APOLLONIA, 2° (v. vol. I, p. 480)
L'approfondimento dello studio del muro di cinta (che racchiudeva una superficie di 147 ha) consente di individuare, nella struttura arcaica in grandi blocchi squadrati, due successivi interventi: un grande bastione del IV sec. a.C., a rinforzo del tratto E, la cui tecnica costruttiva (blocchi squadrati nella parte inferiore, blocchetti minori nella parte superiore) è stata confrontata con quella delle mura di Velia (v.), e l'aumento del numero delle torri nell'ultimo venticinquennio del III sec. a.C., realizzato probabilmente per fronteggiare il pericolo macedone.
Si è anche ampliata l'indagine sulla zona dell'acropoli, dove era il tempio dedicato presumibilmente ad Apollo: si è individuata così l'agorà, in cui sono riconoscibili varie fasi costruttive, con muri di terrazzamento e con stoài. La più lunga di queste ultime (75 m), larga 12 m, era a due piani (quello superiore con balaustre), divisi in due navate; nelle colonne e nei pilastri, la cui forma e la cui dimensione erano alquanto varie, erano impiegati gli ordini dorico e ionico.
Sul pendio NO della stessa altura è un ninfeo del III sec. a.C. (abbastanza ben conservato, in quanto fu ricoperto da un crollo del II sec. a.C.), provvisto di due bacini e decorato da un ordine dorico di 5 colonne e 2 pilastri: interessante è anche il sistema di canali con cui si raccoglievano le acque provenienti da alcuni corsi d'acqua dei dintorni.
Ulteriori studi sul teatro, nella parte O della città, hanno consentito confronti con il teatro di Byllis (v.), soprattutto per quanto riguarda il colonnato dell'edificio scenico, nella fase pertinente al III sec. a.C.
Si può anche proporre qualche osservazione sull'evoluzione della forma delle sepolture. Nel VI-V sec. a.C. prevalgono i tumuli che ospitano sarcofagi, destinati presumibilmente a ricche famiglie private; nel IV-III sec. prevalgono invece le tombe a camera; fra III e I sec. a.C. si afferma il rito dell'incinerazione, con deposizione in urne o in casse di pietra.
Per quanto riguarda le arti figurative, altre opere si possono aggiungere a quelle già citate (v. vol. I, p. 482): un rilievo arcaico con amazzonomachia, proveniente dal Tempio di Apollo; per il periodo classico, la testa di Hera esposta al Louvre; per l'età ellenistica, soprattutto le stele funerarie.
Fra queste, si possono ricordare quelle (conservate ad A. stessa) con raffigurazione di Artemide, e con una scena assai complessa di discesa agli Inferi; oppure (quella conservata a Tirana) che presenta, in tre registri sovrapposti, tre variazioni sul tema del congedo.
Nella monetazione, è testimoniata dapprima (IV sec. a.C.) una ripresa di tipi corciresi (mucca con vitello) in emissioni di argento (tipi che peraltro si ripetono fino al I sec. a.C.). Successivamente, si inizia a coniare (a partire dall'inizio del III sec. a.C.) bronzi con testa di Apollo e lira, seguiti da tipi raffiguranti Artemide e tripode, Dioniso e cornucopia, Apollo e obelisco, Atena e aquila.
In età imperiale romana, sono degne di nota alcune risistemazioni monumentali. Oltre che nel Monumento degli Agonoteti, o meglio bouleutèrion (in occasione della cui inaugurazione dice l'epigrafe - si svolsero giochi gladiatori con l'impiego di 25 coppie di combattenti) e nell'Odeon (v. vol. I, p. 481), che subisce alcune modifiche, troviamo tracce di questa rinnovata attività edilizia in un arco onorario, in un edificio identificato sia pur dubitativamente come biblioteca, e in un tempio dedicato a Diana. Le ricerche si sono concentrate sulle case private, le quali appaiono inserite in un sistema urbanistico originale (probabilmente già tracciato in età ellenistica), con isolati di 60 X 120 m: l'abitazione più grande è articolata attorno a un peristilio con fontana, e alcune delle stanze più importanti (nella parte E) sono decorate da mosaici (p.es. Achille e Pentesilea).
Per quanto riguarda la scultura, si segnalano alcune belle copie di età giulio-claudia e flavia (p. es. una testa virile di stile rodio), nonché qualche bel ritratto (come quello di Billia, di età adrianea, proveniente dalla necropoli). Altre opere di notevole qualità risalgono all'epoca degli Antonini e a quella dei Severi: un Demostene, un Caracalla, il c.d. Grande Magistrato e così via. Le monete del I sec. a.C. continuano a usare tipi tradizionali (Apollo e Ninfe negli argenti, Apollo e obelisco nei bronzi) con legende in lingua greca; nel I-II sec. d.C. compaiono ritratti imperiali e varî simboli associati con il nome della città.
Del periodo tardoantico restano poche tracce (la città dovette, in notevole misura, perdere di importanza); si è però individuata (pur senza ancora intraprenderne lo scavo) una basilica, di dimensioni apparentemente cospicue.
Bibl.: H. Ceka, Problèmes de numismatique illyrienne, Tirana 1972; N. Ceka, Apolonia e Ilirisë («Apollonia d'Illiria»), Tirana 1982; V. Dimo, Germine të reja ne murin rrethues të Apolonisë («Nuovi scavi delle mura di Apollonia»), in Iiiria, XIV, 1, 1984, pp. 199-208; P. Cabanes, Nouvelles inscriptions d'Albanie méridionale, in ZPE, LXIII, 1986, pp. 137-155.
Sulla stoà: A. Baçe, N. Ceka, Shetitoret e perindhës qytetare ilire («Le stoài del periodo urbano in Illiria»), in Monumentet, XXII, 2, 1981, pp. 5-54. -
Sul teatro: A. Mano, B. Dautaj, Teatri antik i Apolonisë («Il teatro antico di Apollonia»), in Iliria, VII-VIII, 1977-1978, pp. 275-281; A. Mano, Teatri i Apollonisë («Il teatro di Apollonia»), ibid., XII, 1, 1982, pp. 191-198.
(Ν. Ceka)