CXIV 1); " condonare ", " perdonare ": a nullo amato amar perdona (If V 103); lo mal ch'avem sofferto / perdoniamo a ciascuno (Pg XI 16-17); a me medesma indulgo / la cagion di mia sorte (Pd IX 34); altri all'idea di " impedire ", " vietare ": l'entrare a tutt'altri è conteso, / fuor ch'a' messi d'Amor (Rime L 59-60); non difese / la conoscenza süa al mio 'ntelletto (If XV 28); cfr. Fiore XLV 9 e 12; sarà in pergamo interdetto / a le sfacciate donne fiorentine / l'andar mostrando con le poppe il petto (Pg XXIII 101); " togliere ", " sottrarre " e simili: colui che la gran preda / levò a Dite (If XII 39); notte né sonno a voi non fura / passo (Pg XXX 104); traendo a la rocca la chioma (Pd XV 124).
Con verbi transitivi rispondenti all'idea di " preparare " può essere unito, oltre che un ‛ a ' finale, anche un ‛ a ' con valore d'interesse: lo sguardo di questa donna fu a noi così largamente ordinato (Cv III XIV 13); al suo nome il mio disire / apparecchiava grazïoso loco (Pg XXVI 137); in questo luogo eletto / a l'umana natura per suo nido (XXVIII 78); la virtù ch'a ragion discorso ammanna (XXIX 49).
Altri verbi accompagnati da ‛ a ' con valore di comodo si raccolgono naturalmente intorno all'idea di " aprire ", " chiudere ", "mostrare ", " celare ": quello che io volea del tutto celare ad altrui (Vn IV 1); coloro a cui mi piace che ciò sia aperto (XXXVIII 5); a lei manifesta / quel che tu se' (Rime CVI 156); quanto converrassi / quelle scovrire a la tua vista rude (Pg XXXIII 102); Tal vero a l'intelletto mio sterne / colui (Pd XXVI 37); e si veda ancora If X 20, XX 31, Pd XII 51.
Vi sono peraltro espressioni che non è possibile collocare in un raggruppamento semantico: Togli, Dio, ch'a te le squadro (If XXV 3); la conocchia / che Cloto impone a ciascuno e compila (Pg XXI 27); a li occhi temperava il nuovo giorno (XXVIII 3); fa dolce tintinno / a tal da cui la nota non è intesa (Pd XIV 120).
21. La preposizione ‛ a ' con valore di comodo può seguire un sintagma formante un'unità semantica e costituito da un verbo di significato generico, come ‛ avere ' o ‛ dare ', e da un sostantivo, per lo più astratto, come ‛ amore o ‛ fede '. Tale sostantivo può indicare un sentimento o un atteggiamento del soggetto, oppure il risultato e l'effetto su altri di un atteggiamento o di un'azione del soggetto. Per il primo tipo citeremo: amore hanno a la memoria di costoro (Cv IV XI 14); ruppe fede al cener di Sicheo (If V 62); del suo voler li angeli tuoi / fan sacrificio a te (Pg XI 11); per il secondo: a tutte mie virtù fu posto un freno (Rime LXVII 63); danno colpa a la materia... o vero a lo strumento (Cv I XI 11); colui / che al giudicio diz'in passion comporta (If XX 30); in che si paga il fio [" il compenso "] / a quei che scommettendo acquistar carco (XXVII 136); render lode / a quel Segnor (Pg XXI 72).
22. Dopo gli studi del Norberg, si sa che l'‛ a ' che, nella fase antica della lingua, si unisce ai verbi causativi e di percezione, ha valore dativo ed è in relazione diretta col verbo causativo o di percezione, e non con l'infinito che ne dipende. La costruzione è limitata ai casi nei quali l'infinito è quello di un verbo transitivo accompagnato dal suo oggetto (raramente senza oggetto espresso):
volle fare intendere le sue parole a donna (Vn XXV 6); a alcuno illitterato avrebbe fatto lo comento latino transmutare in volgare (Cv I X 10); a' lor vassalli / fanno attuffare in mezzo la caldaia / la carne (If XXI 55); fer dispregiare a me tutte altre sette (Pg XXII 87); un casser fort'e bello... / fece murare a' mastri più sovrani (Fiore XXVIII 7); e anche: a l'anima gentil fa dir: ‛ Merzede ' (Rime LXXX 10); fanno a li altri male giudicare (Cv I IV 8);
de lo desiderio a cui... s'avea lasciato possedere (Vn XXXIX 2); che non si lascia vincere a disio (Pd XIX 15);
Amor sente a Pietà donne chiamare (Vn VIII 5 3); sentendomi levare dal pensiero del primo amore a la virtù di questo (Cv II XII 8); sentendo fender l'aere a le verdi ali (Pg VIII 106);
per lo pianto che vedeano fare a questa (Vn XXIII 12); vid'io quello strazio / far di costui a le fangose genti (If VIII 59); cfr. XXII 77-78, Pg XXXII 96, Pd XVIII 108.
