PELLA, 1° (v. vol. VI, p. 16)
Gli scavi, ripresi nel 1974 e condotti dall'Eforia di Edessa in collaborazione con la Società Archeologica di Atene e l'Università di Salonicco, sono continuati sino al 1990. Le più importanti scoperte hanno interessato l'area centrale, dove sono localizzati l’agorà e il Santuario di Cibele e Afrodite, e la collina che domina da Ν l'abitato, sulla quale è stata quasi completamente esplorata l'immensa area del palazzo, quivi localizzato negli anni '60.
Il motivo di maggiore interesse di queste nuove indagini è senza dubbio costituito dalle acquisizioni topografiche che hanno portato alla ricostruzione dello schema urbano e all'individuazione delle principali aree funzionali. È stata infatti appurata l'esistenza di un reticolo stradale ortogonale (strade N-S 6/6,20 m, E-O 9 m e dalla lunghezza variabile compresa tra in, 125 e 150 m).
Pur non conoscendosi con precisione i limiti dell'abitato, di cui sono sinora noti venticinque isolati, la scoperta di tratti di fortificazione sia a Ν sia a S della zona archeologica, comprendenti anche l'acropoli, e la presenza di un'estesa area sepolcrale risalente al IV-III sec. a.C. a E dell'area di scavo consentono di stimare in c.a 20 ha l'estensione minima della città. L'acropoli e il palazzo, delimitati a E e O dall'asse di due strade N-S di larghezza maggiore rispetto a tutte le altre (9 m), risultano perfettamente inseriti nella griglia urbana; l’agorà, posta all'incirca al centro dell'abitato e all'interno dell'area delimitata dalle due citate arterie, è attraversata dal maggiore asse viario E-O della città (largh. 15 m), corrispondente al tratto urbano della βασιλική όδός (poi via Egnatia). Di particolare interesse la circostanza che l'asse centrale longitudinale del palazzo risulti allineato all'estremità O dell'agorà e divida lo spazio compreso tra le due principali strade N-S in due zone all'incirca coestese, delle quali l'orientale occupata dalla piazza attualmente visibile. Sulla scorta dei dati di scavo è stato proposto di riconoscere in questa l’άγορά ἐμπορική e del pari di localizzare, secondo la teoria aristotelica, nella metà occidentale la ἐλευθέρη αγορά, i cui indizi sono dati dai numerosi materiali architettonici che l'area restituisce.
In base alle precedenti osservazioni, alle quali dobbiamo aggiungere anche l'andamento parallelo assunto dai tratti Ν e S della cinta muraria, si può supporre l'esistenza di un originario e unitario progetto urbanistico, il cui impianto è stato connesso, con una certa verosimiglianza, all'attività di Archelaos, al momento del trasferimento della capitale da Aigai (v.) alla fine del V sec. a.C. (Thuc., II, 99, 4; 100, 4); all'impresa da quest'ultimo promossa avrebbero successivamente atteso i monarchi macedoni nel corso del IV e del III sec. a.C. sino al suo completamento a opera di Filippo V (fine III sec. a.C.). Queste linee di sviluppo, che si armonizzano con le scarse notizie desumibili dalla tradizione letteraria, risultano confermate e arricchite dalle indagini archeologiche.
L'esistenza del reticolo urbano alla fine del IV sec. a.C. è assicurata, oltre che dalla datazione delle splendide dimore scavate negli anni '60, site immediatamente a ridosso del limite S dell'agorà, anche dalle numerose strutture murarie esplorate durante scavi di emergenza effettuati in seguito alla costruzione di un grande canale per il deflusso delle acque piovane del moderno villaggio di P.; indicazioni concordi provengono dai risultati delle indagini nella zona SO dell'abitato, dove sono venuti alla luce resti di case risalenti alla fine del IV sec. a.C., tra le quali spicca la casa c.d. degli intonaci (o «degli stucchi» settore IV, 2), e infine dalla datazione della porta urbica rinvenuta nel 1985 a S dell'agorà.
