NIKOMACHOS, 1° (v. vol. V, p. 483)
La cronologia va rivista alla luce di una fonte siriaca (F. Buecheler, Pseudo Plutarchus, Περί άσκήσεως, in Kleine Schriften, II, Lipsia 1927, p. 48), che pone Ν. in relazione con Antipatro, quando questi era reggente di Macedonia (334-323 a.C.). L'artista avrebbe dipinto in breve tempo un ritratto del Macedone, ricavandone molti talenti. Alle rimostranze del committente («tu hai ottenuto più di quello che il tuo quadro valeva, poiché lo hai dipinto in pochi giorni»), N. avrebbe risposto: «non l'ho dipinto in quaranta giorni, o re, ma ci ho lavorato quaranta anni, poiché ho studiato lungo tempo per poter dipingere con leggerezza e facilità ogni volta che voglio». Pertanto l'attività del pittore non può essere considerata «durante la prima metà del IV sec. a.C.», bensì tra 370 e 330.
Negli anni Venti del nostro secolo non trovò seguito l'intuizione che la pittura (oggi perduta) di un ipogeo macedone, la Tomba Kinch a Naoussa, fosse da riportare a un'iconografia di N. (Six). Oggi le scoperte di Verghina (v. aigai) fanno di N. uno dei primi pittori greci cui si possa riferire un originale, la decorazione della Tomba di Persefone. Al centro della parete di fondo della tomba, la donna seduta nell'atteggiamento di Demetra dolente richiama la presunta personificazione di Eleusina nella pelìke attica di Pietroburgo | del Pittore Eleusino (v. S 1970, p. 120), e la sposa velata su una pisside siceliota al Museo Puškin di Mosca, databile attorno al 325. Il ratto di Persefone, sul lato settentrionale, stabilisce un preciso riferimento nel catalogo di N. con l'opera di tale soggetto trasferita a Roma sul Campidoglio, che ricaviamo da numerose repliche di ambiente urbano.
Gli elementi dell'affresco di Verghina si trovano tra l'altro nel mosaico di un mausoleo della necropoli sotto la Basilica di San Pietro, e nel pavimento proveniente da un colombario della Via Portuense, al Museo del Palazzo dei Conservatori. In entrambi i casi si succedono Hermes, la quadriga, Hades con la destra protesa e il corpo della fanciulla stretto nel braccio sinistro, e la ninfa Kyane accovacciata sul prato fiorito. Se ne ricava che la tavola di N. differiva ben poco dalla decorazione rinvenuta in Macedonia: Hermes non aveva ancora avviato la corsa dei cavalli, e pertanto mancava al dio la leggerezza della figura volante, inoltre il corpo di Kore era girato di spalle, senza la torsione che caratterizza l'affresco.
Nella lunga carriera di N. trovano collocazione le tappe di questa evoluzione di gusto legata alla medesima iconografia. La pittura di Verghina si pone nella fase finale del pittore, attestata dall'aneddoto di Antipatro, vicina al periodo in cui Philoxenos (v. vol. VI, pp. 127-132, s.v. Philoxenos, I°), allievo di N., sarà al servizio di Cassandro, figlio di Antipatro. La connessione trova conferma nelle affinità che il ratto di Persefone ha con il quadro di Philoxenos che conosciamo attraverso il mosaico con la battaglia di Alessandro (v. voll. I, tav. a p. 240; III, tav. a p. 1034; VI, figg. 139-142): calcolo dei contrasti, incrocio di linee di tensione, situazione di personaggi obliqui verso il fondo, improvvise divaricazioni.
In particolare il gesto di Kyane che avanza una mano a difesa, viene richiamato nel mosaico dall'orientale acquattato dietro lo scudo, e il contorno del gruppo di Hades e Persefone corrisponde a quello dell'insieme di Dario e l'auriga. L'identità che emerge dalla collazione dei grafici, tratti dai rispettivi dettagli, è tanto più indicativa data la diversità dei soggetti: escludendo che l'autore della battaglia abbia materialmente imitato il pittore del ratto, si deve concludere che le due opere vengono dalla stessa bottega, dove si sperimentava l'efficacia di determinati schemi interscambiabili: forse le compendiariae che a detta di Plinio accomunavano N. al suo allievo, e contribuivano alla rapidità del comporre.
Bibl.: J. Six, Nikomachos et la peinture d'un hypogée Macédonien de Niaousta, in BCH, XLIX, 1925, pp. 263-280; G. Lippold, in RE, XVII, 1, 1936, cc. 464-467, in part. 466, s.v. Nikomachos, 22 (fonte siriaca su N. e Antipatro); G. A. Mansuelli, Ricerche sulla pittura ellenistica, Bologna 1950, p. 30; G. Lippold, Antike Gemäldekopien, Monaco 1951, pp. 75, 112-113; G. Walser, Die Victoria des Lucius Munatius Plancus, in Theoria. Festschrift für Walter-Herwig Schuchhardt, Baden-Baden 1960, pp. 217-219; M. Lawrence, Three Pagan Themes in Christian Art, in Essays in Honour of Erwin Panofsky (De Artibus Opuscula, XL), New York 1961, in part. p. 332; B. Andreae, Studien zur römischen Grabkunst (RM, Suppl. IX), Berlino 1963, p. 48, n. 15 (ratto di Persefone, mosaico, Roma, Museo del Palazzo dei Conservatori); p. 47, n. 14 (ratto di Persefone, mosaico, necropoli sotto la Basilica di S. Pietro); K. Parlasca, in Helbig4, II, 1966, pp. 463-464, η. 1674 (ratto di Persefone, mosaico, Roma, Museo del Palazzo dei Conservatori); A. Peschlow-Bindokat, Demeter und Persephone in der attischen Kunst des 6. bis 4. Jahrhunderts v. Chr., in Jdl, LXXXVII, 1972, pp. 60-157, in part. p. 147; M. Robertson, A History of Greek Art, Cambridge 1975, pp. 433, 500-501; V. J. Bruno, Form and Colour in Greek Painting, Londra 1977, pp. 61-65, 75; P. Moreno, La pittura tra classicità ed ellenismo, in Storia e civiltà dei Greci, VI, Milano 1979, pp. 469, 472, 479, 703, 709-714, figg. 4, 5, tavv. LXXIII-LXXV; J. H. Oakley, Reflexions of Nikomachos, in BABesch, LXI, 1986, pp. 71-76; A. Giuliano, Arte greca, II, Milano 1987, pp. 803-804; P. Moreno, Pittura greca, Milano 1987, pp. 103-107, figg. 115-118, 135-136, 195, 196, 204, 205, 211; N. Yalouris, R. Lindner, S.-Ch. Dahlinger, in LIMC, IV, 1988, pp. 367-394, in part. p. 380, s.v. Hades, n. 76 (ratto di Persefone, opera di N.); n. 76 a (ratto di Persefone, mosaico, Roma, Museo del Palazzo dei Conservatori); n. 76 b (ratto di Persefone, mosaico, necropoli sotto la Basilica di S. Pietro); p. 383, n. 104 (ratto di Persefone, affresco, Verghina); pp. 392-393 (commento); A. Rouveret, Histoire et imaginaire de la peinture ancienne, Roma 1989, pp. 226-244, 250, 254, 259, 264, 432, 489, 490, 494; E. Thomas, Nikomachos in Verghina?, in AA, 1989, pp. 219-226.