23. È esclusivo del Fiore un uso francesizzante di ‛ a ' in dipendenza da sostantivo per indicare appartenenza: CXLI 1 la camera a la donna mia; CCVI 2 l'oste al Die d'amor.
In tutte le opere ‛ a ' è invece usato per indicare parentela: Rime CIV 35 son suora a la tua madre; Pd XXVI 93 a cui ciascuna sposa è figlia e nuro; dove però il complemento introdotto da ‛ a ' è in relazione con la presenza del verbo ‛ essere '; mentre l'unico esempio del Fiore rientra nella serie precedente: XV 12 la madre al Die d'amore / faccia a Bellaccoglienza pregheria.
All'infuori del caso ora ricordato, anche l'uso di ‛ essere ' + ‛ a ' per indicare possesso, nell'unico esempio di Rime XCVI 2 del signor a cui siete voi ed io, è piuttosto un gallicismo che un latinismo (in Cv III XV 7 con ciò sia cosa che 'l naturale desiderio sia a l'uomo di sapere, ‛ a ' dipende da ‛ naturale ').
24. Oltre ai valori esaminati, si possono attribuire alla preposizione ‛ a ' alcuni valori che appaiono meno autonomi in quanto meno frequentemente espressi. Il meglio strutturato è quello modale, in locuzioni che indicano la maniera di compiere un'azione, di comportarsi, di essere. Il sintagma ‛ a ' + sostantivo (senza articolo) tende in parecchi casi a fissarsi in formula (si confronti ‛ a pena ', ‛ a punto '); ma dove questo non avviene, la preposizione ‛ a ' viene in progresso di tempo sostituita dalle preposizioni ‛ con ' o ‛ in ': ragionando a grande agio meco (Rime LXXII 7); andiamo a maggior fretta (Pg VI 49); le labbra a fatica la [la voce] formaro (XXXI 33); ad alte grida / disposò lei (Pd XI 32); comandò che l'amassero a fede (XI 114); sopravendono a credenza (Fiore CXXIV 10).
Esistono frasi a due elementi, un sostantivo e un aggettivo o participio, nelle quali determinante per il senso non è il sostantivo, ma l'aggettivo o participio: venia / ... a capo chino (Vn IX 10 8); a gran passi sen gì (If XXIII 145); dov'e' le tramutò a lume spento (Pg III 132). Può trattarsi anche di un elemento generico fisso (‛ modo ', ‛ guisa ', ecc.), e di un elemento specifico variabile cui è affidato il significato dell'insieme: a tale imagine eran fatti quelli (If XV 10); A sua maniera ti mantien (Fiore LXIV 1).
Con l'articolo si presentano poche espressioni in cui è compreso un superlativo relativo: al peggio / oltre la gran sentenza non può ire (Pg X 110); o che sono gallicismi: a l'avvenante [" in proporzione "] caro il ti terrai (Fiore CLXXIV 13).
25. È molto vicino a quello modale il valore che la preposizione assume davanti a semantema indicante misura, parte di un tutto, ecc., e che è stato proposto di chiamare ‛ mensurale '. Il sintagma compare per lo più raddoppiato: levare a grano a grano lo formento (Cv IV XXIX 11); troncandosi co' denti a brano a brano (If VII 114); cfr. XIII 128; s'elli stanchi li altri a muta a muta (XIV 55); chi 'l pesasse a oncia a oncia (Pd IX 57); e anche: cantando ‛ Miserere ' a verso a verso (Pg V 24).
26. Può essere incluso nel quadro generale dei valori modali di ‛ a ' un tipo che indica più particolarmente qualità. L'elemento iniziale non è un verbo ma un sostantivo: la fiera a la gaetta pelle (If I 42); l'alta torre a la cima rovente (IX 36); la lonza a la pelle dipinta (XVI 108); Le donne e le pulzelle al chiar visaggio (Fiore LXXXVI 5). Si tratta di uno scoperto gallicismo sintattico, come confermano i gallicismi anche lessicali che compaiono in alcune delle espressioni citate. Oggi nelle locuzioni corrispondenti si avrebbe la preposizione ‛ da '.