Non mancano tuttavia resti risalenti alla prima metà del IV sec. a.C., pertinenti sia ad abitazioni private (prima fase «Casa degli intonaci») sia a edifici pubblici (òìkoi in località Kanali), il cui orientamento rispetta la pianta ippodamea. La complessità della storia urbanistica di P. è inoltre evidenziata dalla scoperta di un sepolcreto (centocinque tombe), di V-IV sec. a.C. immediatamente a E dell'agorà stessa, nonché dalla datazione alla metà del II sec. a.C. di alcune strutture abitative (settore IV, 2 «Casa a pastàs»). Pur in considerazione della provvisorietà dei risultati sinora editi, l'ampiezza dell'arco cronologico illustrato da queste scoperte sembra riferibile con una certa affidabilità a un progressivo accrescersi della struttura urbana secondo linee pianificate alla fine del V o all'inizio del IV sec. a.C.
Il grandioso palazzo, non ancora completamente esplorato (scavi 1957-1962; 1981-1990), copre un'area di 60.000 m2 e consta di tre unità architettoniche dagli assi longitudinali paralleli, precedute a S da un ampio fronte porticato dorico (lungh. 156 m) interrotto circa alla metà da un pròpylon monumentale in blocchi isodomi, pure dorico (largh. 15 m; in facciata sei colonne di diam. 1,20 m, sui lati E e O tre colonne o pilastri), dal quale si accede sia al porticato frontale sia al corridoio tra le unità centrale e orientale. La prima, caratterizzata da spazi aperti, presenta la successione di due cortili di uguali dimensioni (50 x 50 m), con peristilio e stoài (profondità 6 m) di ordine dorico, separati da una grande aula, probabilmente coperta, larga quanto i cortili; inoltre tutto l'angolo NE del cortile settentrionale è occupato dai «Grandi Bagni», complesso di ambienti collegati da corridoi e aperti su una corte centrale con grande vasca, al di sotto dei quali si trova una sala ipostila (9,10 x 13 m) con cisterna centrale (9,50 x 1,50 x 2,60 m). La seconda delle citate unità, che nella planimetria maggiormente rispecchia quella delle abitazioni private, ripete la successione dei due cortili colonnati (35 x 30 m) sui quali si aprono vani di servizio ed esedre, talvolta con facciata ionica e forse su due piani. La zona occidentale è occupata da un immenso peristilio dorico circondato da stoài (dimensioni attuali 70 x 80 m), probabilmente mai completato, nella cui metà Ν furono in una seconda fase costruiti alcuni ambienti di servizio. A Ν di quest'ultima, infine, si trovano i «Piccoli Bagni» affacciati su un'ampia corte. Il complesso, che sembra basarsi su un modulo di 100 piedi per l'asse N-S e di 50 x 200 per quello E-O, deve probabilmente datarsi tra la fine del IV e l'inizio del III sec. a.C., nonostante la presenza nel settore centrale di mura risalenti alla prima metà del IV sec. a.C.