27. La preposizione ‛ a ' possiede un valore strumentale che nella lingua antica si attua con relativa frequenza. Tale valore, tuttavia, non appare bene individuato e autonomo, in quanto da una parte vi è sempre compenetrato un valore modale, dall'altra le realizzazioni sono per lo più limitate a una serie non ampia di locuzioni avverbiali.
Espressioni come le seguenti indicano insieme il mezzo e il modo in cui si compie un'azione: a forza ti convien torre l'altrui (Rime LXXVII 4); cfr. If XIX 56; hai raunato e stretto ad ambo mano / ciò... (Rime CVI 83); cfr. If V 68, Pg V 99; s'elle comandassero a voce (Cv I VII 11); marmo lavorato ad iscarpello (Fiore XXVIII 8); ad amo / ... non m'ha crocco (Detto 364). Fuori di formula: cadere ad una scesa (detto di acqua, If XVI 101); cfr. Pg I 108; a più angusto vaglio / ti conviene schiarar (Pd XXVI 22). Caso particolare, in relazione con la natura del verbo: commutare li presi cartaginesi a sé e a li altri presi romani (Cv IV V 14).
Accade che il valore di ‛ a ', oltre che come strumentale, si possa interpretare come locale: forbendola [la bocca] a' capelli / del capo (If XXXIII 2); e che in certe espressioni, meglio che mezzo, ‛ a ' indichi aderenza, contiguità, ecc. (cfr. § 7): quei che più n'ha colpa / vegg'io a coda d'una bestia tratto (Pg XXIV 83); prendergli a' gheroni e a la gala (Fiore CLXVII 12).
Una sfumatura strumentale di ‛ a ' è riconoscibile talora davanti a infinito: l'uccel ch'a cantar più si diletta (Pg XVII 20); se 'l Figliuol di Dio / non fosse umilïato ad incarnarsi (Pd VII 120); Megli'amo stare davante adorando / ched i' a lavorar m'affaticasse (Fiore CXX 8).
28. Ancora meno autonomo del valore strumentale di ‛ a ' è il suo valore causale. Vi è intanto un'oscillazione tra l'uno e l'altro, in relazione con elementi del contesto. Se il valore strumentale prevale dopo verbo transitivo: per affaticare lo viso molto a studio di leggere (Cv III IX 15; l'edizione Busnelli-Vandelli ha virgola dopo molto); Io volsi Ulisse... / al canto mio (Pg XIX 23); e quello causale dopo verbo intransitivo o mediale: perché a poco vento così cadi? (Pg XII 96); cfr. XXXI 71-72; Pd XVI 28, XXXIII 65; virtù ch'a troppo si confonda (Pg VIII 36); al cui fare, al cui dire / lo popol disviato si raccorse (Pd XII 44); il senso è ambiguo in altri casi: come facean lor levar le berze / a le prime percosse! (If XVIII 38); come al fanciul si fa ch'è vinto al porme (Pg XXVII 45).
Un valore causale compenetrato con un valore locativo si deve riconoscere in espressioni come: a la pioggia mi fiacco (If VI 54); si fe' prima corusca / quale a raggio di sole specchio d'oro (Pd XVII 123); così la neve al sol si disigilla (XXXIII 64).
L'oscillazione è tra senso causale e senso temporale quando nel sintagma entra un semantema che si riferisce a parola, suono, e anche vista: tal divenn'io a le parole porte (If XVII 88); cfr. Pg XXXII 77, Pd X 58; come la ch'al romore è desta (If XXIII 38); Al suon di lei [della voce] ciascun di noi si torse (Pg IV 100); cfr. V 7, XXX 62, Pd XVIII 7; tal era io a quella vista nova (XXXIII 136).
Il valore causale è netto per es. dopo verbi ‛ affectuum ': Io son essa che lutto, / madre, a la tua pria che a l'altrui ruina (Pg XVII 39); cfr. XXI 6; congratulando a lor pasture (Pd XVIII 74). È chiaro che la specificazione di tale valore è assunta dal verbo.
29. Oltre ai valori indicati, se ne individua, in alcuni sintagmi formati con ‛ a ', uno che si potrebbe chiamare ‛ di relazione ' o ‛ limitativo '. Sebbene scarsamente perspicuo e autonomo, esso è riconoscibile in taluni tipi di realizzazioni.
La preposizione può infatti indicare una proporzione o una relazione tra due termini e avere press'a poco il significato di " rispetto a ".