Non meno impressionante è l'agorà (261,70 x 238 m) che occupa lo spazio di dieci isolati e interrompe il reticolo viario a Ν e a S con accesso pedonale tramite scale site agli angoli, mentre a E e O porte monumentali regolano l'ingresso, consentito a carri e pedoni, dalla platèia maggiore (la già menzionata Βασιλική όδός). L'asimmetrica partizione della piazza da parte della platèia, la presenza nell'area immediatamente a S del porticato meridionale di cinque piccoli isolati, che forse occupano spazi di risulta, e il rinvenimento di strutture edilizie precedenti quelle attualmente visibili costituiscono altrettanti indizi dell'esistenza di molteplici fasi architettoniche dell'agorà che nello stato attuale mostra un rifacimento dell'impianto dell'età di Filippo V (ultimo quarto del III sec. a.C.), databile tra la fine del II e gli inizi del I sec. a.C. L'area scoperta è circondata sui quattro lati da stoài (profondità 6 m) con colonne doriche sul lato meridionale, pilastri su quello settentrionale, trabeazione lignea con copertura laconica (tegole con bollo πελλης e βαςιλικος). Alle spalle del porticato trovano posto tre o quattro ambienti rettangolari, forse su due livelli, due dei quali comunicanti (sistema prothàlamos/thàlamos) e aperti verso la piazza, gli altri invece prospettanti sulle strade intorno all'agorà. La monotona successione di tali vani, interrotta solo dai varchi di accesso, presenta variazioni soltanto sul lato settentrionale dove, nell'ala orientale, è posta una fontana semicircolare probabilmente decorata da sculture, alcune delle quali maggiori del vero, mentre nell'ala occidentale si trova un'esedra semicircolare (diam. 14,50 m) da cui provengono resti di sculture monumentali in marmo (trofeo, aquila). L'improvvisa distruzione del complesso, avvenuta per terremoto alla fine del primo decennio del I sec. a.C., ha straordinariamente preservato gli arredi mobili consentendo di identificare nelle stoài E, O e S la sede di officine coroplastiche (statuette e matrici, forni), ceramiche (centoventicinque matrici di coppe megaresi, matrice di coppa con Ilioupèrsis), metallurgiche (scorie di ferro e bronzo) e, concentrate nel portico meridionale, botteghe per carne, pesce e vino (anfore adriatiche, tasie, coe, rodie, cnidie e locali del «gruppo Parmenides»). I reperti del lato settentrionale della piazza sembrano invece riservare a questa zona una funzione ufficiale: infatti, in aggiunta alla già ricordata presenza della fontana monumentale e dell'esedra con decorazione scultorea, particolarmente degni di nota sono i numerosi frammenti di tabulae ansatae, iscrizioni (una recante il nome di sei magistrati), sigilli per papiro esplicitamente riferiti a magistrature civiche (πελλ[ης] πολιταρχ[ων]), nonché alcune basi di statue e frammenti bronzei pertinenti a figure umane ed equine identificabili con certezza come monumenti onorari. Un importante ufficio pubblico è infine localizzabile nell'angolo SO dell'agorà dove è sito un'edificio con peristilio a doppio ordine (dorico e ionico) dal quale provengono, oltre a due erme marmoree di Hermes, materiali attribuibili a un archivio (sigilli di terracotta e per papiro: π ελλησ εμποριον).
Un enigmatico impianto architettonico, plausibilmente di carattere pubblico, è stato scavato (1964; 1984-87) nell'area SO della città in località Kanali, presso una delle principali arterie N-S. Trattasi di un grande peribolo circolare con zoccolo in pietra (diam. 30,50 m; spess. muro 0,60 m) sul quale si aprono a NE, NO e SO tre ambienti circolari (diam. 5,80 m). Nel terzo, preceduto da uno stretto corridoio rettangolare, furono rinvenuti due mosaici policromi in ciottoli: uno fitomorfo, l'altro, situato nel corridoio, con grifo e pantera che aggrediscono un cervo. Il complesso, del quale si ignora la funzione, risale alla fine del IV sec. a.C. e fu preceduto da una serie di òikoi inseriti nell'impianto ortogonale della città e databili alla prima metà del IV sec. a.C.; successivamente (III sec. a.C.) il peribolo circolare fu sostituito da una piazza rettangolare sulla quale si aprivano gli edifici circolari minori.
Notevole è l'incremento apportato dalle esplorazioni sistematiche al panorama dei culti praticati a Pella. All'incirca sull'asse dell'agorà, e immediatamente a Ν del porticato settentrionale di questa, è stato scoperto (1980-1985) un importante santuario esteso per circa la metà di un isolato. Una stoà (274 m) divide orizzontalmente il complesso in due zone: una meridionale dove si trova un sacello (9,10 x 3,40 m) in antis, con tràpeza (lignea?) all'interno della cella, affiancato a E, O e S da ambienti di servizio. Dalla stoà centrale si accede a un grande vano di destinazione simposíaca (come rivelano i trovamenti ivi effettuati: fulcrum, cratere, spiedi bronzei, vasi potori fìttili) al di là del quale due insiemi architettonici di imprecisata funzione si articolano intorno a due cortili, dei quali quello occidentale dotato di un altare litico al centro. Il santuario, fondato alla metà c.a del III sec. a.C. e distrutto all'inizio del I a.C., è attribuito al culto di Cibele in base al ritrovamento di due stele in forma di naìskos effigiami la dea e di una dedica alla Μήτηρ Θεών, alla quale numerose statuine fittili consentono di associare anche Afrodite ed Eros, pur non mancando alcune rappresentazioni di Atena.
Alla periferia NE della città antica (nei pressi del villaggio di Palaia Pella), forse ancora all'interno del circuito murario, è stato individuato il Thesmophòrion di Pella. Un ampio períbolo circolare in blocchi (diam. 10,20 m; alt. conservata 1,20 m) delimita un'area ipetrale ipogeica, con accesso dall'alto mediante rampe, sul cui piano roccioso sono stati rinvenute c.a venti cavità (circolari e rettangolari), inequivocabilmente dei mègara come indicato dalle ossa di suino contenute nel riempimento; al centro del recinto, uno spesso strato di ceneri identifica un altare intorno al quale erano numerose statuine di animali e offerenti. Nel santuario, attivo dalla fine del IV alla metà c.a del II sec. a.C., in una fase avanzata si venerarono, oltre a Demetra, anche Artemide e Posidone.
A SE del moderno villaggio si colloca la necropoli di IV-III sec. a.C. (scavi 1976-1981) delimitata da un recinto isodomo e costituita da tombe a cista (c.a settanta), le più antiche delle quali particolarmente ben costruite e rivestite internamente da intonaci dipinti, con deposizioni semplici o su klìnai lignee; tra esse si distinguono una sepoltura a naìskos ionico (fine IV sec. a.C.) e, a partire dalla metà del III sec. a.C., alcune tombe a camera costruita. Tra i materiali di corredo, non particolarmente numerosi e rientranti nelle tipologie consuete di età tardo classica ed ellenistica, si segnala una corona d'oro con dedica a Persefone da parte di un mỳstes (tomba T1), prima attestazione del culto della dea a P. che arricchisce considerevolmente il quadro offerto dai santuari precedemente ricordati.
Soltanto avviato è lo studio del territorio che ha però già consentito l'individuazione nella zona a O della città di tracce di un impianto agricolo, probabilmente viticolo, obliterato alla fine del IV sec. a.C. da un edificio con epistilio dorico. Di particolare interesse, infine, la presenza in un'area compresa tra i 350 m dal limite della città e i 4,5 km, di c.a venticinque tumuli sepolcrali utilizzati tra IV e III sec. a.C. (sono state individuate anche tracce di frequentazione neolitica). Collocati lungo le principali vie di comunicazione, e in qualche caso connessi a insediamenti rurali o fattorie, tali tumuli sembrano sottolineare in maniera speciale i legami tra le grandi famiglie gentilizie residenti a P. e la chòra: esemplari a tal proposito il c.d. heròon trovato a SO di P. (località Archontikoi Giannitson; diam. 158,5 m), con unica sepoltura entro camera preceduta da lungo dròmos, e la tomba macedone recentemente scoperta 4 km a E della città antica, con ricca deposizione femminile (veste in filo d'oro, vasi di bronzo e vetro) entro cassa lignea protetta da un sarcofago di marmo risalente alla fine del III sec. a.C.
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