Ciò avviene dopo aggettivi: povero mi parea lo servigio e nudo a così distretta persona (Vn XXXIII 1); sottile a così alta cosa (Rime XC 36); ogni stabilitade d'animo essere a quella [ virtù] mutabile (Cv III I 12); a tanta materia [il suono de lo dittato] non conviene essere leno (IV II 13); 'l tempo saria corto a tanto suono (If XV 105); cfr. Pg XI 107-108, XXX 137, Pd XIX 50, XXXIII 107 e 122; anche: al cantar di là non siate sordi (Pg XXVII 12); dopo un sostantivo contenente l'idea di " ordine ", " disposizione " e simili: l'ordine d'una cosa ad altra (Cv IV VIII 1); dopo verbi come ‛ essere ', ‛ aversi ', ‛ parere ': con ciò sia cosa che lo nostro intelletto s'abbia a quelle benedette anime sì come l'occhio debole a lo sole (Vn XLI 6); a che niente par lo paradiso (Rime LXVIII 28); avvegna ch'io fossi al dubbiar mio lì quasi vetro a lo color ch'el veste (Pd XX 79-80); cfr. XXI 11.
In altri casi, e ancora dopo aggettivo e dopo verbo, la preposizione indica una restrizione e significa " quanto a ".
Dopo aggettivo, il semantema terminale è assai raramente un sostantivo: povera... a panni ed a cintura (Rime CIV 36); legno dolce al gusto (Pg XXXII 44); assai di frequente un infinito: agevole a vedere (Cv II XI 5); forte ad intendere (IV XXI 6); a veder care (Pg X 99); a sentir di... aspro pelo (XVI 6).
Il valore limitativo di ‛ a ' si realizza pure dopo verbi come ‛ parere ', ‛ conoscere ' e sinonimi.
Spesso il semantema terminale è un sostantivo: Tu risomigli a la voce ben lui (Vn XXII 13 3); com'a la vista voi ne dimostrate (XL 9 4); a l'abito ne sembri / essere alcun di nostra terra prava (If XVI 8); Costui par vivo a l'atto de la gola (XXIII 88); sì che pare a' lor vivagni (Pd IX 135); alcun ch'al fatto o al nome si conosca (If XXIII 74); cfr. Pg XXXIII 72; mai non l'avrei riconosciuto al viso (XXIII 43); se forse a nome vuo' saper chi semo (XXVI 89); assai più raramente un verbo: Qual pare a riguardar la Garisenda (lf XXXI 136).
Sintagmi rigidi di valore limitativo sono: Rime XXI 7 al mio parere; cfr. Pd XXII 17, Fiore XCIV 4, CXIII 3; Cv IV XXIX 7 al mio giudicio, e simili, inseribili in qualunque contesto.
30. Mentre nei costrutti esaminati fin qui la preposizione ‛ a ' si presenta con un valore semantico più o meno autonomo, in altri essa è ridotta a puro legame grammaticale, privo di significato particolare.
Un tipo raro presso D. è costituito da sintagmi in cui ‛ a ' + infinito indica le circostanze nelle quali si verifica ciò che è detto nella sovraordinata: Quali... / si fer due figli a riveder la madre (Pg XXVI 95). Qui andrà registrato il passo di Rime XCI 3 ch'io non posso durare / lungamente a soffrire.
Dall'infinito finale deriva l'introduzione di ‛ a ' davanti a un infinito soggettivo: Cv I VII 3 era impossibile ad essere obediente; If XXX 36 non ti sia fatica / a dir chi è; Pd XXXIII 123 che non basta a dicer ‛ poco '; Fiore XC 6 me' val a chitarli; CXCIV 5 sì che seria legger' a far mercato; fenomeno che ha riscontro in autori trecenteschi, ma che non è generale.
Dal fatto istituzionale della costruzione con ‛ a ' di certi verbi servili, per es. ‛ cominciare ', deriva l'introduzione di ‛ a ' dopo qualche verbo di solito seguito dall'infinito semplice: sì ch'io ardisco a far... / la novità (Rime CII 64); cfr. Cv IV XIX 6.
Notiamo da ultimo il comparire di ‛ a ' davanti a infinito con verbi coi quali si è fissato in seguito l'impiego della preposizione ‛ di ': sostenette... a intrare (Cv IV XXVI 9); ho perduto / a veder l'alto Sol (Pg VII 26); promisi... a sofferir sua pena (Fiore V 2).
La parte sintattica sarà sviluppata in Appendice, nella trattazione sulle strutture grammaticali del volgare di Dante. V. colà anche la bibliografia.